Bruno Capellino: vero artista. Anche se lo infastidisce questo attributo. Monregalese doc, legato a Chiusa da vari anni, per periodi di riposo sereno, in ambiente da lui considerato familiare. Come si può evitare l’uso del titolo di artista per chi ha spaziato dall’arte fotografica( micro, macro, mosso), con effetti sempre ammirevoli, alla padronanza nella grafica, con le chine, le matite, i carboncini, sempre coinvolgenti, per l’originalità e le peculiarità, fino ai collages, scaturiti dal profondo della sua mente creativa, poi ad una gamma senza limiti di pittura, con tecniche poliedriche: olii, acrilici, tempere, ma pure soffici e genuini colori ad acqua.
Merita sicuramente sentire quanto il critico d’arte Ernesto Billò, suo docente al corso dei Periti, pensa di lui :” Nella fase iniziale del suo intenso lavorio creativo, Bruno Capellino, si impadronì saldamente della tecnica fotografica, volgendola ad effetti sempre meno realistici, eppure sorprendentemente suggestivi, sia nel bianco e nero, sia nel colore, col ricorsi anche ad espedienti ingegnosi e segreti. Ne derivarono immagini inedite ed intriganti, a cui seguì un seconda fase incentrata su elaborazioni grafiche, ancor più decisamente astratteggianti, grazie ad un fitto reticolo di segni che originano ritmi inediti estremamente liberi, ed, un tempo, sorvegliatissimi. Risultati: composizioni che sanno di invenzione improvvisa, eppure di non banale volontà e capacità di astrazione, di ricerca di forme e di ritmi che hanno in se proprie leggi e regole.
Fogli e opere sperimentali, a cui o rari titoli a margine, apportano sottili inquietudini:: “Angoscia n.1”, “Vecchia gravemente ferita”, “Misofobia”, ,”Muro con fiori e insetti”, “Al limite”…Quella fu una fase di transizione, ma felicemente produttiva, a cui il colore apportò poi nuove risorse e nuovi fervori creativi. Bruno si realizza così, con tenacia di applicazione, con sguardi ammirati all’arte dei grandi, con volontà di sempre migliorare e sempre innovare. E se ci sono artisti affermati, legati a poche invenzioni ed a forme ripetute, con scarse modificazioni, perché forse il mercato vuole così, lui continua, con modestia e serietà,a cercare e sperimentare Capellino ha voluto offrire ai chiusani, appassionati di espressioni artistiche, una gamma abbondante di esemplari, sufficientemente significativa. Opere create negli ultimi mesi ed altre a richiamare tutta una vita di attività. L’autore ha rimosso i problemi suoi fisici, per giungere ad un incontro d’arte molto apprezzabile.
Con questa elegante sala possiamo effettivamente cogliere una infinita successione di cromie, nate da una fusione strabiliante di colori base, che solo lui riesce a far scaturire per farci restare a bocca aperte. Colori che, separatamente considerati, apparirebbero come contrastanti ed anche, da soli, insensati,ci trascinano in un vortice emozionato. Largo spazio Capellino assicura alle espressioni non figurative. Il critico d’arte Remigio Bertolino evidenzia che l’autore “sfugge ad ogni formula, intraprende intrepidi viaggi sul vascello del sogno e del mistero. Raggiunge l’informale o l’astrazione più geometrizzante” Suo intimo riferimento è il Cubismo e pure l’Espressionismo astratto, in particolare il nucleo primario o “proto espressionismo”, espressione apparsa nel 1905: Franz Marc, Ernst Ludwing Kirchner. Ben presente l’impostazione di Fernand Léger, massimo nel suo genere. Capellino non tralascia, anzi ricorda con affetto la pittura femminile, quella delle grandi “poetesse”del cubismo.
Tali espressioni artistiche, davvero importanti ed ammirevoli nella storia dell’arte, furono spregevolmente definite dai nazisti “arte degenerata” mentre ben diverso è il concetto di Capellino al riguardo. Rinnovare continuamente la propria forma artistica resta l’impegno dell’autore, per guardare ad una attività dinamica nei colori, che vuole sempre vivi e sfavillanti. L’arte, giustamente, per Capellino deve essere espressione realmente viva, simbiosi tra felicità e gioia. Pure ora , con l’uso di colori ad acqua, si rivolge a figurazioni più realistiche possibili, pensando a paesaggi e figure umane. Concludendo con una affermazione di Lorenzo Mamino ”Ecco Capellino: perso nei segni più che nei colori. Quando usa i colori cerca sempre di arginarli, di delimitarli. Esperimento e voglia di fare, sempre, con la pittura e con la fotografia, sono le caratteristiche di questa arte concreta.”