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Economia | 20 novembre 2024, 11:12

La crisi dell'auto trascina il Piemonte in recessione. Cuneo in controtendenza con un +1,8%

Terzo trimestre consecutivo di calo produttivo per la nostra regione, dove la Granda si segnala come la provincia più vivace. Male soprattutto mezzi di trasporto e tessile. In 15 anni perse diecimila aziende. Bertolino (Unioncamere): "Un territorio che sta cambiando pelle". La Regione: "Daremo manager alle aziende in difficoltà"

Terzo trimestre consecutivo di calo produttivo per la nostra regione

Terzo trimestre consecutivo di calo produttivo per la nostra regione

Tre indizi fanno una prova: anche nel terzo trimestre dell'anno il Piemonte accusa un calo della produzione industriale. Mezzo punto, non un baratro che si spalanca sotto i piedi delle imprese, ma senza dubbio un segnale inequivocabile e non più casuale. Nei primi due trimestri, infatti, si era registrato un -0,4% e poi un -1,1%. E buona parte del peso ricade sulle spalle sul settore dei mezzi di trasporto, auto soprattutto. 

Perse diecimila aziende in 15 anni

Un altro segnale di sofferenza è legato ai numeri della platea. In 15 anni si sono perse diecimila imprese, anche se quelle che sono rimaste sono più strutturate: da quasi 48mila a poco più di 37mila.

Calano, anche se in maniera non drammatica, gli ordinativi (-0,7% totale, di cui -0,9 interni e -0,4 esteri), cosi come il fatturato (-1,5 totale, di cui -1,9 interno e -0,7 estero). Cala anche il tasso di utilizzo degli impianti, che scendono al 62%.

Male tessile e mezzi di trasporto 

Ma è soprattutto l'analisi dei settori a dare indicazioni chiare: soffrono il tessile (-5,6%), ma anche i mezzi di trasporto, dove soffre soprattutto l'automotive (-4,4%). Prosegue così una difficoltà soprattutto delle vetture, calate del 36% in termini di produzione, influenzando anche la componentistica, che sfiora il calo a due cifre.

Male gli ordinativi totali, giù del 9,8% e soprattutto quelli interni (-12%). Male anche il fatturato totale (-10,7%), zavorrato soprattutto dall'interno, con un -16,6%.

In controtendenza l'alimentare, anticiclico per eccellenza e molto apprezzato sui mercati esteri, ma anche il settore dell'elettricità e la gomma plastica.

"Territorio che cambia pelle"

"La nostra regione sta cambiando pelle, la manifattura sta flettendo, ma influiscono anche gli elementi di difficoltà esterni", commenta Paolo Bertolino, segretario generale di Unioncamere Piemonte. "Dobbiamo continuare ad aiutare le imprese, soprattutto quelle piccole, che devono aggregarsi per darsi forza".

A livello provinciale sono proprio il Biellese (tessile) a soffrire, con un -3,4%, e il Torinese delle auto, con un -1,7%. Male anche Asti (-2,2%), mentre Cuneo segna un +1,8%, dimostrandosi la provincia più vivace.

Le previsioni di qui a fine anno segnano comunque una crescita complessiva (anche se minima) tra valore aggiunto, domanda interna, consumi delle famiglie e investimenti, mentre l'export è l'unica voce che soffrirà. Per invasore aggiunto, peraltro, sono le costruzioni a tenere la barca a dritta, mentre l'industria finisce in rosso.

Il tema infrastrutture: Bianco e Frejus fanno tappo

Dopo i problemi di fornitura, le aziende piemontesi si riforniscono sempre di più sul territorio nazionale (dall'82 all'89%). Il trasporto stradale è invece la prima opzione (95%) e per il 37% la retr infrastrutturale è considerata ottima. Sufficiente per il 45% mentre il 15% è fortemente scontento. Un'insoddisfazione che cresce soprattutto per le reti ferroviarie (31%).

I disagi di Bianco e Frejus impattano su almeno il 10% delle aziende. Quasi una su due ha cercato percorsi alternativi, mentre il 20% ha riorganizzato la logistica. Il 16% ha cercato fornitori più vicini. 

"Torino fa storia a sé per la vicenda di Stellantis, ma il resto della regione non evidenzia grandi problemi o aree di crisi - sottolinea Andrea Tronzano, assessore regionale alle attività produttive -, bisogna alimentare quella fiducia che nonostante tutto non crolla e, anzi, leggermente risale. Come Regione faremo un vertice con Abi per relazionarci con le banche e fare il punto della situazione".

Voucher per avere manager in aiuto

E aggiunge: "Nel 2025 metteremo soldi tramite voucher per mettere un manager nelle aziende per supportarle in determinate situazioni. E proseguiremo nel supporto di transizione dall'automotive all'aerospazio per le aziende dell'indotto. Infine continueremo a supportare le aziende nelle certificazioni, soprattutto ESG, che sono preziosissime per essere competitivi".

Un settore che tiene

"I casi di default sono comunque molto limitati e le aziende hanno attinto alle risorse messe da parte per dare fronte a difficoltà ed Extra costi", dice Paola Garibotti, regionale manager Unicredit per il Nord Ovest. "Ora confidiamo nella discesa dei tassi - prosegue - e questo potrebbe tornare a spingere gli investimenti, oggi fermati dell'incertezza e dal costo del denaro".

L'effetto Trump spaventa, visto l'annuncio dei dazi e la posizione degli Usa come primo mercato Extra UE. "Ma possiamo avere fiducia in un'esportazione diversificata, sfruttando anche eventuali cali di export della Cina", conclude Garibotti.

E aggiunge Agostino Deiana, direttore commerciale Intesa Sanpaolo per Piemonte Nord, Sardegna e Valle d'Aosta, "Non ci sono segnali allarmanti e, dove possibile, cerchiamo di prevenire le situazioni di difficoltà. I segni meno però ci sono e bisogna reagire senza subirla. Il 2025 potrà non partire con il vento in poppa, ma confidiamo in una progressiva crescita, anche grazie al calo dei tassi. Calo che aiuta le imprese, ma anche le famiglie e i loro consumi".

Massimiliano Sciullo

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