Eventi - 15 ottobre 2024, 11:45

ConversAzioni: La Festa della Cooperazione di comunità, per la terza volta in Valle Po

Dal 4 al 6 ottobre Lou Pourtoun - Centro civico e culturale della Valle Po ha ospitato la terza edizione di ConversAzioni, un appuntamento ormai consolidato per le cooperative di comunità e le imprese di territorio.

Dal 4 al 6 ottobre Lou Pourtoun - Centro civico e culturale della Valle Po ha ospitato la terza edizione di ConversAzioni, un appuntamento ormai consolidato per le cooperative di comunità e le imprese di territorio. Comunità Sostenibili. Il ruolo della Cooperazione è stato il titolo dell’edizione 2024: uno spazio collettivo di pensiero e confronto dedicato al lavoro e alla cooperazione di comunità quale strumento e metodo di innovazione sociale alternativo e generativo, dispositivo per attivare comunità e luoghi. Ma anche terreno di condivisione e connessione tra imprese e culture differenti, base necessaria per un’azione strategica e sovraregionale. 

Anche per questa edizione, Confcooperative Habitat Piemonte e la cooperativa Viso A Viso, hanno ritenuto fondamentale come partner e sostenitori, coinvolgere, come già positivamente fatto nel 2023, le diverse società di sistema di Confcooperative: le federazioni regionali come partner locali, oltre ad alcune cooperative associate come partner tecnici.


ConversAzioni off

Il Festival in Valle Po è stato anticipato da ConversAzioni off, due incontri  territoriali il 26 luglio 2024 a Demonte (Cn) grazie al coinvolgimento di Confcooperative Piemonte Sud insieme alla Cooperativa di Comunità le Valli e il 20 settembre 2024 a Torre Pellice (To), organizzato da Confcooperative Piemonte Nord e la Cooperativa di Comunità Escarton 

La scuola in cammino


La seconda novità di questa edizione del festival, è stata la Scuola di ConversAzioni. Momenti di condivisione di buone pratiche tra i partecipanti (cooperative, singole persone interessate, steakholder, istituzioni, ecc.) e confronto con esperti, per apprendere, progettare e sperimentare su tematiche specifiche. Il tutto lungo i sentieri e nei boschi di Ostana, accompagnati dal bramito dei cervi.

I laboratori hanno esplorato il concetto di sostenibilità da un triplice punto di vista: ambientale, culturale, economico. 

Introdotti da Stefano Arduini, direttore di Vita, Ferdinando Cotugno, giornalista e Igor Vigna, direttore del Consorzio Forestale del Canavese, i laboratori sono stati condotti da Andrea Fenoglio, Raffaella Bonino, Laura Cantarella, Federico Bernini e Paola Pezzatti, soci di Viso A Viso.

Il laboratorio sulla sostenibilità ambientale si è concentrato pragmaticamente su alcuni processi in grado di valorizzare la biodiversità creando allo stesso tempo economia nei territori montani: il progetto per la creazione di una filiera per la valorizzazione della selvaggina in Valle Po; l’esperienza dell’Associazione Valle Malone che ha recuperato 195 km di sentieri in poco più di 10 anni; il progetto Robin Wood nel territorio di Ostana quale prima sperimentazione di valorizzazione di pascoli alberati; Alpstream, Laboratorio per lo studio dei fiumi alpini, centro di ricerca ma anche crocevia di ambiti disciplinari diversi, avendo ospitato negli anni corsi di veterinaria, di chimica e di altre discipline che in un ambiente “rinaturalizzato” vedono un campo di ricerca privilegiato.

Tra le questioni emerse: la necessità di professionalizzare la figura del manutentore di sentieri; la necessità di costituire aziende turistiche di territorio capaci di relazionarsi in maniera fluida con territori regionali e macroregionali; la possibilità di ibridazioni multidisciplinari ad esempio tra Alpstream e i progetti culturali del Centro civico e culturale Lou Pourtoun grazie alla divulgazione, la citizen science e la produzione culturale contemporanea.

