Riceviamo e pubblichiamo.
***
Egregio direttore,
il progetto di utilizzazione delle acque del Tanaro risale a oltre un secolo fa e ha avuto sempre il suo caposaldo nella costruzione dell’invaso di Isola sul torrente Tanarello. La funzione era molteplice: stabilire la compatibilità temporale degli abbondanti deflussi primaverili ed autunnali, che molto spesso scorrono inutilizzati, con le idroesigenze ambientali, irrigue, industriali e turistiche in Piemonte e quelle civili e irrigue in Liguria, che si verificano nelle stagioni siccitose invernali ed estive.
Da tempo seguiamo le vicende relative agli invasi per l’uso plurimo delle acque in provincia di Cuneo, seguendo gli insegnamenti del compianto ing. Guido Selleri, che ha studiato e relazionato sul territorio della Valle Tanaro fra Ormea e Ceva proprio riguardo alla diga che dovrebbe raccogliere le acque dei torrenti Tanarello e Negrone; il tema è stato approfondito anche da riconosciuti esperti in materia come il prof. Teresio Sordo del Politecnico di Torino (sede di Mondovì), dell’ing. Sen. Giuseppe Menardi e dell’ex Assessore provinciale alle Risorse idriche Marco Botto.
Purtroppo, è la solita storia delle infrastrutture cuneesi: in un certo periodo se ne parla, si comincia a studiare e a lavorarci sopra, poi, per i più svariati motivi, ci si ferma, e dopo anni si riprende da capo con nuove problematiche e nuove discussioni.
E’ perciò utile ripassare un po’ di storia. Senza risalire tanto nel tempo è bene tenere conto di una riunione plenaria e qualificata (politici, amministratori e tecnici piemontesi e liguri) tenutasi a Cuneo il 19 marzo 1984 nella sede della Provincia per determinare un punto fermo sulla costruzione della diga. Dal relativo verbale emerge fin da allora che non ci si può permettere di fare progetti di massima od esecutivi, spendere centinaia di milioni per poi trovarsi di fronte ad un no collettivo. E ancora si riconosce che quando si prospetta una soluzione di larga massima, che significa che il lago contenuto nell’invaso insiste in quella determinata zona, che la diga viene costruita in questo modo, che grosso modo si individuano determinate soluzioni e determinati problemi, ciò è sufficiente affinché le popolazioni locali e i loro amministratori siano in grado di dare una risposta positiva o negativa di larga massima: Isola del Tanarello è in una posizione strategica, la realizzazione dell’invaso è conveniente o no?
Facciamo un salto al 19 giugno 2006, alla riunione promossa dalla Provincia a Cuneo per il Protocollo di Intesa siglato dalle aziende a partecipazione pubblica di consulenza per lo studio di fattibilità della diga, o, in alternativa, per la decisione di fermare i lavori nel caso di assoluto diniego da parte della Valle Tanaro. La riunione è costruttiva e gli intenti sono sensati. Si legge testualmente a verbale :« Il dott. Giorgio Ferraris, presidente della Comunità Montana, si è detto favorevole al prosieguo dei lavori di studio di fattibilità, ritenendo tale documento fondamentale per poter valutare la bontà dell’iniziativa. Ritiene basilare la partecipazione della comunità locale alla progettazione, ma ritiene altresì importante potere avere informazioni più approfondite ed una schematizzazione più dettagliata prima di coinvolgere i rappresentanti del territorio. Sottolinea, inoltre, l’importanza di una corretta promozione dell’iniziativa. Ritenendo importante evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione, consiglia, pertanto, di divulgare la notizia ai mezzi stampa solo alla fine del compimento dello studio di fattibilità, quando anche la progettualità sarà più definita.»
Arrivati ad oggi, tenuto conto della dichiarata paura e della memoria delle disastrose piene alluvionali che hanno colpito la Valle Tanaro nel 1994, nel 2016 e nel 2020, e tenuto conto delle gravi carenze d’acqua del territorio non è più possibile indugiare nella ricerca di una soluzione vantaggiosa di pubblica utilità, che investe e presuppone un accordo interregionale tra Piemonte e Liguria, e che tenga conto delle necessità di entrambi i territori, in primo luogo quello del Consorzio irriguo della parte cuneese che sarà il più gravato.
Diamo al più presto linee guida e sollecitazioni operative agli esperti che per esperienza e competenza ispirano la politica regionale in tema di invasi, di integrazione delle risorse idriche, di salvaguardia del territorio dalle calamità naturali.
Paolo Chiarenza (ex consigliere provinciale), Guido Giordana (sindaco di Valdieri), Fabio Mottinelli (sindaco di Ceva)