Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore del saluzzese, che segnala il difficile rapporto di convivenza con i cacciatori.
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Gentile direttore,
scrivo in quanto possessore di un’abitazione in una borgata del vallone di Gilba (in valle Varaita, ndR), impossibilitato a utilizzarla (o a farla utilizzare ai membri della mia famiglia) durante i weekend di bel tempo a causa del comportamento di alcuni cacciatori.
Un esempio è quanto accaduto nella giornata di ieri (domenica 3 novembre). Alle 12.30 ricevo la chiamata da mio figlio, presente in borgata assieme alla sua famiglia, che segnalava la presenza di un gruppo di cacciatori che, fucile in spalla e carcasse di cinghiali sanguinanti legate per il muso, transitava come se nulla fosse in mezzo alle case in una scena davvero orripilante (oltre che potenzialmente pericolosa). Gli dico di non uscire di casa e chiamo i carabinieri forestali (di Cuneo, quelli di Barge e Sampeyre come spesso accade non hanno risposto), che assicurano un intervento e mi rispondono con un laconico ‘ma la caccia è aperta’.
Gli agenti della stazione di Saluzzo salgono poi alle 14 e mi richiamano per segnalare l’assenza dei cacciatori. Direi logicamente, visto il tempo trascorso.
Si tratta di una scena che si ripete ormai da tempo. Ogni domenica è così e l’abitazione sta diventando impraticabile: mio figlio mi ha assicurato che non metterà più piede in borgata, specialmente con la famiglia. Io voglio continuare a farlo, ma sta diventano sempre più difficile; se i cacciatori vogliono cacciare possono farlo, ovviamente, ma nei boschi e lontano dalle abitazioni. Devo veramente arrivare alla denuncia?