Il laboratorio sulla sostenibilità economica ha esplorato un concetto diverso di valutazione delle progettualità per il futuro, oltre i dati strettamente numerici e con grande attenzione agli elementi abilitanti, le competenze, la capacità previsionale e la capacità di programmazione.
La sostenibilità da questo punto di vista trova significato nella sua radice anglosassone “sustain” che, in ambito musicale, riporta a un’idea di durata, di durevolezza. 

Grande attenzione è stata posta al ruolo dei GAL, soggetti intermedi per l'accompagnamento, lo sviluppo e la promozione delle imprese. Grazie all’approccio bottom up, la programmazione trova un momento di concertazione e condivisione con i territori. Un lavoro di attivazione e di relazione, nel quale l’ascolto dei diversi attori locali gioca un ruolo importantissimo.
Sono inoltre emersi il valore degli istituti bancari nei territori a maggiore rarefazione abitativa quali presidi di servizio e credito; l’importanza della mutualità con il territorio nell’operato di Fondo Sviluppo e in generale dello scambio tra imprese, abitanti e territori quale meccanismo virtuoso con il quale sviluppare un modello di sviluppo non estrattivo ma cooperativo

Il laboratorio sulla sostenibilità culturale ha innestato le proprie riflessioni sulla partecipazione quale condizione fondamentale. Neanche nei processi culturali legati alla transizione ecologica l’urgenza e l’emergenza possono cancellare l’interlocutore o la controparte.

Sono emerse, attraverso le progettualità presenti, alcune questioni in modo condiviso: evitare l’approccio estrattivo per qualunque pratica culturale; favorire una cultura innestata nei luoghi, che allo stesso tempo non si riduca al locale; interrogare e risignificare le parole (che portano con sé immaginari disegnando mondi e confini), presidiandole, abitandole con nuovi contenuti oppure abbandonandole; produrre un immaginario nei luoghi rurali, dato che spesso l’urbano pensa ciò che si trova fuori da sé in modo strumentale; produrre un immaginario che abiti presente e futuro evitando nostalgie estetizzanti; accettare che non tutti i vuoti del Paese possano essere riempiti e pretendere che per ogni progetto di spazio ci sia un progetto culturale e di impresa; pensare i bisogni futuri oltre che riconoscere quelli contingenti e presenti; riconoscere ai processi culturali un tempo medio lungo per impattare realmente nei luoghi con sostegno economico adeguato, esigenza riconosciuta sempre più dalle Fondazioni; ripensare una cultura realmente cooperativa (non come centro ma come struttura di raccordo che appartiene a una pluralità, una forza collettiva che si fa impresa e diventa economia); affrontare la parità di genere anche attraverso Il linguaggio e la pratica cooperativa che deve necessariamente agire in questo senso.


Si è sottolineato inoltre il valore di spazi culturali come Lou Pourtoun, luoghi ibridi, che sparigliano le carte, non normati, quei luoghi che producono cultura e lavoro nelle aree marginali italiane, luoghi che mostrano che agire culturalmente ha a che fare necessariamente con la collettività.


Gli esiti dei tre laboratori, se così si possono definire o piuttosto il tentativo di  definire un alfabeto comune, propongono un’idea di sostenibilità necessariamente complessa e multidimensionale, oltre facili retoriche e azioni una tantum. Delineano un percorso collettivo non scontato e a medio lungo termine, che non può prescindere dagli elementi fisici che definiscono i luoghi, dai sistemi di relazione, così come da linguaggi culturali che rendano possibile comprensione reciproca e narrazione.

Un Festival accogliente

I progetti di welfare culturale sviluppati da Viso A Viso hanno scandito i giorni del Festival. Il Piccolo Teatro ha accolto i partecipanti del festival il venerdì sera, guidato da Giulietta De Bernardi, attrice e regista teatrale.

La scuola di “O”, coordinata da Emanuela Cancellieri, ha aperto le porte ai bambini anche nel fine settimana affinché il fatto di avere figli non fosse impedimento alla partecipazione al Festival, ma anzi un’ulteriore dimensione di partecipazione.La Biblioteca Aperta di Ostana (gestita da Viso A Viso, pubblica, CAI e SBN) con lo spazio coworking ha ospitato i laboratori sulla sostenibilità. Il centro civico è stato, come nelle intenzioni ogni giorno, la casa di tutti.
La Merenderia alpina (Vilma Giletta, Fabrizio Favaro, Maria Caldera, Alan Crapanzano) ha reso possibile l’accoglienza nei momenti più conviviali e quindi preziosi.

