Cronaca - 08 ottobre 2024, 17:35

Rapporti sessuali con le sorelline e i fratellini e fanatismo religioso: la vicenda finisce in tribunale

Una triste vicenda che arriva da un centro delle Langhe. Un contesto difficile, di povertà e religiosità rigidissima, degenerato in violenza e nel silenzio dei genitori. I fatti, di competenza del tribunale di Torino, si collocano tra il 2017 e il 2021

Immagine di repertorio

Una madre, nove figli e un’abitazione di fortuna costruita dal padre nelle campagne di un centro delle Langhe. Un’educazione religiosa rigidissima, che si sarebbe risolta anche in botte con la cinghia, preghiere, redenzione e il silenzio dei genitori che non avrebbero impedito nulla di tutto ciò che avvenne sotto il loro tetto.

C’è tutto questo nell’inchiesta giudiziaria in corso al tribunale di Torino, piombata sulle spalle di una famiglia di origini romene e che, nei giorni scorsi, per la mamma e suo figlio, ha messo un punto di fronte alla Corte d'Assise d'Appello. Per il padre, invece, il lungo travaglio processuale dovrà ricominciare di fronte a un altro di palazzo di giustizia, quello di Cuneo.

Tutto nacque quando uno dei nove figli raccontò alle sue insegnanti che cosa succedeva a casa: suo fratello maggiore lo toccava in modo strano. Da qui, le indagini condotte della Procura di Torino portarono all’arresto del ragazzo e alla scoperta che quelle “strane carezze” in realtà erano anche rapporti sessuali, consumati con le sorelline più piccole. Fatti, questi, che si sono trascinati per anni e anni rimanendo nei silenzi più assordanti dei segreti famigliari.

Le violenze per cui il ragazzo è stato processato e condannato in abbreviato dal “tribunale degli adulti” vanno dal 2017 al 2021, anno in cui è diventato maggiorenne. Gli episodi pregressi, invece, quelli che si sarebbero consumati a partire dal 2006, sono al vaglio del tribunale per i minorenni.

Il ragazzo, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari e con regolare lavoro nel Braidese, ha dovuto rispondere anche di detenzione di materiale pedopornografico, motivo per cui le indagini sono state svolte a Torino.

Ad aggravare le accuse nei suoi confronti, anche il fatto che le sue sorelle ai tempi avessero meno di dieci anni. Ad oggi, alcune di loro si trovano in comunità mentre un'altra ha preso i voti e vive in un convento in Romania con due fratelli.

Il ragazzo è assistito dal legale bolognese Claudio Cenacchi, che ha scelto il rito abbreviato. La pena finale inflitta in secondo grado è stata di 8 anni di carcere. “È un contesto che va in qualche modo capito e decifrato - ha spiegato il legale -. Quel fanatismo religioso si inserisce come un elemento di grande aggressività: è un modo per soffocarne tutte le necessità e richiesta di aiuto. È reo confesso, ha capito che cosa ha fatto. Il processo per lui è stato un’occasione e questo è stato merito della misura inflitta degli arresti. Lavora e gli sono sempre state concesse tutte le autorizzazioni, ha un ritmo di vita adeguato e vive come una persona normale. La rieducazione e la restituzione di una vita improntata su un percorso positivo è già avvenuta: sono state spezzate le catene”. 

Assieme a lui, a essere stata condannata in abbreviato di fronte al tribunale di Torino è stata la mamma, assistita dall’avvocato di Cuneo Mauro Mantelli. La Corte di Appello ha abbassato la pena a 3 anni e 8 mesi di carcere. Su di lei pendevano le accuse di maltrattamenti e violenza sessuale omissiva perché, pur sapendo che cosa accadeva fra le mura di quella cascina, è sempre rimasta in silenzio. “Una vicenda complessa - commenta il legale -. La famiglia era seguita dagli assistenti sociali e versava in una condizione economica disastrosa. Nessuno si è accorto di questa storia”.

Quanto al padre, assistito dall’avvocato Alice Battisti di Torino, su di lui sono cadute le accuse che rendevano il reato distrettuale: pertanto sarà la Procura di Cuneo e non più quella di Torino a occuparsi del processo. 

Intanto, l’avvocato Michela Giraudo, che assisteva un fratello e due sorelle (ad oggi di età comprese fra i 15 e i 35 anni), ottenuto un risarcimento per circa 125mila euro, ha revocato la costituzione di parte civile.

"Sì, è vero. Io queste cose le ho fatte – aveva confessato di fonte al giudice per l'udienza preliminare il ragazzo -. Mi sento responsabile. Sono pronto ad affrontare la pena. Qualunque pena mi vogliate dare” .

CharB.