Attualità - 20 ottobre 2024, 07:33

Settore moda in sofferenza, ma la Granda è in controtendenza: le esportazioni segnano un +77%

In Piemonte il comparto moda conta 1.600 imprese e circa 6 mila addetti. La Granda è la provincia piemontese che cresce di più, con un giro di affari di 79 milioni nei primi sei mesi del 2024

Il settore moda soffre ancora per il ritardo nella ripresa post-Covid. La domanda mondiale debole, infatti, sta influendo negativamente anche sulle circa 1.600 imprese artigiane del comparto moda del Piemonte (tessile, abbigliamento, pelle), con circa 6mila addetti.

In Italia nei primi sei mesi del 2024 le imprese della moda hanno registrato un calo del 5,3% delle esportazioni, pari a una perdita di 1,8 miliardi di valore. In pratica, tra gennaio e giugno, le aziende hanno visto calare di 9,7 milioni di euro al giorno i ricavi da vendite all'estero. I crolli maggiori per l'export della moda riguardano i mercati di Svizzera (-54,9%), Regno Unito (-9%) e Germania (-7,1%).

A livello provinciale è Varese ad aver subito il calo più intenso (199 milioni, -28,7%), seguita da Firenze (778 milioni, -16,5%), Treviso (204 milioni, -15,7%) e Biella (127 milioni, -15,6%); Torino subisce un calo di -0,2% (-1 milione). 

In controtendenza Vercelli (153 milioni, +28,4%); Novara (170 milioni, +44,1%); Cuneo (79 milioni, +77,2%).

In Piemonte il Sistema Moda (tessile-abbigliamento, pelli, cuoio e calzature) rappresenta ancora un settore trainante dell’economia regionale, soprattutto nell’export - afferma Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino -I dati provinciali relativi all’export nel primo semestre 2024 sono in ascesa, fatta eccezione per Torino che registra un calo di -0,2% (-1 milione) La qualità delle nostre produzioni ci sono riconosciute in tutto il mondo e riteniamo che sia arrivato il momento di garantire una maggiore stabilità ad un marchio di alto valore come il Made in Italy. Il settore ha retto il periodo pandemico, ma altre situazioni geopolitiche internazionali e le nuove misure imposte a livello europeo, anche sulla sostenibilità, stanno mettendo a dura prova la sua resilienza. Infatti Il Governo ha riconosciuto lo stato di crisi del comparto, prova ne è la convocazione del Tavolo di Crisi del Sistema Moda convocato recentemente, ma la sfida è alta”.

In Italia nel settore sono attive 49.593 micro e piccole imprese con 279mila addetti, il 61,5% del totale del settore. Le 34mila imprese artigiane attive danno lavoro a 139 mila addetti, pari al 30,6% dell’occupazione della moda.

Sono questi i numeri più recenti, elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato su dati ISTAT, che confermano la vocazione artigiana del comparto.

Simbolo del Made in Italy nel mondo, la moda è il fiore all’occhiello della tradizione manifatturiera artigiana italiana – afferma De Santis tantissime creazioni sartoriali dal taglio perfetto, calzature in materiali di alta qualità e accessori su misura. Pezzi veramente unici che il mondo ci invidia. Non dobbiamo, però, nascondere come la sartoria artigiana, negli ultimi vent’anni, sia stata abbandonata a se stessa, sacrificata sull’altare di prodotti di massa e delle griffe internazionali per fortuna la globalizzazione, la massificazione e l’omologazione hanno scatenato un fenomeno di pari forza ma opposto: la voglia di personalizzazione, originalità, qualità e buon gusto. In questo promo semestre, va purtroppo evidenziato che il comparto Tessile Abbigliamento Pelli, Cuoio e Calzature sta soffrendo maggiormente ed ha bisogno di un’attenta analisi dell’andamento del mercato per individuare una strategia di sostegno e di rilancio”.

Quella attuale è una situazione difficile ma che si registra da tempo e che negli ultimi mesi si è aggravata per tutto il settore TAC (tessile, abbigliamento, calzature) – conclude De Santis – problemi più gravi lamentati dalle imprese sono: il costo del lavoro, il calo degli ordinativi, i costi delle materie prime e dell'energia ma le nostre imprese provano a reagire, incrementando le azioni promozionali e cercando di essere più presenti sul mercato. Inoltre, la frammentazione delle commesse e l’incertezza della programmazione stanno attivando una spirale pericolosa che richiede una particolare attenzione, per questo servono subito interventi strutturali per rilanciare il settore di punta del made in Italy nel mondo, ad alta vocazione artigiana. Le nostre imprese hanno necessità di un sostegno, anche in forma di decontribuzione, per far fronte ai costi legati a ricerca e sviluppo, alla digitalizzazione delle collezioni, alla formazione del personale. Confidiamo, infine, che il governo possa sospendere i versamenti tributari per le imprese in crisi".

redazione