Ad accompagnare il festival, tutte le narrazioni digitali di Martha Quiroz.

In concomitanza con l’apertura del Festival e introdotta dal curatore Andrea Lerda è stata inaugurata a Lou Pourtoun una parte della mostra Walking Mountains, progetto del Museo Nazionale della Montagna, che anticipa la mostra principale in programma a Torino dal 31 ottobre 2024 al 29 giugno 2025.  Con la speciale selezione di opere in mostra ad Ostana si crea un percorso immaginario che unisce la montagna alla città, rafforzando il viaggio di scoperta ed esplorazione del cammino come esperienza immersiva nei paesaggi montani che ci invita a riflettere sul nostro rapporto con il mondo.

La mostra sancisce una delle alleanze strategiche di Viso A Viso che, in logica metromontana, costruisce progetti attraverso alleanze di senso e ponti tra città e Terre Alte. 
https://www.museomontagna.org/events/walking-mountains/

Il futuro di ConversAzioni

ConversAzioni si riconferma quale piattaforma fondamentale per promuovere la  cooperazione di comunità e le imprese di territorio nella creazione di soluzioni innovative per le sfide contemporanee.

Dicono di ConversAzioni

VITA
https://www.vita.it/cosa-ci-dicono-quei-cinque-bambini-di-ostana/

AREALE (newsletter)

“È stata una settimana dura, dicevamo, quindi sento di voler cominciare da un luogo di speranza e da quello che ho imparato lì. Ho partecipato a Ostana, in Valle Po, alla terza edizione di ConversAzioni, il festival per riunire le esperienze di diverse cooperative di comunità che ci sono in Italia, organizzato da Viso A Viso. Ognuna di queste cooperative è un piccolo laboratorio di possibilità e custodire quel senso di possibilità è la cosa più importante che abbiamo oggi.

C'erano diversi workshop, quello a cui ho partecipato era sulla sostenibilità culturale. È una dimensione di cui parliamo troppo poco, perché la sostenibilità culturale è ciò che ci dice chi siamo noi come società nel corso del tempo. A volte ho la sensazione che molliamo troppo facilmente le parole importanti che abbiamo a disposizione, vengono colonizzate e allora noi le dobbiamo abbandonare per rifondarne altre: prima sostenibilità, poi è successo a resilienza, rigenerazione, a Ostana qualcuno ha proposto «rimetabolizzazione», ma a che serve creare parole nuove per poi cederle un paio di anni dopo allo sfruttamento del realismo capitalista e relativo marketing? Difendiamole, le parole che ci servono.

Durante il workshop, il direttore del periodico Vita, Stefano Arduini ha ricordato che un buon modo per dire sostenibilità è durevolezza, come in francese. Costruire oggetti, pratiche, comunità in grado di durare nel corso del tempo. Un'altra idea importante venuta fuori a Ostana, l'ha tirata fuori Ilda Curti, ex assessora del comune di Torino: la non sostenibilità dello straordinario. Ostana, con la sua rinascita da paese quasi scomparso a comunità alpina vibrante e piena di bambini, è un posto straordinario e invece queste realtà devono essere ordinarie per poter sopravvivere. Devono essere durevoli. Devono diventare delle banalità.

Dobbiamo aspirare a questo, in un mondo così fratturato e difficile con i 50 millibar che crollano in dieci ore: di poterci a un certo punto perfino annoiare, desiderare di diventare ordinari, e infine banali. I cambiamenti eroici servono, nelle fasi di riconquista del mondo, ma poi di solo eroismo i progetti muoiono. Lo so che oggi ci serve, quell'eroismo, perché dal Novecento noi abbiamo ereditato soprattutto vuoti, paesi vuoti e fabbriche vuote. E il nostro compito è riempire quei vuoti.


Ma dopo le stagioni eroiche dobbiamo poterli riempire di progetti durevoli e ordinari. Altrimenti vincono gli uragani.”