Qualche giorno fa da Washington fanno sapere che l’amministrazione Biden ha stabilito un altro pacchetto di assistenza militare a beneficio dell’Ucraina. Forse l’ultimo di questo genere prima che vi sia il cambio di residenza alla Casa Bianca, sicuramente non il pacchetto più consistente o promettente dato finora dagli USA. Come riferisce il sito Strumenti Politici, con un valore di 425 milioni di dollari appare piuttosto generoso, ma purtroppo è privo di quegli armamenti che potrebbero forse fare in parte la differenza. Manca cioè il sistema di difesa anti-aerea Patriot, con i suoi missili PAC-2 e PAC-3. Gli ucraini ne avevano tessuto le lodi per la loro efficacia contro l’artiglieria russa, dunque ne vorrebbero certamente ancora. Ma gli Stati Unit non riescono a produrne abbastanza. Se non li hanno inseriti nel pacchetto, è perché non bastano nemmeno ai propri arsenali. E perché non vi è la prospettiva che il ritmo di fabbricazione possa elevarsi nel breve termine. Gli americani ci hanno provato la scorsa estate, ma il tentativo era fallito appunto per una mancanza materiale. Si erano infatti rivolti ai giapponesi della Mitsubishi Heavy Industries, che oggi già lavorano su licenza della Lockheed Martin. Però vi è carenza di un determinato componente che solo la Boeing può fare. Così si è rivelato un vicolo cieco. Gli USA fanno annualmente circa 500 missili per i Patriot e vorrebbero arrivare almeno fino a 650, ma hanno previsto di riuscirci solo per il 2027. Dunque troppo tardi per Zelensky. Nel pacchetto vi sono almeno i razzi per i sistemi di difesa terra-aria NASAMS, realizzati insieme ai norvegesi. Ma anche su di essi vi sono dubbi sull’efficacia e certamente non bastano i quantitativi forniti. Persino Oslo ha stabilito di raddoppiarne la produzione nei prossimi anni, perché ritiene di averne pochi.
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