Economia - 25 ottobre 2024, 11:00

Le ACLI prendono posizione netta contro l’introduzione dell’Iva per l’associazionismo del Terzo Settore

Le Acli non chiedono al Governo di opporsi alla procedura d'infrazione europea che ha imposto questo passaggio, ma, così come avviene ora, il riconoscimento di esclusione dall’Iva per l’associazionismo del Terzo settore per le attività senza diretta corrispondenza tra contributi versati dai soci e costi effettivi sostenuti.

Dal 1° gennaio 2025 le attività associative del Terzo settore saranno soggette all’imposta sul valore aggiunto (Iva), pertanto, le previsioni formulate dal Governo obbligheranno gli enti a un forte e costoso aggravio burocratico tra cui, di fatto, la tenuta del registratore di cassa.

Sono state proposte all’attuale Governo soluzioni affinché l'entrata in vigore della norma non valga ad alcune condizioni, anche in considerazione del fatto che lo Stato rischia di dover rimborsare l’eventuale Iva non recuperata dalle associazioni al momento delle erogazioni delle prestazioni mutuali, ovvero quelle rivolte ai propri soci.

“Le associazioni del Terzo settore – dice il presidente provinciale delle Acli cuneesi Elio Lingua – aggregano in Italia milioni di persone, che organizzano nelle città e nei territori più isolati, come molti nella nostra provincia, risposte ai bisogni delle comunità, alle fragilità, alle disuguaglianze Generano relazioni e costruiscono prossimità sotto forma di spazi aperti, cultura, socialità. Sono espressione della libertà, una libertà sancita anche dalla Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea e riconosciuta dalla Costituzione italiana. L’Iva sulle attività mutuali sarà quindi un colpo alla stessa libertà di associazione”.

Le associazioni sostengono le proprie attività sociali con l'autofinanziamento e la condivisione delle spese: equiparare tutto ciò alla vendita lede l'esercizio della libera partecipazione delle persone, specie dei meno abbienti, ed equipara la solidarietà al commercio.

Le Acli non chiedono al Governo di opporsi alla procedura d'infrazione europea che ha imposto questo passaggio, ma, così come avviene ora, il riconoscimento di esclusione dall’Iva per l’associazionismo del Terzo settore per le attività senza diretta corrispondenza tra contributi versati dai soci e costi effettivi sostenuti.

Tale esclusione è già prevista per altri soggetti, peraltro senza alcuna condizione particolare circa l'equilibrio tra spesa ed incasso.

Il Terzo settore e l’associazionismo contribuiscono allo sviluppo e alla coesione sociale del Paese.

Per questa ragione la Corte costituzionale ne ha riconosciuto il ruolo nella realizzazione di attività di interesse generale a favore delle persone e delle comunità.

C.S.