Politica - 07 ottobre 2024, 13:02

Provincia, Robaldo alle prese con i nodi deleghe e vicepresidenza

I numeri consentono un’ampia maggioranza al centrodestra, per cui non è scontata la riproposizione della “Grosse Koalition” del biennio passato

Luca Robaldo

Luca Robaldo, forte dell’affermazione del suo “Patto Civico”, si appresta a convocare il primo Consiglio provinciale dopo le elezioni del 29 settembre nel quale si capirà come intende procedere politicamente.

Dai comunicati stampa di commento al voto, tutte e tre le liste – “Patto Civico”, “La Nostra Provincia”, “Ripartiamo dalla Granda” - hanno manifestato disponibilità alla collaborazione. In altre parole tutti e 12 i consiglieri sarebbero disposti ad accettare deleghe pur se – è bene non dimenticarlo – le loro funzioni sono meramente consultive dal momento che il governo dell’Amministrazione provinciale dopo la legge Del Rio avviene tramite decreti del presidente.

A seguito del suo insediamento, avvenuto nell’autunno 2022 dopo il duello con il sindaco di Lagnasco Roberto Dalmazzo, Robaldo aveva preso tempo e le deleghe, assegnate a tutti fuorchè a Marco Bailo, Fratelli d’Italia, sindaco di Magliano Alpi (lui stesso si era chiamato fuori, ndr), erano state definite solo successivamente.

Di fatto, in questi due anni, la Provincia è stata governata politicamente da una sorta di “Grosse Koalition” in salsa cuneese. Vedremo se si proseguirà o meno su questa strada. La tentazione potrebbe essere quella di riproporre il modello di centrodestra moderato, il cosiddetto “Cirio-Costa-Robaldo”, sperimentato con successo alle regionali con la Lista Cirio lasciando fuori Pd e Fratelli d’Italia, ma una scelta di questo tipo – com’è facile intuire – ha controindicazioni.

Estromettendo radicalmente il centrosinistra, infatti, il presidente della Provincia finirebbe col porsi in contrasto con le amministrazioni di quattro delle “sette sorelle”, Cuneo, Alba, Bra e Saluzzo che dal centrosinistra sono amministrate. Per contro, tagliando fuori Fratelli d’Italia, aprirebbe un fronte di ostilità con il maggior partito di centrodestra, pur considerando che nella “sua” Mondovì i rapporti coi “Fratelli” non sono stati finora dei più cordiali. E poi c’è la questione della vicepresidenza, incarico di valenza meramente politica ma pur sempre di rilevanza.

Nel passato biennio Robaldo ha eluso la questione, evitando di affidare l’incarico - se non ultimamente e per un breve lasso di tempo al consigliere Mauro Astesano, sindaco di Dronero - in occasione di un suo viaggio all’estero. In pole c’è Simone Manzone, sindaco di Guarene, il consigliere più votato nella recente tornata. E con lui un “veterano” della Provincia qual è Silvano Dovetta, sindaco di Venasca e presidente dell’Unione montana Valle Varaita.

Ma c’è anche un aspetto non marginale sul quale finora nessuno ha acceso i riflettori: l’ “opzione donna”, che prescinde dalle logiche di schieramento. Sono infatti solo due le donne su dodici consiglieri eletti – Stefania d’Ulisse (La Nostra Provincia) e Ivana Casale (Patto Civico) – per cui “l’altra metà del cielo” meriterebbe attenzione. E non solo per galanteria istituzionale.

Giampaolo Testa