Saluzzo, la storia dell’antico Marchesato, i suoi reggenti, i tesori artistici che l’abbellivano e alcuni di questi scomparsi, sono stati centrali alla Festa del .libro medioevale e antico che, gloriosamente, lunedì, ha calato il sipario della quarta edizione.
Numeri alti di visitatori, appassionati e studiosi si sono tuffati nel Medioevo che si è espresso quest’anno a colori, tema fil rouge del programma fatto di incontri, presentazioni di libri, spettacoli, editori, librerie, sbandieratori, giochi, mercantino medioevale, che ha coinvolto la città e il territorio.
Marco Piccat, medievista e precedente curatore, nonché tra gli ideatore e fondatori della rassegna nata in collaborazione con il Salone del libro di Torino, ha presentato, in dialogo con la nuova curatrice Beatrice Del Bo, il suo nuovo libro “Christine e Thomas. Un amore italiano nella Parigi del Quattrocento” (Il Mulino). Nel testo getta per la prima volta luce su una «liaison» che cambiò la vita del marchese di Saluzzo Tommaso III, autore de “Il Libro del Cavaliere Errante”.
Proprio a Tommaso III il Re di Francia Carlo VI, donò una delle Sacre Spine della Corona di Cristo, una delle reliquie più importanti della cristianità. Saluzzo l’aveva ma fu trafugata durante un misterioso saccheggio nel 1542. Ne parla l’artista scrittore Franco Giletta nel suo ultimo libro “Dalla Sacra Spina alla Crocefissione di Michelangelo” ( Fusta editore). Da allora, non se ne hanno più notizie. Se non andò distrutta? Dove potrebbe essere conservata? Si chiede l’autore, al termine di un meticoloso lavoro di ricerca contenuto nel libro indagine, cercando nei capitoli successivi anche altre risposte relative ad tesoro smarrito che, con il primo, è unito al tema della Passione.
Si tratta un piccolo dipinto ad olio una Crocefissione attribuita a Michelangelo Buonarroti ritrovato nel 1917 a Saluzzo da un antiquario torinese, nella cappella di villa Bramafarina, dove ora è sepolta madre Elvira fondatrice della Comunità Cenacolo, una villa tra Saluzzo e Castellar dove visse la poetessa Deodata Saluzzo.
E poi poi arriva lei. Margherita di Foix-Candale(Foix, 1473 – Castres, 9 agosto 1536), moglie francese di Ludovico II che si prende la scena nel libro "La Marchesana di Saluzzo"( Fusta editore) scritto a due mani da Massimo Tallone e Carla Negretti.
Una donna di potere amata e odiata.
Dei marchesi di Saluzzo la storia parla. Di lei poco e, con scarsi documenti. Ma la Marchesa recupera il suo spazio nella biografia romanzata dei due autori che rivitalizzano la sua personalità, accettando la sfida dell’editore di dare forma, partendo da solidi presupposti bibliografici, ma con la libertà offerta dalle strutture lessicali della letteratura, a questa donna di stampo shakespeariano, alla quale il libro restituisce tutto lo spettro della sua natura umana.
"Per far questo siamo partiti da lei stessa, siamo diventati noi Margherita di Foix abbiamo fatto uscire la voce che immaginavamo avesse, risuscitandone la psicologia, la sua personalità complessa ed emotivamente fortissima"- racconta Tallone.
A ogni capitolo vergato dalla donna, fa da contraltare la Storia, voce che diventa personaggio, e che replica alla "versione della marchesana". Così, il testo diventa dialogo a distanza, sfida e battaglia, dove la verità dell’una si scontra con quella autorevole e definitiva dell’altra. Un libro affascinante per chi ama le biografie letterarie.
Cosa l'ha colpita maggiormente di Margherita?. “Mi è piaciuto il coraggio di questa donna, una categoria non più molto moderna - sottolinea Tallone - In quei tempi la vita costringeva a decisioni durissime. E lei era una donna di potere in un mondo maschile. Non tutti ce l’avrebbero fatta. Nemmeno io. Per raccontarla ho interiorizzato questa sua forza d’animo, la brutalità e la sua determinazione"
Il ritratto evidenzia anche la sofferenza della marchesa: "Lei sicuramente ha sofferto, non puoi vivere senza dolore, anche se la storia ce la consegna come una guerriera. Certamente ha sperimentato il dolore di madre, di vedova, di donna".
Margherita amava Saluzzo: la tesi degli autori.
Arriva nel Marchesato a 18 anni dalla corte di Francia, dove si era formata al gusto, allo stile, allo sfarzo. "Certamente ha trovato una delusione nella città in cui è andata sposa. E allora ha voluto che Saluzzo, vivesse un pò della corte del re francese in fatto di cultura e bellezza, raffinatezza. Questa ambizione l’ha animata: voleva assolutamente far grande la sua nuova città.
Certamente con lei ha contribuito il marito Ludovico II uomo di intelligenza vasta, anche lui sul trampolino per lanciare Saluzzo verso la grandeur, aggiunge.
"E Saluzzo, non certo sfarzosa come Parigi, non ebbe tensione inferiore rispetto alla capitale francese, nello slancio verso la grandezza artistica, un ammirevole traguardo di dignità del Marchesato".
“Margherita non era una Lady Macbeth - continua Tallone - la sua ambizione non era autoriferita, nè egoistica. Era per Saluzzo, non per il ruolo che aveva lì.
Questo è una forma d’amore per la città che ha governato".
Se nella storiografia c’è una certa resistenza nell’accettare Margherita de Foix, il libro serve anche a guardare con occhi nuovi, non rancorosi, questa donna coraggiosa e sensibile al bello, proiettata all'Europa.