Era il novembre 2022, intorno alle sette di sera, quando una cittadina richiese l’intervento di alcuni agenti della Questura di Cuneo perché aggredita in Corso Giolitti da una passante. La richiedente, intimorita, aveva trovato rifugio in una negozio della zona e, quando arrivarono i poliziotti, fornì un descrizione della donna che l’aggredì verbalmente la quale, dopo essersi allontanata a piedi, rimase a fissarla.
Dopo una perlustrazione della zona gli agenti risalirono a A.G., una quarantunenne marocchina rinviata giudizio di fronte al tribunale di Cuneo con l’accusa di rifiuto d’indicazione sulla propria identità. “Quando la fermammo e le chiedemmo le generalità, - ha spiegato uno dei poliziotti chiamato a testimoniare in aula- ci rispose ‘sono chiunque voi vogliate, voi sapete chi sono. Non vi do un c...o, fate il vostro lavoro e scopritelo’. Per tutta la durata dell’intervento aveva mantenuto un atteggiamento strano: nessuna violenza, né mancanza di collaborazione, si era però fatta ripetere più volte quello che volevamo, come non capisse, e mentre verbalizzavamo sembrava parlare tra sé dicendo cose non comprensibili. Sembrava in stato confusionale. L’unica domanda a cui rispose riguardava il suo stato di salute: ci esibì una ricetta della psichiatria dell’Asl sulla quale erano stati prescritti alcuni farmaci”.
Chiamata l’ambulanza, la donna venne ricoverata in ospedale per 15 giorni. “Ho avuto una brutta esperienza con i Carabinieri in Sardegna - ha spiegato l’imputata, presente in aula - e quando i poliziotti mi hanno chiesto di salire in macchina mi sono spaventata. In Questura ho risposto alle domande in modo tranquillo. Adesso sono seguita dal Centro di Salute Mentale per un disturbo bipolare e sto bene”.
Il giudice, ascoltate le richieste del pm, che ha insistito per la condanna della donna a 10 giorni di arresto, e della difesa, che ne ha chiesto l’assoluzione, ritenendo il fatto di lieve entità, l'ha dichiarata non punibile.