Sanità - 16 novembre 2024, 07:08

Rostagno: “Sul caso ospedale parole, parole, ma la pazienza di Cuneo non è infinita”

L’ex sindaco di Cuneo, già presidente della Commissione regionale Sanità, risponde alle nostre domande sulla vicenda che da settimane infiamma il dibattito politico-amministrativo cittadino e provinciale

Elio Rostagno, 77 anni, è stato sindaco di Cuneo dal 1995 al 2002 a capo di una maggioranza di centrosinistra.

Prima ancora era stato consigliere comunale dal 1984 al 1995, eletto nelle fila del Partito Repubblicano.

Consigliere provinciale dal1999 al 2009 in una lista civica, è stato poi consigliere regionale e presidente della Commissione Sanità dal 2005 al 2010, eletto nella lista della Margherita poi confluita nel Pd.

È tornato sui banchi di Palazzo Lascaris di nuovo dal 2013 al 2014.

Attualmente è consigliere in carica, in rappresentanza del Comune di Cuneo, nella Fondazione Ospedale Cuneo dal 2021.

A lui, amministratore e politico di lungo corso, abbiamo rivolto alcune domande sulla scottante questione dell’ospedale e sui temi della sanità locale che da settimane infiammano il dibattito.

  

Rostagno, lei è uomo di lunga esperienza politico-amministrativa. Che idea si è fatto del “caso” del nuovo ospedale di Cuneo?

 “Purtroppo la stessa che ho per tutte le grandi opere da realizzarsi in Italia: parole, parole, parole e poca sostanza. Si è cominciato a parlarne 25 anni fa, lo si è inserito nell’allora nuovo PRG, si sono commissionate ricerche, si è creata una commissione comunale ad hoc,si sono moltiplicati i cronoprogrammi da parte della Regione… ed ora siamo qui: pronti per una nuova ripartenza con un nuovo assessore.

Ma malgrado tutto bisogna tenacemente puntare al risultato perché un ospedale unico, sicuro, nuovo come struttura e come possibilità di organizzazione, diventerà presto una necessità non più rinviabile, se non  altro almeno dal  punto di vista della spesa per la gestione”.

Ritiene che la scelta del partenariato pubblico-privato, che ora sta aprendo contenziosi, sia stato un passaggio inevitabile oppure si poteva agire diversamente?

“Il PPP è uno strumento che può essere di iniziativa pubblica o privata. Nel secondo caso, che è il nostro, l’Azienda Ospedaliera  era tenuta a ricevere la proposta e, in tempi determinati, ad acquisire il parere della Regione per poi dichiarare o meno l’interesse alla realizzazione dell’opera in oggetto. In caso affermativo  si  formalizzava, di conseguenza, la disponibilità alla valutazione degli elaborati. Una volta che il privato aveva messo in moto il meccanismo il procedere dell’iter, così come regolamentato, era automatico. I tempi sono forse stati troppo lunghi e si è respinta la proposta dopo essersi spinti molto in avanti. Ma troppo in avanti? Perché, in assenza di atti in qualche modo a  favore del ricorrente, non vedo come chi ha avanzato una proposta, di per sé non vincolante per il destinatario,  possa richiedere un risarcimento”.

Se fosse stato lei sindaco di Cuneo come avrebbe affrontato la questione?

 “Con buon senso, come ha fatto Patrizia Manassero, perché un sindaco deve mirare al raggiungimento degli obiettivi di primario interesse per i cittadini e collaborare con tutti, lasciando ai rappresentanti espressamente partitici la polemica politica. A questo punto però darei ad intendere alla Regione che la pazienza si è esaurita e che l’assessore Riboldi e il presidente Cirio non possono pensare di non arrivare ai prossimi appuntamenti  con risposte concrete. Tanto per cominciare dimostrino che sono stati stanziati e resi disponibili i 20 milioni necessari al direttore Tranchida per emettere il bando di gara per la progettazione, come da loro pubblicamente richiesto di fare entro fine anno”.

 

Il nuovo assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha assicurato che i fondi pubblici per la costruzione del nuovo Santa Croce-Carle ci sono e che si procederà. Che ne dice?

 “Si tratta di assicurazioni già fornite in modo ripetitivo nel passato, per dare loro credibilità servono atti amministrativi che al momento non si sono visti: se esistono spero che l’Assessore li possa e voglia rendere pubblici al più presto. Inoltre, mi auguro che eventuali cifre esposte risultino adeguate per il numero di posti letto previsti oppure, in caso contrario, che si rivaluti attentamente tale numero sulla base dei parametri ad oggi aggiornabili dopo la pandemia”.

Avrà visto che in Consiglio comunale e anche nell’opinione pubblica cittadina le opinioni circa la sua collocazione non sono concordi. La maggioranza ha confermato la bontà dell’area di Confreria, mentre c’è chi vorrebbe che l’ospedale venisse ampliato lì dov’è attualmente. Qual è la sua opinione al riguardo?

 “Ritengo, da quando la Giunta che io presiedevo e poi il Consiglio Comunale  approvarono le Linee Programmatiche per il vigente PRG che prevedeva la nuova struttura nell’area del Carle, quella sia la scelta giusta. Questa opinione è stata via via rafforzata dai vari studi che sono stati presentati in materia. Tutto ciò, naturalmente, a condizione che il servizio dei trasporti pubblici e le strutture viarie, e non solo, vengano adeguati alle nuove condizioni. Aggiungo ancora che l’unanimità, su qualsiasi scelta si faccia, in realtà non esiste mai”.

La Fondazione per l’ospedale di cui lei fa parte in rappresentanza del Comune di Cuneo quale giudizio esprime sulla vicenda?

 “Mi permetta una puntualizzazione: si tratta di Fondazione Ospedale, il “per  il” non esiste nella denominazione e l’uso improprio che spesso ne viene fatto trae in inganno e porta a pensare che noi siamo nati a sostegno della realizzazione del nuovo ospedale, ma non è così.

Silvia Merlo, la nostra presidente, non perde occasione per illustrare la nostra missione ed i nostri obiettivi che lei con grande forza e capacità, e noi con lei, cerchiamo di portare avanti e che riguardano il sostegno alle attività realizzate in modo eccellente nel nostro ospedale, a prescindere dai locali dove vengono svolte”.

Giampaolo Testa