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Attualità | 29 ottobre 2024, 20:22

Nuovo ospedale di Cuneo, Manassero punta il dito contro la Regione: “Basta slide e promesse. Senza atti concreti sui finanziamenti crolla tutto”

In Consiglio si torna a parlare del progetto dopo il ritorno alla soluzione economica dei fondi INAIL. Un’attesa, quella del capoluogo, che minaccia di durare (almeno?) altri otto anni

La sindaca Patrizia Manassero

La sindaca Patrizia Manassero

Basta promesse e basta slide, servono atti concreti. Nella pubblica amministrazione, finché non ci sono documenti scritti e approvati in via ufficiale, non c’è assolutamente nulla. Nemmeno la prova ‘provata’ dell’intenzione di impegnarsi sul serio”. Parole della sindaca di Cuneo Patrizia Manassero. Che, in Regione, devono aver fatto fischiare più di un orecchio (specialmente al governatore Alberto Cirio, all’assessore Federico Riboldi e all’ex assessore Luigi Genesio Icardi).

Nella serata di oggi (martedì 29 ottobre) e in occasione del Consiglio comunale di Cuneo, si è tornati a parlare del progetto di realizzazione del nuovo ospedale unico della città capoluogo dopo gli aggiornamenti della fine dell’estate e l’abbandono ufficiale della soluzione pubblico-privata in favore di quella che prevede l’utilizzo in larga parte di fondi INAIL. Due i documenti presentati, vergati dalle anime di maggioranza e minoranza del Consiglio comunale: un ordine del giorno e una mozione d’indirizzo, respinto il primo e approvata la seconda.

I due documenti, "uniti" nelle richieste alla Regione

A presentare l’ordine del giorno è stato l’ex primario e decano dei Beni Comuni Ugo Sturlese: “Il gioco delle tre carte della Regione, che ha sbandierato la costruzione di otto nuovi ospedali sul territorio, non ha portato a nulla” ha detto. “La Regione si affida ora, come se niente fosse, alla soluzione INAIL che ci pare davvero poco concreta e aleatoria, continuando però con l’orientamento centrato sulla costruzione di nuove strutture ospedaliere che non guarda per nulla alle reali necessità delle persone e alla medicina ‘di comunità’ – ha aggiunto Sturlese -. Ora il nuovo ospedale lo si prevede entro il 2032, ovvero ventiquattro anni dopo i primi ragionamenti”.

Ora la sede scelta per la nuova struttura torna a essere uno degli ostacoli principali alla sua realizzazione – continua Sturlese -. Delocalizzare l’ospedale porterà gravi conseguenze sociali per le aree limitrofe al Santa Croce e un serio spreco di denaro pubblico. E non si tratta di un capriccio, il nostro, la questione della sede è dirimente, anche se la classe dirigente cittadina sembra non volersene rendere conto. Torniamo a chiedere un impegno nella riqualificazione e nell’ampliamento dell’ospedale centrale”.

Chi si è occupata di illustrare il documento della maggioranza, invece, è stata Serena Garelli (Centro per Cuneo): “La pandemia ha reso chiaro quanto sia necessario dotare il territorio di strutture moderne e capaci di sostenere situazioni critiche – ha detto -. Il nostro territorio merita un sistema sanitario all’altezza”.

Come Consiglio comunale possiamo sollecitare la Regione a confermare l’impegno, a garantire il finanziamento e a conferire un nuovo cronoprogramma per garantire il monitoraggio dell’opera – ha concluso Garelli -. Il progetto non deve subire ulteriori ritardi, serve realizzarlo con trasparenza e attenzione verso la legalità, ma anche realizzare un coordinamento tra Provincia e Anas in merito alla gestione delle opere accessorie. L’ospedale sarà punto di riferimento per migliaia di cittadini, non solo un’opera infrastrutturale ma un investimento per il futuro”.

Le minoranze: “Come ci torna, la Regione, ai fondi INAIL?”

Le forze di minoranza hanno concentrato il focus dei propri interventi sul criticare il “cerchiobottismo” della mozione, frutto – secondo i consiglieri – delle differenze politiche interne alla maggioranza.

