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Attualità | 26 settembre 2024, 18:47

Ripresa l'attività sul territorio della delegazione Cuneo-Saluzzo dell'Accademia Italiana della Cucina

Il primo appuntamento della delegazione, ha visto gli Accademici ritrovarsi alla Trattoria Salvetti a Paroldo guidati dall’Accademico avv. Gian Carlo Bovetti

La delegazione alla trattoria Salvetti di Paroldo

La delegazione alla trattoria Salvetti di Paroldo

La delegazione di Cuneo-Saluzzo, dell’Accademia Italiana della Cucina, ha ripreso nel mese di settembre la propria attività sul territorio. Confermato a capo della delegazione, per il prossimo triennio, Ferruccio Franza: ”Continueremo nell’importante compito di tutelare le tradizioni della cucina italiana, promuovendone e favorendone il miglioramento e la conoscenza di quegli esercizi che offrono una seria garanzia del rispetto della cucina del territorio.”

L’Accademia Italiana della Cucina fondata da Orio Vergani nel 1953 è un’istituzione culturale della Repubblica Italiana ed i suoi Centri Studi Territoriali, ben 25 di cui uno in Piemonte, svolgono, in modo ancor più capillare, la ricerca sulla cultura gastronomica relativa alla civiltà della tavola di ogni singolo territorio, rendendo possibile l’approfondimento di tutte le tematiche connesse alla difesa dell’immenso patrimonio culturale legato alla tradizione.

Il primo appuntamento della delegazione, ha visto gli Accademici ritrovarsi alla Trattoria Salvetti a Paroldo guidati dall’Accademico avv. Gian Carlo Bovetti che ha raccontato come la trattoria esista dai primi del ‘900 e fino a 50 anni fa è stata condotta in rigorosa autarchia enogastronomica: “vino, pane, salami, pollastri, vitelli, conigli, verdure…. tutto di casa Salvetti. Nonno Sebastiano, papà Fiorenzo, erano loro gli autarchici.

elia, terza generazione, è l’artefice di una cucina tradizionale, che diverte il palato e tacita lo stomaco con gusto, misura ed equilibrio. La porta a vetri e dietro due salette, per una trentina di ospiti: la prima con il bancone-bar, una “scanssìa” di bottiglie da prendere e stappare, gli elogi inquadrati di illustri gourmet; la seconda, d’un fascino autentico e struggente, con i ricordi delle due passate generazioni appesi alle pareti-boiserie, che avverti remoti, quasi sbiaditi: il gioco del pallone elastico, i coscritti con i fazzoletti tricolori, le fisarmoniche, i clarini e il bombardino, le fiere agresti, i reduci ed i caduti della Grande Guerra”.

Gli Accademici hanno accolto a fine pasto la sig.ra Clelia con un lungo applauso, testimoniando la bontà di una cucina che fonda le sue radici su delle materie prime di qualità e del territorio. Una menzione al bunet, come dice l’avv. Bovetti:”Fatevelo preparare da Clelia, quel bunet e, come me, vi commuoverete”.

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