Cronaca - 03 dicembre 2024, 12:10

"Prometteva" permessi di soggiorno in cambio di soldi: ai domiciliari titolare di un CAF di Cherasco [VIDEO]

La struttura intestata alla donna ha effettuato richiesta per 97 permessi di soggiorno, tutti rigettati dall'Ufficio immigrazione. Dovrà rispondere di favoreggiamento della permanenza clandestina sul territorio nazionale di numeri cittadini stranieri

La Polizia di Stato della Questura di Cuneo, nell’ambito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti, stamattina ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura di arresti domiciliari a carico di una cittadina italiana, titolare di un C.A.F. ubicato a Cherasco, per il reato di favoreggiamento della permanenza sul territorio nazionale di numerosi cittadini albanesi irregolari, al fine di trarre ingiusto profitto.

Le indagini hanno preso il via nello scorso mese di luglio, dopo accertamenti svolti dall’Ufficio Immigrazione, su numerose richieste di permessi di soggiorno per motivi di lavoro e di ricongiungimento familiare, inoltrati da cittadini albanesi attraverso kit postali, al cui interno erano inseriti documenti non idonei all’ottenimento dei permessi.

I kit postali, come previsto dalla norma, venivano trasmessi all'Ufficio Immigrazione. 

Nel frattempo, i soggetti richiedenti, in attesa che la loro pratica fosse esaminata, rimanevano sul territorio nazionale potendo contare sulla ricevuta che attestava l'inoltro della domanda (una sorta di foglio rosa). Questa permanenza, tra l'altro, può arrivare ad alcuni mesi. Entrando in Italia come turisti, quindi potendo restare per un massimo di 90 giorni, presentavano queste domande tramite il Caf di Cherasco, convinti di poter ottenere un permesso di soggiorno per il quale, però, non avevano titoli, ma restando qui fino al respingimento della pratica. Per la mediazione della donna, che tra l'altro non aveva la licenza per operare in questo ambito, i richiedenti sono arrivati a pagare fino a 3.500 euro. 

Gli stranieri sono risultati per lo più ignari del fatto che non avrebbero mai ottenuto il permesso per rimanere in Italia. Né, è stato specificato, potranno essere regolarizzati, in quanto non rientranti nei flusso di ingresso e privi dei requisiti previsti dalla normativa. 

Il CAF di Cherasco era diventato un punto di riferimento per numerosi soggetti albanesi provenienti da tutta la provincia, speranzosi di poter restare in Italia oltre i 3 mesi previsti dall'ingresso come visitatori. Ma le richieste sono state tutte rigettate e si presume che ce ne possano essere circa 200, tutte compilate tramite il Caf di Cherasco gestito dalla donna da stamattina ai domiciliari. In ufficio con lei anche due impiegate di recente assunzione, impiegate proprio per gestire l'alto flusso di domande da parte di soggetti albanesi. 

Le indagini, svolte anche con supporti tecnici ed escussioni testimoniali degli stranieri coinvolti, hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato contestato e alle relative aggravanti, a carico della donna che, dietro un compenso di denaro per somme tra 1.500 e 3.500 euro in contanti per ciascuna pratica, nel solo periodo dell’indagine, aveva istruito e trasmesso 97 kit postali, dei quali 70 per la richiesta del permesso di soggiorno per motivi familiari e 27 per motivi di lavoro subordinato, in totale assenza dei requisiti basilari previsti dalla legge.

Il Questore della provincia di Cuneo, in relazione all’operazione di P.G. coordinata dalla Procura della Repubblica di Asti, ha evidenziato l’importante sinergia tra l’Ufficio Immigrazione e la Squadra Mobile della Questura di Cuneo.