Il 20 giugno 2024, Vladimir Putin ed il leader nord coreano Kim Jong hanno firmato a Pyongyang un accordo di Partenariato strategico, che lega la Russia alla Repubblica Popolare di Corea.
Il testo del Documento si compone di 23 articoli, ma già dalla lettura della Premessa emergono chiaramente le principali finalità che hanno spinto i due Capi di Governo ad incontrarsi e ad accordarsi. Sono inequivocabili infatti i passaggi in cui si afferma che i due Paesi, pur nell'ottica di “garantire la pace e la sicurezza regionale e globale, confermando il loro impegno verso gli scopi ed i principi della Carta delle Nazioni Unite”, porranno particolare impegno per “proteggere la giustizia internazionale dalle aspirazioni egemoniche e dai tentativi di imporre un ordine mondiale unipolare” e per “stabilire un sistema internazionale multipolare”.
In pratica, sono gli stessi obiettivi che si pone anche il BRICS – Brasile Russia India Cina e Sud Africa, di cui entrambe le Nazioni fanno parte, nel segno evidentissimo di una crescente ed irreversibile insofferenza verso quell'egemonia occidentale/americana che, dopo decenni di dominio, sembra aver ormai fatto il suo tempo, a favore di un'impostazione mondiale multipolare, che rispetti maggiormente l'importanza delle cosiddette economie emergenti.
L'intesa si rivolge a molti e diversificati settori, da quelli tecnologici e di ricerca a quelli meramente economici e commerciali, per finire ad una serrata partnership nelle relazioni internazionali e, sul piano militare, ad un patto di mutua assistenza e, addirittura, di reciproco impegno ad intervenire, in caso di conflitto di una delle parti.
Gli articoli 3 e 4 del Trattato sono inequivocabili in tal senso e vale la pena scorrerli. perché risultano molto chiari nei loro intenti. Il primo sancisce la cooperazione tra i due Paesi e precisa che “In caso di minaccia immediata o di un atto di aggressione armata contro una delle Parti, su richiesta di una delle Parti, si utilizzeranno immediatamente i canali bilaterali per le consultazioni, al fine di coordinare le loro posizioni e concordare possibili misure pratiche per aiutarsi a vicenda per eliminare la minaccia emergente”.
Ancora più stringente il secondo articolo “Se una delle Parti subisce un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trova quindi in uno stato di guerra, l’altra Parte fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione”.
Pertanto, appare chiaro che Mosca e Pyongyang si sono legate in un patto di reciproca assistenza e soccorso, reso ferreo da quella determinazione di rispettarlo, che Nazioni come queste possono permettersi. Perchè sul fatto che facciano tremendamente sul serio, ormai nessuno dovrebbe nutrire più dubbi, anche perchè, averne, potrebbe risultare pericoloso.
E dopo che la Russia, in questi anni di guerra, ha dimostrato di non avere problemi a precettare centinaia di migliaia di soldati e a mandarli in prima linea, senza particolari remore a subirne la perdita, ora è il momento della Corea del Nord di mettere sotto gli occhi del mondo la sua volontà di rispettare gli accordi con l'alleato russo, mandando a combattere i propri soldati contro le forze ucraine.
Non è ancora confermato quante migliaia siano questi militari di Pyongyang che hanno iniziato a scontrarsi contro le formazioni di Kiev ma, tutto sommato, per il momento non costituisce l'aspetto determinante, perché è l'atto di per se stesso che ha suscitato nelle Cancellerie occidentali sorpresa e preoccupazione, nonché reazioni allarmate ed allarmistiche, il cui denominatore comune è il concetto di escalation.
Per non parlare di molti analisti, che si sono sbizzarriti nelle congetture sullo status che i militari nordcoreani potrebbero assumere per giustificare la loro presenza nel teatro operativo. Alcuni hanno addirittura supposto che tali soldati, oltre ad essere pagati da Putin, possano essere dotati di falsi passaporti russi, in modo che possano sembrare cittadini delle aree orientali della Russia. In realtà, l'impressione è che il Governo nordcoreano non si preoccupi minimamente di tali problematiche, visto che non ha assolutamente smentito il suo supporto diretto a Mosca anche perché, molto probabilmente, lo ritiene perfettamente in linea con i criteri previsti dall'accordo firmato dai due Paesi. Questo trova valore nel fatto che, per quanto noto, sinora queste unità vengono impiegate nell'area di Kursk, in territorio russo, contro le unità ucraine che, secondo la visione di Mosca, oltrepassando i confini, hanno invaso la Russia.
