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Attualità | 14 ottobre 2024, 06:45

Bra, festa per la nuova area verde della Biblioteca e il murales dedicato a Grazia Deledda [FOTO]

In tanti hanno risposto all’invito dell’associazione Ichnusa per l’inaugurazione di sabato 12 ottobre

La grande festa dell’associazione Ichnusa, alla Biblioteca di Bra

La grande festa dell’associazione Ichnusa, alla Biblioteca di Bra

"Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta di problemi di generale interesse umano". Questa la motivazione del Premio Nobel per la letteratura conferito nel 1926 a Grazia Deledda.

L’isola natale “appartata” è la Sardegna. Lei, nata a Nuoro, è sempre rimasta legata a quella Sardegna rurale, che fa da sfondo al suo “Canne al vento”. Il mare, le bellezze naturalistiche e una storia ultra millenaria, fanno di quest’isola immersa nel mar Mediterraneo un posto quasi da sognare.

Chi non può o non ha in programma a breve di andarci, ma anche quelli che sono abituati, magari da anni, a frequentarla, devono sapere che un po’ di Sardegna è possibile respirarla anche restando qui, a Bra. E allora vi invitiamo a (ri)scoprirla insieme a noi.

La Sardegna che si può ammirare nella nuova area verde della Biblioteca civica, inaugurata sabato 12 ottobre, è proprio quella di Grazia Deledda, l’unica donna italiana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, 98 anni fa.

Un modo per renderle omaggio. Ma soprattutto un modo per ricordare e valorizzare il suo legame speciale con Bra, grazie all’associazione culturale “Ichnusa”, che dal 2004 è un importante punto di riferimento per i sardi residenti sotto la Zizzola.

Amore per la propria terra, condivisione di valori quali dignità, fierezza e ricchezza culturale sono i capisaldi dell’associazione che vanta il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Sardegna per cui è entrata a far parte della Fasi, la Federazione delle associazioni sarde in Italia, diventando a tutti gli effetti un presidio di cultura e di promozione sociale ed economica di una terra narrata con passione da Grazia Deledda.

Immergersi nella letteratura di Grazia Deledda è come intraprendere una conoscenza dell’anima, luogo di un’esperienza interiore, di profonda inquietudine e impulsi proibiti, di angoscia e costrizione. È questo il senso della targa, che è stata scoperta all’ingresso dell’area verde, denominata “area di riflessione e lettura”.

Di fronte a un folto pubblico, Paolo Mura, presidente dell’associazione culturale sarda “Ichnusa”, dopo i ringraziamenti, ha offerto un ritratto avvincente della personalità eccezionalmente determinata della Deledda, dicendo: «È necessario portare all’attenzione una tra le più illustri figure della Sardegna, riproponendo la sua opera e l’alto valore morale dei suoi scritti e della sua stessa vita. C’è soddisfazione per un risultato inseguito da tempo e che, grazie al grande lavoro di riqualificazione del Comune è finalmente realtà».

Non deve meravigliare, allora, che quest’area esterna della Biblioteca civica si sia arricchita del murales dedicato alla Deledda. Che, quindi, può essere conosciuta non soltanto attraverso i suoi romanzi e le sue novelle, ma anche attraverso il fascino dell’arte.

Oltre ai disegni che riportano il volto di una giovane Grazia Deledda, la magia della Luna ed elementi culturali della tradizione sarda, sono state inserite le parole della scrittrice che, nel libro “Amori moderni”, aveva detto: «Le più grandi cose si dicono in silenzio. Guarda la Luna...», sia in lingua italiana che sarda.

L’associazione Ichnusa e l’amministrazione comunale, rappresentata da sindaco Gianni Fogliato, accompagnato da colleghi della Giunta e del Consiglio, hanno ringraziato la pittrice Francesca Semeraro per l’opera realizzata in onore di Grazia Deledda, fatta con passione e ispirazione per offrire alla città la bellezza dell’arte e dei ricordi.

Dopo il taglio del nastro, il primo cittadino si è detto entusiasta dell’attività di questa associazione che, insieme a quelle presenti sul territorio, costituisce un’opportunità per conoscere e confrontarsi con costumi e stili di vita diversi dai propri, fonte di arricchimento culturale e scambio di valori. In questo senso, sono stati molto apprezzati gli abiti tradizionali sardi indossati per l’occasione da un gruppo di associati.

Nei saluti il sindaco ha voluto anche sottolineare «Come l’associazione Ichnusa esprima un forte legame con le proprie radici, che si traduce in capacità di valorizzare la Sardegna e la sua cultura; ma allo stesso tempo esprime un forte legame con la nostra città. Questi due elementi si fondono insieme e ci aiutano a crescere in consapevolezza e in cultura condivisa. Inoltre questo luogo così riqualificato rappresenta uno spazio dove le persone possono incontrarsi per leggere e riflettere, per dialogare e scambiarsi stimoli. Di tutto questo, oggi, ne abbiamo particolarmente bisogno».

