Oggi incontriamo Fabrizio Molineri.
Mi chiamo Fabrizio, ma molti mi conoscono come Molinoir, il mio nome d’arte. Sono un DJ e produttore italiano, ho 39 anni e la musica è la mia vita. Ma c’è un’altra passione che mi accompagna da sempre: i viaggi. Vivo a Vicoforte, vicino a Mondovì, ho una compagna e due gatti. Per me, ogni avventura è una scoperta, una nuova sfida.
Parlaci del tuo ultimo viaggio. Dove sei stato?
Sono stato in Uzbekistan, una terra che mi ha sorpreso sotto ogni punto di vista. È il 37° paese che visito e, come ogni tanto accade, il viaggio è iniziato in modo tutt’altro che semplice. Due giorni prima della partenza, ho ricevuto la notizia della cancellazione del volo. Alla fine, dopo ore di trattative con la compagnia aerea e una buona dose di stress, sono riuscito a partire, ma con un itinerario più complicato: Malpensa- Belgrado -Istanbul - Urgench. E così è iniziata l’avventura!
L’impatto con l’Uzbekistan è stato travolgente. Appena atterrato a Urgench, sono ripartito subito per Moynaq, percorrendo 750 km nel cuore del deserto per vedere il lago d’Aral. In passato, copriva una superficie 60.000 km², ma oggi è quasi completamente prosciugato a causa dell’inquinamento ambientale. La città, un tempo florida grazie alla pesca, oggi è un luogo con un paesaggio desolante. Vedere quello che è successo ti scuote profondamente, e ti fa riflettere su quanto l’intervento umano possa devastare un ecosistema. Camminare, in quello che una volta era un luogo vivo, e vedere i relitti delle barche abbandonate è stato impressionante. Parlare con la gente del posto, ascoltare i loro racconti su come le malattie respiratorie abbiano colpito la popolazione a causa dei pesticidi riversati nel lago, ti fa capire quanto irreparabile sia stato il danno dell’uomo.
Come ti sei spostato durante il viaggio?
In auto, anche se l’Uzbekistan ha una rete ferroviaria molto avanzata, probabilmente con treni persino più moderni dei nostri Italo e Freccia Rossa. Un’esperienza unica è stata fare l’autostop. Il trasferimento da Nukus a Khiva, è stato un viaggio nel viaggio; sono riuscito a trovare un passaggio senza alcun problema, e ho scoperto qualcosa di unico: le antiche fortezze di fango.
Raccontaci ?
E’ stato uno dei momenti più intensi. Nel deserto di Khorezm, ci sono dei capolavori di terra e acqua che svettano contro il cielo e sfidano i secoli. Ayaz Qala con la sua imponenza trasporta il visitatore in una dimensione sospesa nel tempo. Il silenzio del deserto, rotto solo dal vento, poi, rende il luogo ancora più suggestivo. Toprak Qala è stata magica: una residenza reale ormai in rovina, ma ancora capace di evocare la grandezza del passato. L’atmosfera era unica, e per un istante ho sentito di essere parte di quella storia antica, immerso in un mondo ormai perduto.
E la popolazione dell’Uzbek ?
Le persone mi fissavano, non per diffidenza, ma per un desiderio semplice e puro di conoscermi. Era come se, per un attimo, fossi diventato parte di quel mondo, così lontano eppure così vicino. Ma il momento più emozionante l’ho vissuto in un mercato. Una bimba, con gli occhi grandi e il viso pieno di dolcezza, mi è corsa incontro. Non parlava inglese, ma non servivano parole: voleva una foto, un piccolo ricordo di quell’incontro fugace. Quando le ho mostrato l’immagine sullo schermo, la bambina, senza dire nulla, mi ha abbracciato forte, come se fossi un fratello maggiore o uno zio che non vedeva da tempo. Un gesto semplice, ma così carico di affetto ed innocenza che mi ha commosso profondamente. In quel sorriso c’è tutta l’anima dell’Uzbekistan. Nonostante la povertà evidente, lo stipendio medio è di appena 300 o 400 euro al mese, la vita in Uzbekistan è fatta di piccole gioie: il calore delle persone e la voglia di condividere. La vera ricchezza della semplicità, come quella di una bambina che non conosce le tue parole, ma sa parlare al tuo cuore.
