Farinél - 06 ottobre 2024, 09:39

FARINÈL / Nove borghi, oltre mille volontari, è il giorno del Palio, il giorno in cui vince Alba

Per la prima volta il drappo del Palio è stato disegnato da un ragazzo del Liceo Gallizio e ritrae il grande albese nel 60° anniversario dalla morte. Una motivazione ulteriore per gli oltre mille borghigiani e i 18 fantini. Oggi conta solo portare nella propria sede il drappo, senza perdere lo spirito goliardico che da sempre contraddistingue la corsa dei ciuchini

Un momento dall'edizione 2023 della corsa (foto Lavezzo Studios)

Sto scrivendo questo "Farinèl" alle 2 di notte, con ancora negli occhi la meraviglia della Rievocazione storica vinta dal Borgo San Martino, ma vinta, più in generale dalla Città di Alba. Vincere il Palio o la Rievocazione fa tutta la differenza del mondo quando si è un borghigiano, significa camminare per i 365 giorni successivi con il petto in fuori per essere stato il più bravo permettendosi qualche sfottò agli amici che indossano altri smalti.

Quando si è semplicemente albesi innamorati della propria città, non ha importanza, si è consapevoli che Alba ha già vinto.

Alba ha vinto nelle centinaia di bambini e ragazzini che hanno recitato, cantato, pianto e riso nella serata appena conclusa tra gli “oh” di ammirazione del pubblico da tutto esaurito di Piazza del Duomo

Alba ha vinto nei loro costumi cuciti da sarte con la magia nelle dita, ha vinto nei copricapi e nelle scarpe, nelle scenografie immaginifiche che hanno riportato piazza Risorgimento nel Medioevo. 

Alba ha vinto perché un migliaio di volontari è sceso in piazza per dire che la propria città è la più bella del mondo e poco importa che lo sia, loro sono certi che lo sia e alla propria città e al proprio borgo dedicano tempo sottratto, spesso, agli affetti più cari. 

Alba ha vinto perché mentre scrivo, alle 2.08 di questa notte prima del Palio degli Asini, un po’ la notte prima degli esami dei borghigiani, Romano Cugnasco e altri volontari stanno operando per allestire il campo del Palio. 

Quando io e voi ci risveglieremo, piazza Rossetti e piazza del Duomo saranno irriconoscibili, pronte a accogliere la corsa. 

Chi scrive è cresciuto a Priocca e si è affacciato tardi al mondo dei borghi, ma con l’impatto dell’innamorato che scopre una nuova fiamma di una bellezza incommensurabile. Questo mi ha portato a non legarmi ad alcun borgo per legarmi a tutti.

Ovviamente lo spirito della competizione impone che vi siano dei vincitori e degli sconfitti, ma in questa gara io vedo solo tanti premi da consegnare, ai presidenti, i primi a fare il lavoro “sporco” e a spendersi per tenere uniti i compagni di borgo, fino agli sbandieratori, ai musici, all’ultima comparsa. 

Come scrivevo prima: Alba ha già vinto.

I Brichét o Brichètt, il borgo della piazza del popolo di Alba, piazza Pertinace per la toponomastica, piazza San Giovanni per gli albesi, “piassa dij Brichèt e di Cochèt” per la storia (traduzione: piazza dei piccoli avvallamenti e dei bachi da seta), corrono per vincere per la prima volta tre palii di seguito. Tutti gli altri per accorciare le distanze sui borghigiani di San Giovanni, che guardano tutti dall’alto con 14 vittorie.

Tutto sarà affidato al fato con il sorteggio integrale degli asini e quindi con una totale imprevedibilità che ha caratterizzato fin dall’inizio il palio dei ciuchini, notoriamente anarchici e poco avvezzi agli sproni dei fantini. 

La leggenda vuole che tutto parta dal 1275 quando le città di Alba e Asti, da sempre acerrime nemiche, erano in guerra. Il 10 agosto di quell’anno una parte delle truppe Astesi misero a ferro e fuoco il Monastero di San Frontiniano situato a sud della città rivale.

A manifestazione della loro momentanea supremazia, gli astesi corsero un palio lungo le mura di Alba. L’episodio venne riportato anche dal cronista dell’epoca Guglielmo Ventura: una menzione documentale che costituisce la prima traccia storica del Palio di Asti.