Cirio aveva dichiarato, parecchio tempo prima delle elezioni, che Cuneo era al primo posto delle sue considerazioni in merito all’edilizia sanitaria ma poi si è trovato a scontrarsi con le sue stesse megalomani promesse – ha detto Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia), sottolineando anche come la consigliera Giulia Marro sia stata bloccata nel suo tentativo di effettuare l’accesso agli atti rispetto ai documenti con cui l’advisor ha rifiutato la proposta pubblico-privata -. Come torna, la Reigone, al finanziamento INAIL? Non lo sappiamo, perché manca ancora un documento che approvi ufficialmente l’interdizione della proposta di partenariato”. 

I sindaci della provincia non dovrebbero fidarsi di Cirio e Riboldi, a cui la mozione invece pare abbastanza vicina – ha continuato il consigliere -: si plaude all’efficacia del percorso INAIL come se nulla fosse successo prima e, solo ora, si alza la voce e si parla della viabilità locale. E la medicina di territorio?

La mozione guarda soprattutto al non mettere in difficoltà la sindaca e non ha la forza che potrebbe o dovrebbe avere – ha rincarato la dose Giancarlo Boselli (Indipendenti) -. Invitate la Regione a procedere, siete ancora speranzosi, illusi, del fatto che la Regione possa trovare questi benedetti soldi. Ma la verità è che sull’ospedale siamo al punto zero e la giunta regionale non ha fatto nulla di quanto andava non solo dicendo ma proprio promettendo”. 

Una mozione da replicare in altri Consigli comunali

I consiglieri di maggioranza hanno respinto, in blocco, il documento dei colleghi “avversari” (come la votazione conclusiva rende chiaro). Claudia Carli (PD), ha sparato a zero sull’attività della Regione, rea di aver abbandonato il partenariato con un colpo di spugna che ignora le discussioni degli anni precedenti: “Di fatto nessuno dei nuovi ospedali previsti, in cinque anni e mezzo, ha visto posata la prima pietra – ha detto -. Questa volta sarà possibile partire e avere delle rassicurazioni? L’ottimismo è onestamente difficile e i progressi ormai non più procrastinabili”.

Con questo documento riconosciamo la mancanza di passi avanti, in una situazione che deriva da precise responsabilità non ascrivibili al Comune di Cuneo e alla sua sindaca ma alla politica sanitaria regionale – ha aggiunto Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale e Democratica) -. Un quadro nefasto in cui non mancano solo i soldi ma persino la loro plausibilità”.

La nostra mozione d’indirizzo conferisce forza al ruolo della sindaca nel realizzare una vera attività di controllo – ha detto poi Vincenzo Pellegrino (Centro per Cuneo) -: il nostro non è un atto di speranza ma una dichiarazione d’impegno per arrivare a consegnare alla città il suo nuovo ospedale unico. L’idea è quella di replicare in tutti i Comuni del territorio toccati dalla costruzione del nuovo ospedale. E la sede del Carle era già stata esplicitata nel 2002 nel Piano Regolatore”.

Mario Di Vico (Cuneo Civica) e Antonino Pittari (Gruppo Misto) hanno poi anche accordato all’ordine del giorno – e non alla mozione – il proprio sostegno.

Una Regione “scollegata dalla realtà”

La sindaca non ha rigettato completamente la posizione delle minoranze, trovandosi a condividere l’ottica di difesa della medicina del territorio, il valore riconosciuto all’intero personale dell’Azienda ospedaliera e ai risultati importanti raggiunti nel tempo, e la difesa dei fondi che già ci sono per interventi recenti sulle due strutture attualmente esistenti (in attesa del nuovo nosocomio).

Siamo ancora, indubbiamente, in una fase molto arretrata e ci aspettiamo altri slittamenti sulle operazioni e sui passaggi formali previsti per la fine dell’anno e per l’inizio del prossimo – ha detto -. Aspettiamo risposte puntuali e aggiornamenti dall’assessore Riboldi, se non ci saranno atti effettivi sarà chiaro lo scollamento tra realtà e annunci roboanti, e prenderemo azioni conseguenti".

Simone Giraudi

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