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Attualità | 06 novembre 2024, 11:23

ACDA e l'intorbidimento dell'acqua del Bandito: "Dal 18 agosto cambiati dati e paradigmi. Lavoriamo per evitare nuovi periodi di non potabilità" [FOTO]

Ieri (martedì 5 novembre) la commissione con visita alla grotta e al ripartitore tra Valdieri e Roaschia. Responsabile potrebbe essere l'attivazione di un ramo secondario del torrente Gesso: risoluzione (al netto dei fondi) in tre anni di studi e lavori

I consiglieri nella grotta del Bandito

I consiglieri nella grotta del Bandito

Abbiamo studiato la sorgente del Bandito di Roaschia per trent’anni. Dallo scorso 18 agosto dobbiamo dimenticarci tutto e ripartire da capo”. Commentano così i geologi del Politecnico di Torino la situazione della sorgente cuneese responsabile – proprio nel periodo estivo – dei fenomeni di intorbidimento e non potabilità dell’acqua che hanno coinvolto un’ampia parte dei territori serviti dall’ACDA.

Le loro parole sono state riportate direttamente dal direttivo ACDA – il presidente Livio Quaranta, il direttore generale Andrea Ponta, il direttore appalti Fabio Monaco, i tecnici Germano Oggero e Dario Menardi – nel corso della riunione congiunta delle commissioni I e V del Comune capoluogo. Presenti anche i presidenti Mario Di Vico e Alessia Deninotti, i consiglieri commissari, il presidente del Consiglio comunale Marco Vernetti e gli assessori Paola Olivero e Gianfranco Demichelis.


[I commissari e i tecnici ACDA davanti al ripartitore]

La sorgente del Bandito: 600 litri d'acqua al secondo
La commissione ha visto due momenti distinti incentrati entrambi sull’area di tetto Bandito, a cavallo tra i territori dei comuni di Valdieri e Roaschia: nel primo ha avuto luogo la visita al ripartitore del Bandito, nel secondo alle grotte e alla sorgente vera e propria.

Il ripartitore del Bandito è una struttura sotterranea che presenta due corpi distinti di vasche servite da condotte da centinaia di millimetri che le riempiono con le acque delle sorgenti del Bousset, degli Stretti di Andonno e, appunto, del Bandito: i volumi d’acqua trattata, rispettivamente, sono di 250 l/s, 150 l/s e 5-600 l/s, davvero impressionanti. Tre condotte, poi, accompagnano l’acqua verso valle servendo il serbatoio di Cuneo, quello di Borgo e dando inizio alla più recente rete intercomunale che arriva sino a Centallo.

Il ripartitore rappresenta quindi il punto centrale di una buona parte del sistema dell’acqua cuneese, gestendone una gran quantità: l’ingegner Ponta ha sottolineato come si servano qui 120mila utenti ACDA, circa metà del totale. La vera “grotta del tesoro” dell’azienda dell’acqua.

"Il 18 agosto tutto è cambiato"
C’era da aspettarselo, ma l’evento del 18 agosto – con le piogge estreme che si sono abbattute sul territorio cuneese con intensità inaspettata, determinando l’intorbidimento del Gesso – ha occupato gran parte delle parole, e dei pensieri, dei tecnici e dei dirigenti dell’ACDA.

Le piogge di oggi creano situazioni diverse da quelle del passato e la sorgente del Bandito, quando s’intorbidisce, non lo fa con della ‘semplice’ sabbia ma con vero e proprio limo – ha sottolineato Quaranta -. Che è più difficile da trattare. Servono insomma altri paradigmi, altre soluzioni; e serve tempo per studiare il problema, soprattutto perché una portata di 500 l/s è tutt’altro che agevole da analizzare”.

Pur localizzato, l’evento pluviometrico del 18 agosto è stato fortissimo – ha continuato l’ingegner Monaco – e da quel giorno stiamo collaborando con il Politecnico per comprendere le cause concrete dell’intorbidimento. Un’ipotesi riguarderebbe un possibile ramo secondario del torrente Gesso, che si attiverebbe al raggiungimento di 1.30 metri d’altezza da parte delle acque presenti”.


[Da sinistra: Livio Quaranta, Andrea Ponta, Germano Oggero e Fabio Monaco, con la consigliera Luciana Toselli]

Soluzione in tre anni. Ma servono i fondi del Ministero
Per far fronte al problema – e vedere se, davvero, questa del ramo secondario ne sia la causa effettiva – in vista delle piogge che hanno accompagnato la fine di ottobre si è già creato uno sbarramento in materiale sciolto per portare il limite a 2.20 metri. Ma non è sufficiente: “Sono necessari nuovi studi idraulici e un’analisi granulometrica dell’intorbidimento dell’acqua perché tutto lo storico-dati a disposizione non è più valido. Serve analizzare nuovamente il comportamento del torrente” ha continuato Monaco.

Per farlo – soprattutto per portare a termine l’analisi granulometrica – serve identificare un nuovo impianto di filtrazione dal costo generale di circa sei milioni di euro. ACDA sta attendendo ora l’erogazione di un finanziamento ministeriale sulla sicurezza delle infrastrutture idriche da circa 14,9 milioni di euro, un progetto che sempre dopo l’evento del 18 agosto ha già visto apportate migliorie e aggiustamenti. “Abbiamo già realizzato tanti interventi a valle, puntuali e quindi sostanzialmente invisibili o poco concreti per l’utenza, per ridurre l'impatto dell'intorbidimento sugli utenti stessi – ha aggiunto Oggero, annunciando l’inizio da oggi (mercoledì 6 novembre) di test specifici proprio su nuove tipologie di filtrazione allo scopo di valutarne efficacia e rapidità.

La previsione più ottimistica per la risoluzione del problema guarda ai prossimi tre anni. “Certo a fronte dello stanziamento dei fondi ministeriali – ha concluso Quaranta -. Intanto studiamo, capiamo come dimensionare i filtri e continuiamo a organizzare manovre di attenuamento della crisi nell’eventualità della mancanza di potabilità, mentre lavoriamo sul rinnovamento della comunicazione con gli utenti. Il nostro impegno è davvero a 360 gradi”.


[Da sinistra: la consigliera Monica Pellegrino e il tecnico ACDA Dario Menardi]

Simone Giraudi

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