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Attualità | 28 settembre 2024, 17:34

A Dronero il racconto emozionante di Piera Levi-Montalcini, nipote dell'illustre neurologa e ricercatrice

Affrontati temi articolati e molto importanti rifacendosi alla Carta dei Doveri dell’Uomo, nel significativo esempio che ha dato sua zia

A Dronero il racconto emozionante di Piera Levi-Montalcini, nipote dell'illustre neurologa e ricercatrice

Grande partecipazione, ma soprattutto un susseguirsi di riflessioni e importanti emozioni ieri sera, venerdì 27 settembre, a Dronero. Nella Sala Giolitti si è tenuto il primo importante appuntamento di“TRACCE – Momenti di riflessione sui segni della contemporaneità”, ciclo di conferenze promosse dal CeST, Centro Studi Cultura e Territorio. 

Protagonista Piera Levi-Montalcini, nipote dell’illustre neurologa e ricercatrice Rita Levi-Montalcini, tra le donne della storia contemporanea che hanno dato un esempio umano, oltre che professionale, di inestimabile valore.

 

A intervistarla Matteo Tolosano e Benedetta Lauro.

La promozione della cultura, valore fondante nel 1987, è ancora oggi fondamentale per il CeST, che grazie alla tenacia di un gruppo di giovani ha ripreso la sua attività. Ed è inoltre unione d’intenti con il Comune di Dronero, valorizzazione della propria cittadina che proprio l’assessore alla cultura Carlo Giordano, portando i saluti istituzionali, ha tenuto a sottolineare: “L’intento è quello, con tutti i limiti che ci possono essere ma con grande volontà, di riportare Dronero come punto di riferimento culturale a livello provinciale. Di esempio sono la collaborazione con la dottoressa Ivana Mulatero, direttrice del Museo Mallé e con l’AFP. Di esempio è Il festival Il Ponte del Dialogo, appuntamento ormai atteso e di prestigio del quale si parla anche al di fuori di Dronero. Quella di questa sera è una serata importantissima, una riconferma di quanta importanza ha per noi la cultura.”

A dare ufficialmente inizio all’incontro un ricordo: l’emozionante video della consegna alla laurea ad honoris causa a Rita Levi-Montalcini nel maggio del 1991 presso l’Università degli Studi di Trieste, in cui la nipote con le figlie furono invitate dalla zia ad andarla a sentire. Parole scolpite nel tempo quelle pronunciate dal Premio Nobel per la Medicina durante la Lectio Magistralis, il cui messaggio non è soltanto significativo ma anche incredibilmente attuale: “Oggi, nella seconda metà del secolo e all'alba del Terzo Millennio, sono i doveri dei Paesi ad alto livello che superano di gran lunga i diritti. Soltanto se noi riusciremo a promulgare, a diffondere l'importanza dei doveri umani, ci sarà un futuro per l'umanità"

Così la “Carta dei Doveri dell’Uomo”, quell’elenco stilato di dodici punti sui quali gettare le basi non soltanto per il futuro ma per un consapevole presente. Doveri laici, come aveva tenuto a sottolineare Rita Levi-Montalcini, al di là quindi di ogni credenza, anche religiosa, sguardo che determina il comportamento ed il nostro stare nella società. La Carta afferma i principi di giustizia e solidarietà, pace rispetto delle diversità e dell’ambiente che permettono la migliore convivenza e collaborazione fra le comunità e le persone del pianeta. 

Tra essi, a essere particolarmente preso in considerazione è stato il punto 1: “Rispettare la dignità umana e riconoscere e accettare diversità etniche, culturali e religiose”, ripercorrendo anche i fatti tragici della storia passata e attuale. Sono stati inoltre analizzati i punti 8, 9 e 10 dedicati all’ambiente, come anche quel “Appoggiare ogni sforzo inteso a migliorare la qualità della vita” espresso nel punto 11. Temi estremamente articolati, affrontati da Piera Levi-Montalcini con grande competenza e capacità riflessiva. Riflessioni concrete che, senza cadere in utopie, tenendo conto di meccanismi e interessi più ampi, hanno però fatto emergere l’importanza della responsabilità individuale.

“La società sta in piedi se le persone si rispettano, se rispettano l’ambiente in cui abitano - ha detto Piera Levi-Montalcini - Questi doveri puntano a quello che dovrebbe essere scritto nei nostri cuori da sempre. Scritto per capire che la società va avanti soltanto grazie a uno sforzo comune di miglioramento e con l’aiuto reciproco, grazie alla consapevolezza di quelli che sono i propri doveri oltre ai diritti. E i doveri si devono trasmettere ai più piccoli, partendo dalle cose apparentemente banali come rifarsi il letto la mattina. Il dovere insegna il concetto di responsabilità.”

