Cronaca - 15 novembre 2024, 18:41

"Il bambino può fare meno rumore?". E scoppiò la rissa in cortile tra vicini di casa a Mondovì: condannati madre e figlio

Una zuffa che ha portato sui banchi degli imputati una famiglia e il loro vicino di casa. Il giovane accusato anche di evasione dai domiciliari. Assolti il padre e il vicino

Immagine di repertorio

Una “faida” tra due famiglie sfociata in una rissa nel loro cortile condominiale: questo ciò che accadde nel giugno 2019 a Mondovì, in Via delle Ripe, che ha portato al rinvio a giudizio di quattro persone. Ciò che avrebbe fatto scaldare gli animi sarebbe il fatto che quel giorno il figlioletto di L.N. e G.T., si sarebbe trovato in cortile a giocare con un amichetto e, alla richiesta del vicino A.S. di fare meno rumore i genitori, insieme al figlio più grande A.N., si infuriarono .Quest’ultimo doveva anche rispondere di evasione in quanto, quando occorse a dar manforte alla madre, si trovava ai domiciliari.

Il vicino, che nel frattempo stava uscendo con l’auto dal garage, spiegò in tribunale che dopo essere stato obbligato a scendere dalla macchina venne preso a calci e pugni; anche sua moglie ha raccontato di essere stata aggredita dalla vicina L.N. che dopo averle strappato di mano il cellulare lo avrebbe anche rotto per impedirle di filmare ciò che stava accadendo. A.S. se la cavò con la frattura del setto nasale, di un incisivo e della mandibola, mentre la sua vicina L.N. ne era uscita a sua volta con il naso rotto e circa trenta giorni di prognosi.

Nel corso del procedimento, i Carabinieri avevano spiegato al giudice che, al loro arrivo, madre e figlio di A.N. erano ancora intenti ad aggredire “la famiglia nemica”. Su A.N. pende anche l’accusa di evasione: il ragazzo, infatti, al momento della rissa si trovava agli arresti domiciliari. Per lui, il pubblico ministero ha chiesto sei anni di carcere e per i genitori 5 mesi di reclusione. Quanto ad A.S, è stata chiesta l’assoluzione.

I legali di L.N. e G.T. hanno rispettivamente parlato di legittima difesa e minacce, contestando così le richiesta avanzata dalla Procura. Quanto alla posizione di A.N., l’avvocato ha spiegato come in realtà la condotta del suo assistito non possa essere qualificata come un’evasione in quanto “non ha tentato la fuga e non ha dati segno di volersi allontanare dal domicilio”.

Madre e figlio sono stati entrambi condannati con la revoca della condizionale: lei a due anni e tre mesi di carcere e lui a tre anni. Quanto alla posizione di A.S. e G.T., entrambi sono stati assolti. Il giudice ha fissato inoltre il risarcimento danni in favore di A.S. e sua moglie alla cifra di 11mila euro.

CharB.