Un bilancio sull'annata agraria nella settimana di san Martino. Lo ha fatto questa mattina, giovedì 14 novembre, la Cia di Cuneo, Confederazione Italiana Agricoltori. Un appuntamento particolarmente significativo, considerata la vocazione agricola della provincia Granda, dove il contributo del settore primario al valore aggiunto complessivo è di oltre 2 volte superiore rispetto a quello regionale.
In particolare, la provincia di Cuneo detiene il primato regionale dei capi suini e bovini e delle aziende agricole in Piemonte. Insieme ad Asti e Alessandria, Cuneo è la provincia da dove provengono in prevalenza i vini Doc/Docg del Piemonte. Quasi un terzo delle aziende cuneesi produttrici di frumento duro e il 40 per cento circa di quelle a orzo, hanno centro aziendale nella provincia di Cuneo. L’ottanta per cento delle aree frutticole del Piemonte si trova in provincia di Cuneo.
Presenti il presidente provinciale di Cia Cuneo Claudio Conterno, il direttore Igor Varrone, il presidente presidente regionale Cia Gabriele Carenini e i responsabili dei vari comparti produttivi. In collegamento l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo del Piemonte Paolo Bongioanni.
Annata complicata
Al presidente provinciale Claudio Conterno è toccato fare un bilancio generale: "Annata complicata e difficile sia per i cambiamenti climatici quanto per la visione politica mondiale. Ci sono ripensamenti sul Green ma la strada da percorrere è quella. Non abbiamo altre strade. Nel Green serve buon senso, una transizione meno veloce ma con visione per il futuro pensando al 2050. La situazione economica dell'agricoltura è strana, vittima di cambiamenti veloci e repentini. La PLV, produzione lorda vendibile, diminuisce davanti all'aumento sistematico delle materie prime, e ai tassi di interesse. Il Governo deve dirci che strada percorrere con assicurazioni che possano assicurare il reddito aziendale. Il passaggio generazionale nelle aziende agricole e i cambiamenti climatici saranno micidiali per il settore. Servono ragionamenti sul lungo periodo per avere stabilità di reddito e prodotti. In concreto, strumenti bancari più snelli e meno onerosi, anche grazie ad un intervento diretto della Regione per alleggerire i tassi (cofinanziati) sia economicamente che burocraticamente, per sostenere gli investimenti aziendali”.
La viticoltura deve puntare al mercato asiatico
Claudio Conterno, presidente provinciale Cia: “Poteva essere una annata super se questi quindici giorni di bel tempo fossero stati a settembre. Sul mercato ci sarà una grande differenziazione di prodotto, in base alle azioni aziendali e ai tempi di raccolta”.
Per promuovere il settore serve una nuova comunicazione: “Dobbiamo guardare al mondo dei giovani e iniziare a comunicare in modo diverso. La tendenza sembra andare verso l'alcool free anche se il consumo di alcool non è in diminuzione. Non sono contrario al prodotto non alcolico derivante da uva. Può trovare un suo spazio ma deve essere ben disciplinato”.
Sull'export: “In rallentamento il mercato Usa, ma c'è il mondo asiatico da incentivare in modo sostanziale, così come il mercato arabo di lusso che lavora molto per i turisti. Senza contare il mercato sudamericano che è interessante soprattutto perché c'è la cultura latina del bere vino”.
Le richieste: maggiore flessibilità sul lavoro e strumenti finanziari più accessibili.
Zootecnia: 5 mila fattrici in meno
Silvio Chionetti, vicedirettore Cia Cuneo: “Abbiamo avuto problematiche sulle semine legate alle piogge ma anche alla riforma Green New Deal che ha imposto la rotazione delle colture. Mais e cereali autoprodotti sono fondamentali per il nostro settore. C'è stata una dDiminuzione della semina e anche una piccola contrazione dei prezzi sui cereali nell'ordine del 15%. Con punte di eccellenze nelle filiere del grano”.
Da segnalare una diminuzione di capi bovini: “La contrazione di consumi e di prezzi, soprattutto per la razza bovina ha portato ad una contrazione di capi, nell'ordine di ben 5 mila fattrici in meno. L'annata in generale è stata caratterizzata da problematiche sanitarie, a partire dalla Blue Tongue che ha falcidiato gli allevamento ovini ma ha creato problemi anche per i bovini”.
Il latte: “È stato costante in produzione e prezzi. Ma produrre latte costa, servono investimenti su lungo periodo”.
Il problema PSA nel settore suini: “La peste suina africana ha tremendamente condizionato il settore. La nostra provincia è attualmente indenne. Siamo una bolla grazie alla caparbietà dei nostri allevatori che hanno fatto investimenti ingenti in biosicurezza. Resta un settore fondamentale. Siamo la terza provincia in Italia”.
Richieste: armonizzazione tra settori agricoltura, sanità e ambiente. “Il fine è poter lavorare aggiunge Chionetti -, poco ci importa saere se inquina di più una vacca di Cuneo o una caldaia di Torino”. E, aggiunge Conterno sulla questione PSA: “Serve la rotazione sulle squadre di cacciatori, in Alta Langa siamo pieni di cinghiali”.