A chiusura dell’inaugurazione - che aveva avuto il prologo venerdì 11 ottobre, al cinema Vittoria con la proiezione del film “L’amore e la gloria - La giovane Deledda” e che ha compreso il concerto tenuto al Polifunzionale G. Arpino dalla cantante Maria Giovanna Cherchi - tutti i partecipanti si sono fermati per un momento di convivialità, accompagnato da un buffet rigorosamente sardo.

Riscoprire la Grazia Deledda che è in ognuna di noi

Natascia Massa, vicepresidente dell’associazione culturale “Ichnusa”, ci spiega meglio il senso del progetto braidese legato a Grazia Deledda: «Esso prende vita dal desiderio di far conoscere una parte di Sardegna diversa, fatta di antichità e storia di tradizioni selvagge con le sue genti dal fascino arcaico, originale e per certi versi oscure nonché dalla volontà di lasciare un segno indelebile nella comunità braidese che vada a toccare la sfera della riflessione. Chi meglio di Grazia Deledda poteva impersonare la nostra sardità, ma soprattutto la nostra terra dai paesaggi aspri, agro pastorali con una lingua primitiva e le genti “vere”, gli odori di quella Sardegna che si ritrovano tuttora nel cuore della Barbagia e che merita di essere conosciuta. Infine, ma non per importanza, far meditare sul mondo femminile, prendendo ad esempio la figura di Deledda che con caparbietà e perseveranza ha combattuto per farsi spazio e pretendere il posto che meritava in una società di un’epoca ostile e avversa al femminismo. Vorremmo dare spunto alle donne di quest’epoca, lanciare un messaggio di emancipazione e di riscatto attraverso il modello Deleddiano. Riscoprite la Grazia Deledda che è in ognuna di voi».

Il filo rosso delle donne

All’inaugurazione c’era anche Rita Danila Murgia, Coordinatrice Nazionale delle Donne della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (FASI) e abbiamo raccolto le sue impressioni: «Subito dopo la mia elezione, avvenuta durante il VII congresso, tenutosi nel dicembre del 2021, mi sono impegnata con le donne a promuovere e valorizzare le attività letterarie, artistiche, economico/produttive femminili. Il progetto “Il filo rosso delle donne” promuove una serie di incontri e mette in relazione attività economiche declinate al femminile che si svolgono in Sardegna e nel Continente, nei luoghi dove siamo emigrate. Questo progetto dà corpo alle molteplici attività e mondi in cui si muovono le donne, donne che si occupano della gestione e manutenzione della nostra democrazia, economia, scienze, letteratura, ambiente, famiglia e salute delle persone e del territorio. Sono onorata di aver partecipato alla serata di inaugurazione del murales realizzato da Francesca, dedicato a Grazia Deledda e voluto dal circolo Ichnusa di Bra. Grazia Deledda rappresenta lo spirito delle donne sarde, discreta, determinata e forte, che con la sua scelta di vita e con le sue opere ha ottenuto il giusto riconoscimento con il Nobel per la letteratura nel 1926, prima donna italiana. Grazia è un’eredità, un patrimonio intimo che sostiene ed accompagna “nos femminas disterradas e sas fizzas nostras”, noi emigrate e le nostre figlie nate fuori dalla Sardegna».

Un po’ di biografia

Pronti ora a tornare tra i banchi di scuola? Bene. Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, nota semplicemente come Grazia Deledda, è nata a Nuoro il 28 settembre 1871, quinta di sette tra figli e figlie di una famiglia benestante. Dopo aver frequentato le scuole fino alla 4ª elementare, proseguì gli studi con un precettore dal momento che al tempo, anche in Sardegna, le ragazze non frequentavano le scuole superiori. Di fatto la sua formazione, soprattutto letteraria, è stata da autodidatta.

Di carattere quieto e trattenuto, la sua giovinezza venne segnata da una serie di tragedie famigliari molto dolorose: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi e divenne un alcolizzato, mentre il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca quando Grazia aveva soltanto 21 anni e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.

Nel frattempo però la giovane sarda aveva iniziato a scrivere. Pubblicò la sua prima novella nel 1886, all’età di quindici anni, su un giornale nuorese. Due anni dopo cominciò a collaborare con vari altri giornali e riviste, prima sarde e poi romane, di non particolare levatura. Poi pian piano, incomincia a diventare più nota e apprezzata.

Nell’ottobre del 1899 la donna si trasferì a Roma e l’anno seguente sposò Palmiro Madesani, funzionario del Ministero delle Finanze, conosciuto a Cagliari due mesi prima.

