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Attualità | 27 ottobre 2024, 13:06

A Mondovì il premio Res Publica insegna come "reagire a un mondo incattivito" [VIDEO]

Ieri (26 ottobre) le premiazioni nella chiesa della Missione, e gli interventi della giornalista di guerra Stefania Battistini e dell'esperto di geopolitica Dario Fabbri

A Mondovì il premio Res Publica insegna come "reagire a un mondo incattivito" [VIDEO]

Nel pomeriggio di sabato 26 ottobre, la Chiesa de la Missione di Mondovì - nell’armoniosa cornice di affreschi, opera di Andrea Pozzo - ha ospitato la settima edizione del Premio Res Publica. La cerimonia ha avuto inizio con il saluto da parte del Presidente del Premio Antonio Maria Costa che ha lodato l’apertura sempre più internazionale che contraddistingue il premio e che ha enunciato il tema per l’edizione di quest’anno: “reagire a un mondo incattivito”.

Il Presidente ha sottolineato come il nome stesso del premio rappresenti il desiderio comune di apprendere l’uno dall’altro per capire insieme come risolvere e affrontare i problemi che affliggono il nostro mondo e lo rendono incattivito.

L'esperienza "dal fronte" di Stefania Battistini

La giornalista Battistini aveva ricevuto l’anno scorso il riconoscimento Premio Res Publica per la categoria “Giornalismo di guerra e cronaca del fronte”, ma non aveva potuto ritirarlo di persona per ragioni lavorative: quest’anno, ospite, ha affascinato la platea raccontando la sua esperienza come giornalista di guerra.

Recentemente è stato emesso un mandato di arresto da parte del tribunale distrettuale Leninsky di Kursk in Russia che accusa i giornalisti Simone Traini e Stefania Battistini di essere entrati illegalmente in Russia dall’Ucraina per filmare la situazione: Battistini ha fatto notare quanto le attuali guerre di aggressione stiano investendo anche il campo dell’informazione, cercando di imbavagliare la stampa che lavora direttamente sul campo per nascondere o deviare la diffusione della Verità.

Facendo allusione al suo periodo in Medio Oriente nei giorni immediatamente successivi al 07/10/2023, Battistini racconta come fosse evidente che Hamas volesse colpire proprio le persone che cercavano di costruire un dialogo e di trovare soluzioni. Di fronte a tanto orrore, la giornalista ha imparato anche a ridimensionare il proprio rapporto con la paura: “la tua vita sembra minuscola rispetto al loro dramma”.

La giornalista ricorda, poi, le parole simboliche del giornalista Lorenzo Cremonesi nei confronti di Putin: “non sarai tu a riscrivere le leggi del giornalismo di guerra”. Rimanendo in tema, la reporter Battistini esprime il suo desiderio di tornare a fare il suo lavoro il prima possibile. La reporter ha sottolineato che un giornalismo di cronaca fatto sul campo e con onestà intellettuale anche quando i fatti contrastano con i propri valori personali, dev’essere necessariamente accompagnato da analisi geopolitiche che possano astenersi dall’inevitabile componente emozionale forte.

Nel video che segue, la giornalista ha risposto ad alcune domande per i lettori di Targato CN: spiegando quanto è fondamentale studiare e conoscere per poter reagire “a un mondo incattivito” -tema dell’edizione del Premio di quest’anno -, Battistini inquadra la concezione dell’Ucraina nei libri di Storia e nella narrazione comune e ricorda l’importanza del giornalismo embedded per avvicinarsi ai fatti e alla Verità.

Fabbri, Kant e la "percezione della realtà"

Ricollegandosi al discorso e alla testimonianza della giornalista Battistini, Dario Fabbri spiega come il mondo occidentale si sia creato una personale percezione della Storia che non concepisce più una pluralità di storie, ma tende invece alla linearità e ad essere costruita su pregiudizi legati spesso alla mancanza di un adeguato studio e approfondimento delle dinamiche e alla convinzione che l’ambizione di tutti i popoli del mondo sia anelare a diventare come noi occidentali.

Citando Kant, infatti, Fabbri sottolinea come ormai la “percezione conti più della realtà” e invita a uscire dalla nostra occidentale percezione del mondo allargando la nostra visione.

Tutti i premi

Il Sindaco di Mondovì Luca Robaldo in quanto padrino introduce la premiazione facendo notare quanto questa iniziativa consenta a Mondovì di essere protagonista dell’attualità e simbolo della sinergia del nostro territorio.

L’Arsenale della Pace di Torino, nella persona di Ernesto Oliveri e della Presidente Rosanna Tabasso, hanno ricevuto il riconoscimento per l’impegno dimostrato nella protezione del prossimo: quella che in passato era una fabbrica di armi, è diventata una casa di pace aperta alla continua accoglienza di persone in difficoltà, al dialogo e alla formazione. La Presidente sottolinea l’importanza del dialogo per entrare in relazione con il personale mondo dell’Altro e ricorda come questo sia una responsabilità civile che ognuno di noi nel suo piccolo dovrebbe prendersi.

Il padrino di questa categoria, Ezio Raviola in rappresentanza della Fondazione compagnia San Paolo, ha consegnato a Ilwad Elman – direttrice del Elman Peace Centre in Somalia - il riconoscimento per l’impegno dimostrato nel promuovere il rispetto e la dignità per le persone con uno spirito di resilienza e giustizia.

Elman e la sua organizzazione sono impegnati a promuovere la pace in Somalia sostenendo le donne tramite centri antistupro, interventi mirati alla sicurezza e al disarmo per facilitare il ruolo delle donne come portatrici di pace nella società e per rieducare i bambini-soldato a cui è stata spesso negata un’infanzia e un’istruzione adeguata.

Elman racconta che la sua nazione è in guerra da sempre e che vede ogni giorno le facce delle persone stanche dei conflitti: non solo è ottimista nel credere che la pace è possibile, ma ne è proprio convinta poiché si sente ispirata dalla sua nazione di giovani speranzosi e determinati a cambiare il futuro, anche se spesso vengono volontariamente esclusi dall’apparato politico. Nonostante i leader locali non vedano la pace come una priorità, Elman continua a promuovere iniziative che non sono realizzate per aspettare la pace, bensì per lavorare perché arrivi.

Gianluigi Gola, socio fondatore del Premio Res Publica, ha premiato il magistrato Raffaele Guariniello per aver condotto inchieste con la determinazione di promuovere la giustizia sul lavoro, il rispetto della persona e soprattutto il lavoro come luogo di crescita e realizzazione personale. Il magistrato ha sottolineato come le leggi sulla sicurezza sul lavoro che abbiamo in Italia non siano inadeguate, ma è necessario che le competenze in materia non siano solo territoriali, bensì nazionali. 

Elena Merlatti, presidente della Fondazione CRC, ha consegnato alla Mae Fah Luang Fundation nella persona di M.L Dispanadda Diskul il riconoscimento per l’impegno dimostrato nella promozione dello sviluppo sostenibile, del miglioramento ambientale, della lotta al narcotraffico e del coinvolgimento delle comunità locali e delle giovani generazioni. L’organizzazione si fonda sull’assunzione che la pace è la soluzione alla povertà e alla mancanza di opportunità, i problemi che al momento maggiormente affliggono la Tailandia. 

Maura Leonti, vice Presidente del Premio Res Publica, ha concluso evidenziando che lavorare per la res publica non è facile, ma tutti possiamo contribuire tramite il nostro percorso di vita: è sufficiente essere determinati a migliorare la comunità.

Chiara Croci

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