La leggenda narra che, per farsi beffe del nemico riuscito semplicemente a sconfiggere una piccola comunità di frati senza scalfire minimamente l’integrità della città, il nuovo Podestà di Alba ordinò di correre un palio cittadino con gli asini.

Da quell’episodio storico nel 1932 il geniale Pinot Gallizio reinventa il palio moderno come evento popolare di svago e di divertimento cittadino, e come campo di corsa fu scelta piazza S. Giovanni, detta anche “piassa dij Brichèt e di Cochèt”. La città fu divisa inizialmente in 6 borghi: San Giovanni Postiglioni o della Stazione, Sagrinte nen (trad. non disperarti), Bonomo (trad. Buonuomo), San Lorenzo e Catena. Ogni borgo aveva un borgomastro che rappresentava tutti i borghigiani e, tutti insieme, partecipavano alla preparazione dell’evento. Tale evento non aveva solide radici storiche, ma nacque con lo scopo di divertire, per emulare in modo goliardico il palio della storica città rivale di Alba: la città di Asti. A tal scopo fu così confezionato il primo palio: un drappo con su dipinta la testa di un asino e l’anno 1932. Il borgo vincitore della corsa deteneva il palio fino all’anno successivo, quando, alla vigilia dell’evento successivo, lo doveva restituire in modo tale da poterlo assegnare al nuovo vincitore.

Nel 1951 Osvaldo Cagnasso fece rinascere il palio, sotto il nome di “Giostra delle Cento Torri”. La città fu nuovamente divisa in quattro rioni: San Lorenzo, San Giovanni, San Damiano e Moretta, ma poterono partecipare anche i comuni di Canale, Guarene, Neviglie, Priocca, Barbaresco e Vezza

Nel 1967, durante una riunione del comitato fiera si ebbe l’idea di ripristinare il palio degli asini durante la Fiera del Tartufo, aggiungendo una grandiosa rievocazione storica in costume del comune medioevale: “La Giostra delle Cento Torri”. L’entusiasmo dei promotori contagiò la città e ovunque vi fosse un bar nacque un borgo e assieme il suo comitato: al Calissano, storico bar del centro, nacque il Borgo San Lorenzo, al Rossetti il Borgo dei Sagrin, al Vecchio Elefante (non più esistente) il Borgo dei Brichèt, al Saionara (non più esistente) il Borgo delle Rane, al bar Principe il Borgo di Santa Barbara, al bar Piave (non più esistente) il Borgo del Fumo, al Croce Bianca (attualmente Hotel Medea) il Borgo dij Bijin (dalla frazione Piana Biglini) e al bar del Rondò il Borgo dei Passatempi. Altri borghi nacquero invece in abitazioni private come il Borgo dei Patin e Tesor, Borgo della Moretta, Borgo del Gallo, o San Frontiniano, e il Borgo Piassa d’Arme. Alla giostra presero parte dodici borghi andando a segnare così il periodo di maggior partecipazione all’evento. Il campo venne allestito in Piazza Duomo e Piazza Rossetti con data scelta nel primo ottobre, giornata inaugurale della Fiera del Tartufo. I premi che si stabilirono furono il Palio al vincitore, un paio di speroni dorati al secondo, un gallo di razza al terzo, una corona di quercia al quarto, un’insalata per il quinto e un’acciuga per il sesto.

Nel corso degli anni il Palio è cambiato perdendo borghi e vedendone nascere di altri, è cambiato il sito del campo (piazza Cagnasso prima, poi piazza Adolfo Sarti, poi di nuovo piazza Cagnasso, piazza Medford e infine piazza del Duomo), ma è rimasto inalterato lo spirito che caratterizza i borghi albesi e i milleduecento volontari che ogni anno sfilano nelle vie cittadine con il sogno di vincere il drappo del Palio.

Cosa non è cambiato, per fortuna, è la passione che anima i borghigiani, la loro voglia di lasciare un segno, un bel segno coi loro smalti sul profilo di quella che, ne sono certi, sia la città più bella del mondo.

Alba ha già vinto, buon Palio a tutti.

 

[Il drappo 2024. Foto Bruno Murialdo]

Al Borgo San Martino l'edizione 2024 della Rievocazione Storica (Ph. Facebook)

Marcello Pasquero