Il verismo della sua narrativa, i toni cupi e l’ansia di liberazione delle sue opere, le storie di passioni primitive che racconta nei suoi romanzi fecero breccia nella critica, anche all’estero.

Il 10 dicembre 1926 a Stoccolma, Grazia Deledda viene insignita del premio Nobel per la letteratura, vincendo il duello con Matilde Serao. L’autrice di Fior di Sardegna, Canne al Vento e Marianna Sirca, nella cronologia del premio, è la quarta donna a ricevere un Nobel e la seconda donna a ricevere il Nobel per la letteratura, dopo la scrittrice svedese Selma Lagerlöf. Le motivazioni: «Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano».

Ad oggi è l’unica scrittrice donna italiana ad aver ricevuto tale riconoscimento e il suo discorso alla platea riunita a Stoccolma è rimasto scolpito nella storia: «Sono nata in Sardegna; la mia famiglia è composta di gente savia, ma anche di violenti e di artisti produttivi».

Un tumore al seno di cui soffriva da tempo la portò alla morte avvenuta a Roma il 15 o 16 agosto, dipende dalle fonti, 1936, quasi dieci anni dopo la vittoria del premio Nobel. Le sue spoglie sono conservate nella chiesa della Madonna della Solitudine a Nuoro. 

Di sé scriveva: «Io non sogno la gloria per un sentimento di vanità e di egoismo, ma perché amo intensamente il mio paese, e sogno di poter un giorno irradiare con un mite raggio le fosche ombre dei nostri boschi, di poter un giorno narrare, intesa, la vita e le passioni del mio popolo, così diverso dagli altri così vilipeso e dimenticato e perciò più misero nella sua fiera e primitiva ignoranza. Avrò tra poco vent’anni, a trenta voglio avere raggiunto il mio sogno radioso quale è quello di creare da me sola una letteratura completamente ed esclusivamente sarda. Sono piccina piccina, sa, sono piccola anche in confronto delle donne sarde che sono piccolissime, ma sono ardita e coraggiosa come un gigante e non temo le battaglie intellettuali».

Tre domande (più 1) a Francesca Semeraro

È stata festa grande per tutto il pomeriggio di sabato 12 ottobre per l’inaugurazione della riqualificata area verde della Biblioteca civica Giovanni Arpino. A Francesca Semeraro si deve la realizzazione del murales in onore di Grazia Deledda, fatta con passione e ispirazione per offrire alla città di Bra la bellezza dell’arte e dei ricordi. Complimenti e... parola alla pittrice.

Francesca, a cosa ti sei ispirata per dipingere Grazia Deledda?

"Quando l’associazione Ichnusa mi ha chiesto un bozzetto artistico su Grazia Deledda è iniziata la mia ricerca sul web di un suo ritratto fotografico. Puntavo ad una giovane Deledda per andare un po’ contro le solite immagini di lei anziana e così è stato. A questo punto c’era da trovare una frase famosa e ho scelto quella tratta dal suo romanzo ‘Amori moderni’ che dice: “Le più grandi cose si dicono in silenzio. Guarda la Luna...”, scritta sia in lingua italiana che sarda. Così subentra l’elemento della Luna in un gioco di tre cerchi che animano lo sfondo. Un secondo cerchio con l’immagine del premio Nobel, elemento di grande pregio in quanto unica donna italiana ad averlo ricevuto, e terzo cerchio, dietro il ritratto di Grazia Deledda, un tipico cestino sardo. Al contorno ho inserito altri elementi che richiamano l’artigianato tipico sardo dei tappeti e delle ceramiche. Infine, dalla base emerge il profilo del Monte Ortobene, montagna simbolo di Nuoro, città natale di Grazia Deledda".

Che cosa hai imparato da questa donna, mentre lavoravi al murales e quanto tempo ci hai messo?

"Ho “conosciuto” attraverso le testimonianze una donna forte, determinata, coraggiosa, che nella sua vita, per quei tempi, è andata controcorrente per inseguire la sua passione! Un esempio e un modello che deve essere preso in considerazione. Durante le mie “20 giornate” spalmate nell’estate ho cercato di trasmettere tutto questo attraverso le pennellate, i colori e soprattutto nella sua espressione e nel suo sguardo".

Cosa ti auguri che provi la gente che osserva il murales?

"Mi auguro che le persone che guarderanno il mio dipinto possano sentirsi dolcemente “osservate” dallo sguardo di Grazia Deledda e invogliate a prenderla come esempio per le qualità che prima ho citato".

Che cosa hai provato realizzando l’opera?

"Come donna aver realizzato un murales dedicato a lei mi inorgoglisce tantissimo e sono fiera di averlo donato alla città nella quale vivo".

Silvia Gullino

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