Quindi, qualora gli eventi continuassero con questo trend, teoricamente le due Nazioni stanno rispettando un loro accordo bilaterale, che ha la sua valenza nel Diritto Internazionale, al pari del Trattato dell'Alleanza atlantica.
Ma non la pensano così né la NATO né tanto meno il Presidente ucraino Zelensky.
Il neo eletto Segretario Generale dell'Alleanza, l'olandese Mark Rutte, ha affermato che la presenza delle truppe nordcoreane “rappresenta un'escalation significativa nella guerra illegale della Russia” e che è un "segno della crescente disperazione di Putin".
Queste dichiarazioni di Rutte, che sicuramente risultano in continuità con la linea già seguita dal suo predecessore Rasmussen, sembrano essere più improntate alla propaganda che ad un'analisi oggettiva della situazione. Infatti, se davvero Mosca fosse operativamente ridotta a ricorrere all'aiuto di queste poche migliaia di soldati di Pyongyang, ci sarebbe da presumere che il suo collasso militare sia ormai prossimo. Ma questo risulta in netto contrasto con l'attuale andamento delle operazioni nelle provincie del Dombass, dove l'avanzata russa sta proseguendo metodica e costante.
A suo uso e consumo, il Segretario Generale sembra voglia volutamente ignorare la valenza politica dell'atto nordcoreano, che ha lo stesso significato della presenza di militari cinesi in Bielorussia e di aerei e navi di Pechino nelle regioni e mari dell'Artico. Sono tutte dimostrazioni di una volontà, che non conosce limiti, di giocare un proprio ruolo in un nuovo ordine mondiale, emancipato dall'egemonia americana.
Da parte ucraina, oltre ad essere già iniziata la campagna di destabilizzazione propagandistica, con improbabili notizie che riportano la diserzione di alcuni soldati delle unità nordcoreane e lo stato di abbandono a cui le avrebbero destinate i Comandi russi, si registrano le dichiarazioni di Zelensky, che non perde di certo l'occasione per cercare di rilanciare la propria causa, a maggior ragione dopo l'esito delle elezioni USA, che potrebbe non essere così favorevole per lui. E come sempre, il tono verso gli Alleati è stato sprezzante e provocatorio “Vediamo un aumento dei Nordcoreani e nessun aumento della reazione dei nostri partner”.
Il Presidente ucraino, tanto per cambiare in visita a Bruxelles, ha inoltre dichiarato “questa guerra è internazionalizzata e va oltre i limiti”, senza considerare che l'internazionalizzazione del conflitto russo-ucraino è avvenuta già da tempo, con tutti gli aiuti che Kiev ha ricevuto e tuttora sta ricevendo dall'Unione Europea e, soprattutto, dalla NATO.
Un supporto indubbiamente approvato dall'unanimità dei Paesi membri, peraltro con alcuni di loro non proprio entusiasti, ma che in realtà non ha alcun fondamento giuridico connesso con Accordi internazionali tra l'Ucraina e l'Alleanza e neanche trova conforto in quanto sancito nel Trattato del Nord Atlantico, che dovrebbe essere il Vangelo della NATO e che non prevede situazioni di questo genere.
Alcune Nazioni europee hanno inoltre attribuito a questa presenza di Pyongyang anche la responsabilità di aggravare la situazione nell'Indopacifico, con particolare riferimento alla penisola coreana. Una valutazione che potrebbe avere un suo fondamento perché, indubbiamente, l'aiuto militare alla Russia consolida decisamente il Trattato firmato dai due Paesi nel giugno scorso, per cui Mosca sicuramente garantirà alla Nord Corea quanto previsto dall'accordo. Di questo Seul ne è consapevole, ma invece di evidenziare preoccupazione per rinforzare la propria difesa dalla Nord Corea, come sarebbe logico, sta invece considerando l'ipotesi di fornire a sua volta all'Ucraina un supporto militare. Tra le due Nazioni non sussiste alcun accordo di cooperazione, per cui un eventuale simile atto assumerebbe la natura di una ritorsione. Ma anche questo la propaganda occidentale lo vestirà come un aiuto legittimo e inevitabile.