Al Direttore - 24 ottobre 2024, 10:32

"Piano di Gestione Rete Natura poco calato sulla realtà: invito chi si è occupato della stesura normativa ad aggregarsi ad un margaro per un mese"

Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere comunale borgarino Marco Bassino, gestore del rifugio Questa

Marco Bassino

Anche il consigliere comunale borgarino Marco Bassino si esprime sulle Direttive del Piano di Gestione Rete Natura, “stesura e aggiornamento dei Piani naturalistici”. Riceviamo e pubblichiamo la sua lettera integrale:

La mia attività nel settore dell’imprenditoria agricola e turistica come allevatore e gestore di un rifugio alpino, nonché come amministratore locale, mi permette di conoscere da vicino anche le realtà burocratiche connesse a queste attività. 

Recentemente ho voluto dedicarmi alla lettura ed approfondimento di quelle che saranno le nuove direttive per il Piano di Gestione della Rete Natura, conoscendo bene la realtà dell’area Parco e le vallate limitrofe, anche a livello venatorio, analizzandole con gli occhi di chi sul quel territorio ci vive insieme ad una vastissima gamma di operatori (rifugisti, agricoltori, commercianti, amministratori…) e abitanti, che rendono il nostro territorio uno spettacolo ammirato da visitatori di tutto il mondo. 

Leggendo un paragrafo dietro l’altro si incontrano concetti sensati, validi se si prendesse in considerazione un’area in cui le comunità umane e le attività a queste connesse fossero totalmente assenti o presenti in una parte microscopica, e soprattutto se non fossero essenziali per la sopravvivenza del territorio. 

Si tratta di una lista di divieti, imposizioni e limitazioni che andrebbero emanati nei confronti di tutti i lavoratori e frequentatori dell’area: boscaioli, allevatori, commercianti e gestori di attività turistiche, visitatori ecc. (ovvero a carico di tutti coloro che portano ricchezza alle vallate). 

Nel testo si evince più volte la finalità delle direttive: ridurre o cessare le attività umane sul territorio per garantirne la conservazione e la biodiversità; o in alternativa modificarle affinché siano svolte in modo “corretto” (come ad esempio nel caso della pastorizia), senza però indicarne la modalità o i mezzi, proponendo interventi di fatto impossibili, ignorando completamente le risorse a disposizione delle comunità per raggiungere gli obbiettivi preposti. 

Spesso vengono esposti concetti ben noti, come l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali dovuto al decremento della popolazione valligiana, tuttavia non si fornisce alcun suggerimento di contrasto al problema. 

Anzi, spesso seguono una serie di rigorose norme da rispettare per i pochi rimasti a esercitare tali pratiche, invece che favorirne la conservazione o l’incremento. 

Discorso analogo per il turismo, pilastro portante dell’economia territoriale, considerato un fattore di disturbo insieme al traffico stradale, sia per il periodo invernale con lo sci alpino e d’alpinismo che con quello estivo a causa del “calpestio eccessivo” da parte dei visitatori, proponendo quindi chiusure stradali e riduzione del passaggio di turisti. 

Eppure non una parola, tra tutte le pagine delle Direttive, sui danni dovuti dai cinghiali negli alpeggi, o l’esubero incontrollato della popolazione di cormorani lungo i corsi d’acqua. 

Da amministratore locale e operatore non posso che sperare nel buonsenso di chi si troverà ad approvare e far rispettare tutto ciò… ricordando che nessuno meglio della gente di montagna sa cosa sia il bene per il territorio. Ed inviterei coloro che si sono occupati della stesura normativa ad aggregarsi per esempio ad un margaro, anche solo per un mese durante la stagione dell’alpeggio. 


Marco Bassino

consigliere comunale di Borgo San Dalmazzo

lettera firmata