Rivedere il sistema assicurativo in frutticoltura
Maurizio Ribotta, responsabile settore Frutta e Api: “Abbiamo17 mila ettari coltivati a frutta in Piemonte (soprattutto in Granda e basso Torinese), ma sono scesi negli ultimi anni su pesca e nettarine, e actinidia. La coltura biologica conta per il 20 % e sale al 30% per i piccoli frutti”.
Perché c'è una riduzione dei terreni coltivati? “Ci sono diversi fattori, a partire dal cambiamento climatico con un aumento delle temperature costante, che genera fioriture anticipate a rischio gelate primaverili e troppe piogge. Ma anche l'introduzione di nuovi parassiti e i costi di produzione proibitivi non compensati da una remunerazione sufficiente al produttore”.
Si torna indietro sul biologico: “Non c'è una corretta valorizzazione del prodotto certificato biologico con la ovvia conseguenza che ci sono produttori che scelgono di tornare indietro, andando contro le direttive europee che vorrebbero un aumento del settore.
Richieste: rivedere il sistema assicurativo nei confronti delle principali calamità. Definire una riduzione dei tempi per l'erogazione dei contributi a copertura dei premi assicurativi e introdurre polizze agevolate multi rischio a tutela del reddito.
Anno terribile per l'apicoltura
Maurizio Ribotta, responsabile settore Frutta e Api: “Solo segnali negativi. Il 2024 è stato l'anno peggiore in assoluto per la produzione a causa delle fioriture compromesse dalle grandi piogge. Il problema è che si tratta dell'ennesima annata negativa, a cui si accompagna un prezzo all'ingrosso molto basso per invasione di mieli esteri”.
Perdita di patrimonio apistico e di produttori: “Questi numeri non possono che portare ad una perdita di patrimonio apistico e di produttori di miele. Un danno terribile per l'intero ecosistema”. Citando Einstein: “Eliminiamo le api dalla Terra e al tempo stesso elimineremo centomila piante che non saranno in grado di sopravvivere”.
Richieste: attivare sostegni al reddito velocizzando gli iter affinchè i sostegni stessi siano concretizzati quanto prima.
Corilicoltura: serve un rinnovamento dei noccioleti
Lorenzo Traversa, presidente del Consorzio Nocciola Piemonte Igp: “Abbiamo circa 28 mila ettari coltivati a nocciole in Piemonte che quest'anno hanno portato a circa 60/70mila quintali di produzione. Un disastro se pensiamo che la produzione dovrebbe essere tra 200/300mila quintali. Numeri che non devono portare ad una battuta di arresto ma ad un ragionamento. Era prevedibile per il cambiamento climatico e per l'incremento delle patologie. Tutto legato al fatto che i noccioleti non sono seguiti bene. Dobbiamo sfatare il concetto che coltivare nocciole sia facile e si lavori un mese all'anno. La corilicoltura, se gestita bene, è sostenibile. La nocciola è sensibile. Quest'anno ha patito poche ore di luce, troppa acqua, e la presenza della cimice asiatica.
Serve un rinnovamento dei noccioleti: “In alta Langa abbiamo tanti noccioleti senescenti. Parliamo di piante che, a 50/60 anni, sono vecchie. Serve un rinnovamento”.
Richieste: serve un intervento forte per il rinnovamento degli impianti e un aiuto per la valorizzazione della nocciola Piemonte IGP.
Castanicoltura: incentivare gli impianti di frutteti a marrone
Marco Bellone, settore castanicoltura: “Il settore è andato male. Abbiamo 4/5mila ettari in montagna. In pianura 700 ettari coltivati a castagna euro-giapponese. La situazione è grave, come non lo era dai tempi del cinipide galligeno. C'è stata pioggia sulla fioritura, grandine e freddo nel mese di settembre. Abbiamo avuto un prodotto sano ma poca quantità. Per garantire la produttività servono misure agroambientali per aziende agricole e privati. Il castagno è ormai sfruttato e munto ma serve una potatura e una rigenerazione della chioma. Inoltre si dovrebbero incentivare gli impianti di frutteti a marrone e non quelli di castagne euro-giapponesi che valgono solo per il consumo fresco. ”.
Poca manutenzione del sottobosco: “Si dovrebbe trinciare e sotterrare il fogliame e non bruciarlo, perchè così si impoverisce il terreno”.
Richieste: incentivare, attraverso bandi regionali a fondo perduto, la potatura e il mantenimento delle piante di castagno esistenti.
Puntare su ricerca e qualità
A chiudere gli interventi il presidente regionale Carenini: “Grazie agli imprenditori agricoli che, nonostante tutto, hanno mantenuto una qualità e una professionalità altissima. Il cambiamento climatico ha cambiato radicalmente il nostro settore. Servono inoltre assicurazioni dedicate che tutelino il reddito e non più il prodotto”
Gli fa eco Conterno: “Abbiamo una sola strada. Qualità, qualità e qualità. E ancora ricerca, ricerca e ricerca. Dobbiamo lavorare lì”.