Cronaca - 12 novembre 2024, 07:05

"Sono innamorato di te": trentenne inganna una giovane e le spilla 1.700 euro

Accusato di truffa ed estorsione ai danni della ragazza, all'epoca appena diciottenne, è un uomo residente in Sicilia. La vittima: "All'inizio gli feci un prestito di 60 euro, poi però iniziò a minacciarmi se non gli davo quanto mi chiedeva"

Immagine di repertorio

Lo aveva conosciuto su WhatsApp nel 2021. All’inizio erano solo messaggi, ma poi quelle chiacchierate divennero sempre più frequenti e lui, almeno così le diceva, si innamorò di lei.

Lei, residente in una borgata del saluzzese, all’epoca era appena maggiorenne e stava preparando l’esame di maturità. Le sue priorità erano altre. Ma poi “Joe”, così si era presentato, riuscì a carpirne la fiducia e manipolarla portandole via, ‘in nome dell’'amore’, circa 1700 euro. “Joe”, classe 1995 e residente in Sicilia, in realtà si chiama Giovanni C. ed ora deve rispondere di truffa ed estorsione di fronte al Tribunale di Cuneo, dopo che, all’ennesima richiesta di denaro a cui si accompagnarono anche delle minacce di morte, la ragazza si decise di raccontare tutto ai Carabinieri e denunciarlo.

La giovane, costituitasi parte civile nel processo, nel corso dell’udienza ha raccontato al giudice quel difficile periodo della sua vita. Aveva conosciuto Giovanni perché inserita in un gruppo di WhatsApp senza conoscere nessuno dei partecipati: “Non mi sono tolta - ha spiegato - perché pensavo di poter socializzare. La sera ogni tanto facevamo giochi di società. Del gruppo faceva parte anche Joe”.

Il ragazzo iniziò a scriverle in privato, dicendole di volerla conoscere. La ragazza, scettica, interruppe subito i rapporti che però ripresero dopo qualche mese: Lo vedevo in videochiamata. Mi raccontò che era stato fidanzato con una ragazza e che era morta in un incidente stradale - ha proseguito-. Diceva di essersi affezionato a me perché gliela ricordavo molto e le somigliavo. Mi aveva detto che gli piacevo. Gli ho creduto”.

Poi, arrivò la prima richiesta di denaro. La prima ammontava a 60euro: lui le aveva detto di essere rimasto a piedi, di dover prendere il treno e di non avere con sé i portafogli. Poi quelle cifre iniziarono a lievitare: 120 euro e poi altri 265: “Mi disse che il suo sogno era quello di fare i cantante. Mi aveva spiegato che la sua famiglia era molto benestante, ma che lo ostacolava. I soldi gli servivano per fare un provino a Roma e io glieli diedi. Volevo lui realizzasse ciò che desiderava”.

Giovanni, stando a quanto raccontato dalla ragazza, avrebbe iniziato ad approfittare dei suoi sentimenti battendo sempre più cassa, arrivando a farsi accreditare 500 euro sulla Postepay della sorella ed estorcendogliene altri 1000: “Voleva che andassi in Sicilia da lui - ha spiegato la giovane -. Diceva che i soldi servivano per affittare un appartamento per noi due, ma io non volevo e da lì sono iniziati insulti e minacce. Mi disse che sarebbe venuto qui e che mi avrebbe tagliato la gola. Avevo paura per la mia famiglia”.  

In aula è stata poi ascoltata anche la mamma della ragazza, che ha spiegato di aver notato un cambiamento nella figlia e che la vedeva strana. “Le avevo chiesto se andasse tutto bene - ha riferito la donna- e lei mi diceva di stare tranquilla. Poi ho scoperto tutto. Le ho preso il cellulare ed iniziai io a rispondergli ai messaggi. Quando l’abbiamo denunciato è sparito".

Il 17 marzo, la conclusione del processo.

CharB.