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Farinél | 03 novembre 2024, 12:31

FARINÉL / Cinquant'anni di Sbandieratori, una grande festa per ricordare l’importanza di far parte di un gruppo

Un gruppo vuol dire non essere soli, nei momenti di festa, come quelli che per dieci giorni hanno visto protagonisti i componenti di questa storica presenza del folclore albese

Mezzo secolo di impegno: alla cantina Terre del Barolo la conclusione dei festeggiamenti per i primi cinquant'anni del gruppo

Mezzo secolo di impegno: alla cantina Terre del Barolo la conclusione dei festeggiamenti per i primi cinquant'anni del gruppo

Sabato 2 novembre nella rinnovata cantina di Terre del Barolo, a Castiglione Falletto, la realtà cooperativa dell’enologia più importante del Piemonte, si sono conclusi i festeggiamenti per i 50 anni del gruppo Sbandieratori Città di Alba, iniziati mercoledì 23 ottobre con la proiezione del docufilm realizzato dalla Fondazione Radici.

Guardando gli sbandieratori albesi festeggiare mi è venuta in mente la celeberrima frase di Cesare Pavese che ho pensato parafrasata in questo modo: “Un gruppo ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un gruppo vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti".

In un’epoca in cui il concetto di paese è messo in crisi da tanti fattori, da una vita sempre più frenetica e in movimento, rimane il concetto di gruppo, di insieme, di associazione.

Un gruppo vuol dire non essere soli, nei momenti di festa, come quelli che per 10 giorni hanno visto protagonisti gli sbandieratori, ma soprattutto nei momenti difficili.

Ne so qualcosa io, la roccia, quello sempre pronto a consolare chiunque, a fare da psicologo ad amici, amiche e conoscenti, a dare consigli e pacche sulle spalle.

Nel momento in cui il mondo ti crolla addosso capisci veramente ciò che hai costruito e chi sono le persone che contano, le persone che ci saranno sempre, il gruppo, spesso si conta sulla punta delle dita di una mano, ma quello c’è, alle due della notte, quando guardi il muro e ti viene da piangere, il sabato, la domenica, il giorno di Ognissanti o di Natale.

E’ il punto fermo che hai nella vita mentre tutto corre e si modifica in un’epoca in cui si cambia lavoro o casa continuamente, in cui un partner non è mai per sempre, tanto basta scrollare Instagram o Tinder per trovare un altro migliaio di possibili “prede” con cui iniziare un rapporto effimero, prima di passare al successivo.

“È il mondo bellezza”, ci si può fare nulla o forse, sì, qualcosa si può fare e ciò che si può fare lo ha scritto Italo Calvino in una delle frasi più belle e vere mai scritte da un essere vivente:

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Ecco, quel gruppo di persone su cui puoi contare sempre, a cui non importa se hai sbagliato il colore delle scarpe o se hai una macchia sulla camicia, che se ne frega se un giorno ti sei svegliato con il piede sbagliato e hai fatto partire un “vaffa” di troppo, non importa, quello non è inferno e merita che ci si costruisca il mondo intorno.

Ho avuto, chiara e netta, questa sensazione in un mese di ottobre passato spesso in compagnia dei nove borghi della città di Alba, della Giostra, del Gruppo Storico, degli stessi Sbandieratori.

Una sensazione che ho avuto ieri sera guardando la novantaduenne Marita Marolo, presidente del Borgo del Fumo, ballare come una ventenne insegnando passi di danza ai giovani come per tutta l’esistenza ha insegnato la vita a chi l’ha circondata.

Un gruppo ci vuole, è fondamentale, e a chi legge e magari in questo momento potrà sentirsi solo o svuotato l’invito è a entrare a far parte di un gruppo, di un borgo, di un’associazione, di un nido in grado di mitigare ogni angoscia e tristezza.

Possiamo convincerci e illuderci ascoltando le frasi da strapazzo dei filosofi da Instagram di poter essere completi da soli, di poter contare solo su noi stessi, ma non è così, siamo animali sociali che hanno bisogno di due occhi per riconoscersi.

Siamo come l’universo che in realtà è semplicemente un ammasso di buio, gas e tenebre. Senza gli occhi umani non esisterebbero la luna, le stelle, il firmamento intero, da soli siamo solamente buio, gas e tenebre.

Pensieri sparsi che vengono dal cuore stando con persone che ti fanno sentire di essere parte di un disegno più grande e che auguro a tutti, come auguro almeno altri mille anni agli Sbandieratori di Alba con la speranza che possano essere superate tutti i dissidi che si sono creati nel corso del tempo, che possano essere sepolti e dimenticati, perché la vita è una soltanto e il tempo è meglio impiegarlo guardando al futuro lasciandosi alle spalle il passato.

“Sursum Corda”

Marcello Pasquero

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