"Giusti tra le nazioni, ma erano soprattutto giusti nell'anima". Così, con emozione, Donatella Regis ha ricordato i nonni Giovanni Castagnino, sua moglie Maria Vinai, Luigi e Marietta Castagnino, fratelli di Giovanni che con un grande senso di altruismo e giustizia nascosero l'ebreo Marco Levi, direttore della ceramica Besio, salvandolo dalla deportazione nei campi di sterminio.
Oggi la famiglia ha ricevuto ufficialmente le medaglie e le benemerenze assegnate dall'Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme "Yad Vashem", alla presenza dell'ambasciatore Raphael Singer, capo dipartimento degli affari economici e scientifici a Roma.
"Marco Levi è stato artefice della nascita della ceramica vecchia a Mondovì - ha ricordato Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino - e oggi noi lo ricordiamo insieme alla famiglia Castagnino che, con grande spirito di umanità, non ha esitato un solo istante ad ospitarlo per salvargli la vita fino all'aprile del 1945. Nei suoi scritti Levi diceva che non vi erano parole sufficienti per raccontare l'accoglienza e il buon cuore di questa famiglia che lo accolse in quegli anni, accollandosi un rischio così elevato.
Persone virtuose che hanno saputo riportare la luce per resistere al buio della barbarie nazifascista".
"Eroi inconsapevoli, che fecero un gesto straordinario sentendolo come un dovere morale - ha sottolineato l'ambasciatore Singer -. Gli ebrei italiani sono consapevoli di essere sopravvissuti grazie al comportamento dei Giusti e le giornate come quella di oggi mi toccano nel cuore: non come rappresentante di un'istituzione, ma come parte di una famiglia che porta i segni della Shoah. Cerimonie come quella di oggi sono ancora più importanti ora, dopo ottant'anni dalla guerra, perché fenomeni di xenofobia e razzismo non sono scomparsi, ma sempre più frequenti".
A portare il saluto della Città di Mondovì il sindaco, Luca Robaldo, presente con l'assessore Francesca Botto, i consiglieri Laura Gasco, Cesare Morandini (che aveva promosso la piantumazione di un melograno per la famiglia Castagnino, leggi qui) e Rocco Pulitanò. In rappresentanza dei Comuni di Roburent e Frabosa Soprana, luoghi dove visse la famiglia Castagnino, sono intervenuti i sindaci Emiliano Negro e Iole Caramello oltre al Prefetto e al Questore di Cuneo e rappresentanza delle Forze dell'Ordine.
"È un'emozione grande per noi essere qui oggi - ha detto il primo cittadino monregalese -. La storia della famiglia Castagnino è un esempio di fulgida e lucida solidarietà. Da parte mia esprimo la gratitudine dell’intera Amministrazione e dell’intera cittadinanza verso l’operato di Giovanni Castagnino e della sua famiglia, che ha accolto, nascosto e protetto per oltre un anno e mezzo Marco Levi".
"Ricordo un uomo di grande solidità morale se penso a Levi, ultimo ebreo della plurisecolare comunità israelitica di Mondovì - ha spiegato il presidente della Fondazione Museo della Ceramica Vecchia Mondovì, Ermanno Tedeschi -, ma anche un uomo di un'estrema dolcezza e che si è sempre speso per la comuntià, mantenendo viva la voce dell'ebraismo e volendo creare questo museo per la città di Mondovì".
"La Shoah non è solo un giorno del calendario, ma parte della nostra identità, un capitolo doloroso. Siamo grati alla famiglia Castagnino per un gesto che dimostra che è ancora possibile credere nella solidarietà umana" - ha detto Guido Neppi Modona, presidente onorario Fondazione Museo della Ceramica di Mondovì –.ripercorrendo la storia di Marco Levi.
Commovente il ricordo di Donatella Regis, che ha ricordato i nonni Giovanni Castagnino, sua moglie Maria Vinai, e i pro zii Luigi e Marietta Castagnino, fratelli di Giovanni: "Sono riconosciuti come giusti tra le nazioni e oggi, a nome di tutta la mia famiglia, voglio dirvi che siamo grati per questo riconoscimento. Erano persone semplici, ma di cuore, abituati a vivere duramente, in montagna. Facevano circa 8 chilometri per andare a piedi alla Messa a Fontane, lavoravano duramente, ma a casa loro non è mai mancata ospitalità per nessuno. E quando l'avvocato Dardanelli, che li conosceva perché andava a caccia in zona, gli chiese di nascondere Marco Levi, non ci pensarono due volte: lo accolsero, senza porsi troppe domande, con la raccomandazione alle figlie piccole di non dire a nessuno che in casa ospitavano quel signore. Vogliamo ringraziare in particolare la signora Paola Fargion, scrittrice ebrea, che ha seguito la pratica e il marito Meir Polacco grazie ai quali la nostra famiglia riceve questo importanze onorificenza".
LA STORIA
Giovanni Castagnino nacque a Mondovì nel 1886, carbonaio e agricoltore, noto per la sua generosità nell’accogliere i viandanti, nascose con la moglie Maria Vinai, nella loro casa, a rischio della vita ed in forma disinteressata, per diciannove mesi, dall’ottobre 1943 all’aprile 1945, l’ebreo Marco Levi, direttore della fabbrica di ceramica Vedova Besio e Figlio, già colpito dalle leggi razziali del 1938, salvandolo dalla deportazione in Germania. Insieme a Giovanni Castagnino, la sua famiglia: la moglie Maria, le quattro figlie bambine, la sorella Marietta e il fratello Luigi. La casa era isolata, a Campi Manera, comune di Roburent.
Durante il rastrellamento dell'inverno del 1944 Marco Levi fu nascosto in un anfratto poco distante, e sfamato da Maria con rocamboleschi stratagemmi per non destare sospetti. La famiglia subì diverse perquisizioni delle truppe tedesche, che misero più volte sottosopra la casa tenendo il mitra spianato su Giovanni e Maria e sulle bambine, che nonostante questo mai tradirono la presenza di quel giovane uomo che condivideva con loro la frugale vita quotidiana. Evidente è il rischio che la famiglia corse in quell'anno e mezzo, così come sono encomiabili le premure per il giovane ebreo, a cui fu permesso, nonostante la povertà della famiglia, di rispettare le norme alimentari ebraiche (usando ad esempio il tarassaco come "erbe amare" per il pranzo rituale della Pasqua).
Entro il 2025 il professor Cesare Morandini darà alle stampe una biografia di Marco Levi, cui sarà dedicata una mostra ospitata al Museo della Ceramica.