“Mi portava a credere di essere sbagliata. Mi faceva sentire piccola e inadeguata. Per lei i dipendenti della gestione precedente erano dementi che non sapevano fare il proprio lavoro: lo aveva detto a me e ad altre persone".
Sono queste le parole con cui una dipendente di un centro commerciale della Granda ha ripercorso in tribunale a Cuneo quello che sarebbe stato il periodo più brutto e duro della sua vita. La causa sarebbe stata il trattamento riservatole dalla sua ex direttrice, ora imputata per maltrattamenti sul posto di lavoro.
Molti altri ancora gli episodi riferiti: "Parecchie volte aveva detto ‘questa deve morire in cassa’, ‘questa deve fare tutte le domeniche’, ‘questa mettetela sempre in chiusura’. Ho vissuto tutto questo quando ero al box assistenza. Prima di allora non avevo mai preso antidepressivi, ma da giugno a ottobre non riuscivo più a dormire. A casa piangevo in continuazione. Alcuni miei colleghi prendevano i calmanti prima di iniziare il turno”.
Ad aver convinto la donna a denunciarla e a costituirsi parte civile assieme al sindacato Cisl sarebbe stato l’ennesimo cambio di orario in cui le sarebbe stato imposto di fare un part time spezzettato di quattro ore fra mattina e pomeriggio in un reparto per cui, tra l’altro, non aveva le competenze. Era l’ottobre 2021. “Ero disperata" ha raccontato al giudice Alberto Boetti.
La donna, a quel tempo, era la responsabile del box informazioni: “Mi occupavo di gestire la clientela, delle cassiere, il cambio delle banconote e gli incassi - ha precisato - . Amo il mio lavoro e l’ho sempre fatto nel migliore dei modi”.
Ma, dal racconto della donna, la situazione sarebbe precipitata dopo il cambio vertici e l’arrivo della direttrice. “Già quando era arrivata nel 2020 faceva vedere che era lei a comandare - ha riferito - C’era un mio collega sindacalista che lei non sopportava. Più volte l’avevo sentita dire ‘quella faccia di ... non me lo mette più, con la faccia rivolta verso di me’. C’era un’altra mia collega, molto magra, che veniva chiamata ‘la secca’. In molti si sono dimessi e ogni volta che uno si licenziava lei diceva che un’altra mela marcia era stata fatta fuori’. Diceva anche frasi come ‘ricordatevi che non mi farete mai fallire, piuttosto faccio fallire voi’".
La donna ha ancora precisato che avrebbe ricevuto anche minacce del tipo ‘ti sbatto in cassa’. “Non potevamo fare colazione fuori dal bar che non fosse quello del centro commerciale - ha continuato-. Si vociferava che chi veniva visto consumare fuori ne avrebbe subìto le conseguenze da lei. Anche molti capi reparto sono andati via”. La direttrice, poi, avrebbe anche imposto a tutti i dipendenti di sottoscrivere una carta a pagamento del centro commerciale: “Io non volevo - ha spiegato - Un giorno la mia collega mi disse che eravamo obbligati a farlo ‘perchè sennò..’. Io a maggior ragione avevo deciso di non farla: non poteva obbligare a comprare”.
Durante le feste di Natale 2021 i dipendenti, una volta venuti a conoscenza dello stato psicologico della loro collega, in segno di solidarietà avrebbero organizzato una sciopero per protestare: “So che molti non si sono presentati per paura - ha continuato la donna -. Mi avevano anche riferito che a chi avesse partecipato sarebbe stato cambiato di reparto. Quando poi sono arrivati gli ispettori del lavoro, so che la direttrice si era raccomandata con i dipendenti di riferire che andava tutto bene”.
La donna, ad oggi tornata a lavorare in quel supermercato, non sarebbe stata l’unica in questa situazione: "Una mia collega - conclude - mi aveva raccontato di aver perso dieci chili da quando c’era la direttrice. Mi diceva che lei imponeva loro di punire i colleghi che vedeva nell’altro bar facendogli fare le domeniche e le chiusure”.
Alla prossima udienza si ascolteranno i testimoni dell’accusa.