Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio direttore,
Ennio Flaiano, alcuni decenni fa, sosteneva che in Italia la situazione politica è grave ma non è seria.
L’ironico aforisma del grande giornalista e scrittore potrebbe essere usato oggi per commentare il modo in cui da più parti della politica italiana si sono attese le elezioni per il rinnovo della Presidenza Usa.
Da una parte, a sinistra, si è gridato al rischio democratico ed alle ripercussioni che avrebbe subito l’Europa in conseguenza ad una vittoria di Trump sia in merito alle alleanze militari che ai rapporti economici, andando a enfatizzare la figura dell’avversaria che tuttavia si è oggettivamente dimostrata una politica non all’altezza.
Dall’altro i tifosi di Trump pronti ad esultare come alla partita di pallone per ogni gaffe, improperio o frase fatta pronunciata dal tycoon.
In realtà, credo che sarebbe utile leggere il risultato elettorale americano per quello che è: intanto un esercizio di democrazia in quella che resta, anche con la presidenza Trump (peraltro la seconda, quindi empiricamente provato) la più grande democrazia del mondo assolutamente non a rischio. Con buona pace di coloro che negli anni passati hanno messo in discussione l’alleanza strategica con gli Usa.
In secondo luogo dobbiamo comprendere, come Italia e come Europa, che i nostri problemi dobbiamo imparare a risolverli da soli, come ricordato dal Ministro Guido Crosetto che nel suo intervento a commento dell’esito elettorale americano ha detto chiaramente che: “dovremo dimostrare intanto di volere e di essere disposti a garantire noi per primi la nostra sicurezza e non attendere che ci pensino, a loro spese, i cittadini ed il Governo americani”.
Credo che andando a fare i tifosi nella politica americana, sovrapponendo il nostro destra-sinistra con quello americano, in modo errato per evidenti sfumature e notevoli differenze, non si fa un servizio al dovere istituzionale che hanno rammentato i Presidenti Mattarella e Meloni nei loro messaggi di felicitazioni al nuovo Presidente, cioè il rapporto dell’Italia con gli Stati Uniti d’America come alleati e partner economici aldilà di chi governa, perché l’alleanza è strategica e si fonda su radici profonde.
Semmai ai tifosi politici, che molte brutte figure hanno fatto fare all’Italia con gli alleati in passato, andrebbe rammentato il pensiero del Presidente Giulio Andreotti: “Con gli Stati Uniti siamo alleati ed amici ed ho sempre ritenuto che, tra amici, se c'è qualche cosa che non si condivide bisogna dirlo chiaramente. Essere alleati vuol dire stare sul riposo, non sugli attenti”.
Questa frase, a mio parere, sintetizza bene la politica estera del Governo Meloni orientata alla tutela degli interessi italiani nell’orbita di alleanze solide.
Claudio Sacchetto, Consigliere Regionale Fratelli d’Italia