Piera Levi Montalcini, presidente dell’Associazione Levi-Montalcini (Torino 2002), dell’Associazione e TutorWeb (Roma 2014), segretario dell’Associazione International Council of Human Duties (Trieste 2020), è oggi impegnata a curare gli archivi di famiglia, nonché a sviluppare la Rete Levi-Montalcini che lega tra loro enti e scuole intitolate a Rita Levi-Montalcini. Dal 2023 è presidente della Levi-Montalcini Foundation, nata non solo per sviluppare una linea di continuità con l’esperienza della Fondazione Levi-Montalcini (costituita nel 1992 dalle gemelle Rita e Paola in memoria del padre Adamo) e quella dell’Associazione Levi-Montalcini fondata invece da lei nel 2002, ma soprattutto per introdurre nuovi e imprescindibili scopi istituzionali legati alla memoria della famiglia Levi-Montalcini.

Sono oltre un centinaio le scuole che seguono gli insegnamenti di Rita Levi-Montalcini e vedono l’associazione attivamente coinvolta. Uno strumento, quello dell’educazione, che secondo Piera Levi-Montalcini è prima di tutto il risultato di una particolare attenzione e volontà da parte degli adulti. Così l’importanza del merito, dato non a chi è bravo in tutto ma a chi prova, fallisce e ritenta, a chi non si arrende, non demorde e raggiunge piccoli ma nello stesso tempo grandi risultati. Un elogio agli inciampi, al non paragonare e paragonarsi mai ed alla normalità piuttosto che alla straordinarietà, perché è lì racchiuso l’ingegno, la forza di un sogno e la capacità poi di distinguersi. Tenero è stato così il ricordo di zia Rita da piccina che, come tutti i bambini, era contenta di non andare a scuola quand’era malata. 

L’elogio, poi, all’educazione alla bellezza fin da piccoli, all’importanza delle proprie inclinazioni e all’impegno, con il racconto della difficoltà sperimentata da zia Rita ragazza in una prova di cucito così come della sua cocciutaggine nel scegliere successivamente gli studi in Medicina e, anni dopo, nel fare ricerca sul Nerve Growth Factor (NGF), ossia il fattore di crescita nervoso il fattore di crescita neuronale, per il quale nel 1986 ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina. L’elogio più di tutto al divertimento come elemento necessario, per i bambini nell’apprendere e per gli adulti, sempre con l’esempio della zia e di quanto le piacesse il suo mestiere, racchiuso in quello spirito capace di fare davvero la differenza. 

Guardando al nostro tempo, agli affanni dell’essere e dell’arrivare ma soprattutto all’ansia del futuro che domina le menti, rivolgendosi ai giovani Piera Levi-Montalcini ha detto:

“Il futuro non è dominabile, il futuro è quello che ti capita. Tu puoi voler raggiungere una meta, ma puoi non raggiungerla perché capita un imprevisto, non riesci o perché a un certo punto non ti interessa più… insomma, per infiniti motivi. Ma non ti puoi scoraggiare perché non ce l’hai fatta. Il nostro percorso è un divenire e soprattutto non dev’essere un continuo confronto con chi è più bravo. A un bambino bisogna potenziare le sue particolari capacità non farlo sentire inferiore perché fa meno bene un qualcosa, perché un altro è più bravo di lui. Lui sarà bravo in altro. Oggi si pensa che avere una laurea sia qualificante come persona, mentre invece c’è moltissima gente laureata che non fa bene il proprio lavoro. Ogni lavoro è indispensabile e ciò che fa davvero la differenza non è la tua qualifica bensì passione che ci metti, il come fai e se davvero ti piace quello che fai. In questo caso non è nemmeno più un lavoro ma diviene ciò che ti tiene in vita, che ti fa progettare il futuro anche se hai 90 anni. Il segreto è tracciare la nostra strada. Non pensatevi falliti se qualcosa non è andato come speravate, siate pronti a entusiasmarvi ancora. Recuperate l’ottimismo e quel desiderio che spinge a rimanere vivi, pronti curiosi e appassionati!”

Significative parole, pronunciate da chi ha ancora una espressiva luce negli occhi. No, non è soltanto una questione di genetica.

Beatrice Condorelli

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