E’ un Paese sicuro quindi ?
Assolutamente si. Mi ha sorpreso scoprire che la criminalità è quasi inesistente. Ci sono storie di turisti che hanno smarrito oggetti di valore, e li hanno ritrovati subito grazie alla polizia turistica. È un paese dove la fiducia e la sicurezza sono palpabili. Questo ti permette di goderti il viaggio senza troppe preoccupazioni.
C’è un luogo che ti ha colpito particolarmente?
Sì, sicuramente Khiva. È una città che sembra uscita da un sogno. Camminando per le sue strade ti senti immerso in una fiaba. Ogni angolo ti sorprende: dalle mura della città vecchia alla gente per strada, è un luogo dove la storia e la vita quotidiana si fondono in modo sorprendente. Khiva ti rapisce per la sua atmosfera, dove ogni pietra come ogni volto, è un racconto appassionante.
Dove prosegue il viaggio ?
A Samarcanda, la città più famosa. All’arrivo, però, il tempo era grigio e l’approccio non è stato dei migliori. Ma il giorno successivo, con il sole, la città ha cambiato volto: colori vivaci, monumenti straordinari e una tradizione che si respirava ovunque. Alla fine, è stato amore, proprio come avevo immaginato. La prima tappa è stata il Registan, la maestosa piazza con le sue “Madrase” dalle facciate decorate e brillanti; un tempo, crocevia per mercanti e studiosi, mi ha rapito subito. Poi Il Mausoleo di Gur-e-Amir, con la sua cupola blu dove riposa Tamerlano “il Conquistatore”, e la Necropoli di Shah-i-Zinda che mi ha tolto il fiato: i mosaici turchesi e la spiritualità del luogo, mettono in scena un mondo sospeso tra il cielo e la terra.
Perché hai scelto proprio l’Uzbekistan?
Perché non è una meta turistica di massa, e questo per me è fondamentale. Amo i luoghi dove la lingua non è un ostacolo superabile con l’inglese, e dove devi affidarti all’umanità per farti capire.
Qual è il tuo “viaggio” nel cassetto ?
Il mio grande sogno è la Dancalia, in Etiopia. È uno dei luoghi più estremi del pianeta, con un paesaggio unico e condizioni di viaggio molto difficili, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Mi attrae perché non è una destinazione facile. Voglio esplorare un luogo dove pochi hanno il coraggio di andare, e immergermi in un ambiente selvaggio. Lo immagino come un viaggio che fa battere il veramente il cuore.
Cosa ti affascina di questi luoghi così estremi?
La possibilità di andare oltre i limiti, di uscire dalla mia zona di comfort. In ogni viaggio cerco qualcosa che mi metta alla prova, che mi faccia scoprire non solo luoghi, ma anche parti di me stesso che non conoscevo. La Dancalia rappresenta tutto questo: un’avventura fuori dal comune, dove la natura mostra la sua potenza e tu devi adattarti per vivere l’inaspettato.
IN & OUT UZBEK
porta con te
- Un PORTAFOGLIO CAPIENTE (LA MONETA VALE POCO)
- Una POWER BANK
- La VOGLIA DEL DIVERSO
Lascia a casa
- Lo SMOKING
- Il TROLLEY
- I PREGIUDIZI
Valutazione : 4 zaini
Legenda:
1 zaino (non vale il viaggio )
2 zaini (meglio andarci in vacanza )
3 zaini (vale il viaggio ma..)
4 zaini (viaggio da non perdere )
5 zaini (vale più di un viaggio)