Cronaca - 02 dicembre 2024, 15:28

Presunte torture il Cerialdo: stop alle indagini. La Procura notifica agli indagati l'avviso di conclusione

Sono 35 i soggetti destinatari dell'atto finiti a vario titolo nell'inchiesta apertasi nell'ottobre 2023 in Tribunale a Cuneo. Al vaglio le posizioni di 30 agenti di polizia penitenziaria, di un medico del carcere, un comandante, un vice sovraintendente, un ispettore e un assistente capo

Il carcere di Cerialdo

Nei giorni scorsi la Procura di Cuneo ha notificato l’avviso di conclusione indagini ai 35 soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nella maxi inchiesta che riguarda il carcere Cerialdo di Cuneo. Un’indagine corposa e molto delicata, nata per far luce su alcune violenze che sarebbero state perpetrate su cinque detenuti pakistani da parte del personale penitenziario. Le violenze si sarebbero consumate tra il 2021 e il 2023. 

Inizialmente, con l’apertura delle indagini, i nomi arrivati sulla scrivania del pubblico ministero titolare del fascicolo, il dott. Mario Pesucci, erano 23.  Fra loro,  anche un ispettore e un assistente capo, attualmente sospesi dal servizio. A questi, si sono aggiunti “nuovi nomi”, quello di 9 agenti,  di un medico del carcere, di un vice sovrintendente e di un comandante. 

Tra le varie contestazioni mosse, che vanno dal reato di tortura a quello di lesioni, l’episodio più grave sembrerebbe essere quello avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 giugno 2023, quando 14 agenti, in quel momento fuori servizio e in abiti civili, si sarebbero introdotti nella cella 417 del padiglione “Gesso”, dove si trovavano i quattro dteenuti, per una vera e propria spedizione punitiva. Durante la giornata, questi ultimi erano stati protagonisti di una rumorosa protesta, volta a chiedere che il loro vicino di cella, anche lui pakistano, venisse portato in infermeria. L’insistente richiesta, accompagnata dal continuo rumoreggiare sulle sbarre della cella, non avrebbe ottenuto ascolto. Nella notte, sempre secondo la ricostruzione ora all’esame dei magistrati, gli agenti entrarono in quella cella inizialmente per effettuare una perquisizione, non prevista né programmata.  

Il detenuto venne portato in infermeria. Gli altri quattro, che avevano protestato, avrebbero ricevuto calci, pugni e schiaffi, accompagnati da insulti e minacce. Un trattamento che viene descritto come inumano e degradante. I quattro, dopo essere stati picchiati, vennero anch'essi trasferiti in infermeria, dove le violenze sarebbero continuato, così come le minacce e le ingiurie: "Parla adesso pakistano". "Tu non mi conosci". "Pakistano di merda, pakistano di merda”.

Dopo la violenza anche l'isolamento, senza alcuna visita medica, obbligatoria in questi casi. I detenuti ebbero, a seguito dei fatti, prognosi tra i 7 e i 15 giorni. 

CharB.