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Cronaca | 21 novembre 2024, 06:55

Processo Feudo: 6 anni di reclusione la richiesta dell’accusa per l’ex sindaco di Santo Stefano Roero

Nel procedimento sulle presunte malversazioni che avrebbero portato al dissesto del Comune roerino il pubblico ministero ha chiesto pene complessive pari a 27 anni e 8 mesi

Renato Maiolo: 75enne agricoltore in pensione, guidò il Comune roerino dal 2004 al 2019

Renato Maiolo: 75enne agricoltore in pensione, guidò il Comune roerino dal 2004 al 2019

Un totale di 27 anni e 8 mesi di reclusione per i sei imputati. Questa la richiesta che nell’udienza tenuta ieri, mercoledì 20 novembre,  presso il palazzo di giustizia di Asti, il pubblico ministero Davide Lucignani ha richiesto alla corte – presidente Alberto Giannone, giudici a latere Victoria Dunn e Francesca Rosso – nei confronti dei sei imputati che il 14 marzo 2022 erano stati rinviati a giudizio nel processo nato dall’inchiesta "Feudo", ’indagine condotta nel 2020 dal Nucleo Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Cuneo sulle presunte malversazioni nella gestione amministrativa del Comune di Santo Stefano Roero.

Respinte alcune eccezioni presentate dalle difese, l’udienza di ieri ha infatti visto l’inizio della discussione. All’esito di questa, l’accusa ha chiesto nello specifico sei anni di reclusione per il 75enne agricoltore in pensione Renato Maiolo, alla guida del municipio roerino per tre mandati, dal 2004 al 2019; cinque anni per l’ex segretaria comunale Anna Maria Di Napoli e per la responsabile del servizio finanziario del Comune Federica Borello; cinque anni per l’architetta braidese Cinzia Gotta, già sindaca di Baldissero d'Alba; quattro anni per il geometra albese Giovanni Careglio; infine due anni e mesi otto per Marco Musso, che come Gotta e Careglio fa parte dei professionisti che lavorarono per il Comune roerino con gli incarichi finiti sotto il faro delle Fiamme Gialle.

I sei imputati sono chiamati a rispondere a vario titolo di reati che vanno dalla truffa aggravata ai danni dello Stato al falso morale e materiale alla turbativa d’asta – accuse cui nel caso di Maiolo si aggiungono quelle di peculato, minacce e porto abusivo d’armi –, tutte o quasi riconducibili alle presunte malversazioni e sprechi di denaro pubblico riconosciute come causa di un deficit finanziario nelle casse del municipio del piccolo centro roerino che la Procura Regionale della Corte dei Conti aveva già quantificato in 1,3 milioni di euro.

L’udienza è quindi proseguita con l’intervento dell’avvocato Giulio Calosso quale rappresentante del Comune di Santo Stefano Roero, costituito quale parte civile (in aula era presente l’attuale sindaca Giuseppina Facco) il quale ha chiesto la condanna degli imputati e il risarcimento all’ente locale dei danni da questo subito, chiedendone la liquidazione in sede civile e una provvisionale immediatamente esecutiva, che ha specificato.

Il processo è stato rinviato al prossimo 8 gennaio per la discussione con gli interventi di tutte le parti. L’udienza calendarizzata per l’intera giornata potrebbe consentire di arrivare alla sentenza.

L’avvocato Roberto Ponzio, difensore dell’ex sindaco santostefanese Renato Maiolo: "Proporremo al collegio giudicante una lettura degli atti di causa diversa e antitetica a quella fornita dall’accusa. L’eventuale danno erariale non è sinonimo di reato. Il sindaco Maiolo ha trasformato un paese degradato mentre i contributi pubblici erogati sono stati destinati a spese utili a migliorare la qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale di Santo Stefano Roero, senza appropriazioni né distrazioni di denaro".

Ezio Massucco

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