Economia - 11 settembre 2024, 06:59

Timori e ore di "cassa" in crescita: anche in Granda spiran venti di crisi sulla metalmeccanica

Le aziende della componentistica guardano con apprensione alle scelte di Stellantis e al calo di vendite dell'auto degli ultimi mesi. In stallo anche siderurgia, impiantistica e la richiesta di macchine per il movimento terra e il sollevamento

Immagine d'archivio

Hanno riflessi anche locali i preoccupanti segnali che arrivano dal settore metalmeccanico a livello nazionale e internazionale. Una congiuntura che riguarda in modo particolare il settore dell’auto, col crollo delle vendite nel mese di agosto che ha comprovato le difficoltà delle case europee in una complessa fase di transizione all’elettrico. A guadagnarsi le prime pagine dei giornali sono così il gruppo Stellantis, sul banco degli imputati con l’accusa di voler portare gradualmente fuori dall’Italia le produzioni ex Fiat, ma anche il colosso tedesco Volkswagen, che per la prima volta in oltre ottant’anni di storia mediterebbe la chiusura di uno stabilimento in Germania. Un quadro non felice, quindi, al quale si collega l’aria di pessimismo che alla ripresa dopo la sosta estiva si respirerebbe anche nelle aziende della Granda. 

A confermarlo, dal suo privilegiato punto di osservazione, è Davide Mollo, segretario provinciale della Fiom Cgil, insieme al funzionario della stessa sigla sindacale Domenico Calabrese

"E' dalla primavera, da marzo e aprile – dice Mollo –, che vediamo avvisaglie di crisi anche nella nostra provincia, con tagli di ordinativi e situazioni che per le aziende comportano la possibilità di richiedere il ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Poi, come si sa, un conto è chiedere tale ammortizzatore sociale, un’altra cosa è utilizzarlo. In questo senso non di rado le aziende usano mettere le mani avanti. Quando siamo arrivati a ridosso delle ferie abbiamo registrato un rallentamento generalizzato delle lavorazioni, ma a quel punto le aziende hanno utilizzato la pausa estiva e l’arrivo della sosta, per fermare le macchine. Ora vedremo se quei segnali erano relativi a situazioni solamente temporanee, come ovviamente speriamo, o se sono state avvisaglie di un quadro più serio". 

 

NON SOLO ILVA

Secondo la Fiom cuneese, il cui osservatorio riguarda aziende che per dimensioni annoverano al loro interno una presenza sindacale, sono i cinque gli ambiti di produzione che più di altri vivono una condizione di stagnazione. 

Il primo è la siderurgia, settore da sempre anticiclico, ma le cui difficoltà, in Italia aggravate da fattori quali il costo dell’energia, parrebbero più serie che in passato, stavolta. "Io l’ho seguito da vicino per undici anni e abbiamo sempre vissuto momenti di alti e bassi, ma duravano semestri. Ora sono due anni che il settore arranca", dice Mollo, il cui pensiero non va solamente ai circa 100 dipendenti dell’Ilva di Racconigi, dove si è in attesa di capire che ne sarà dello storico gruppo ora a rischio spezzatino, ma anche dei 350 addetti della Riva di Lesegno, nel Cebano. Realtà per la quale un incontro tra proprietà e sindacati è previsto per oggi, mercoledì 11 settembre

 

COSA FA STELLANTIS?

E’ l’interrogativo che da mesi a questa parte arrovella le migliaia di addetti diretti di quello che con gli Agnelli era arrivato a rappresentare il secondo gruppo mondiale del settore, ma anche le decine di aziende piccole, medie e grandi che lavorano nella componentistica. Tra queste numerosissime realtà di eccellenza della nostra provincia, che ormai da anni hanno imparato a cercare committenze anche lontano da Torino, per le proprie commesse, e che quindi non dipendono soltanto dalle scelte di Carlos Tavares, ma oggi le difficoltà globali del settore non consentono sonni tranquilli nemmeno a chi ha diversificato molto il proprio portafoglio ordini. 

 

DA BITRON A BOMA

I nomi di queste ultime, alcuni dei quali stanno utilizzando ore di cassa ordinaria, sono quelli della multinazionale Valeo a Mondovì, della Bitron a Rossana e della Boma Uno di Garessio e Murello, in cerca di rilancio dopo le recenti traversie. "In quest’ultimo caso – spiega Domenico Calabrese – parliamo di un centinaio di addetti che lavorano a componenti per i cambi e che in questo momento fanno cassa integrazione ordinaria e riduzione di orario. Ora si tratta di sedersi a un tavolo per vedere come la proprietà intenda rilanciare questi siti".

 

INVESTIMENTI PER DANA

Il gruppo Dana, che ha sedi a Cervere e Sommariva Perno, per un complesso di 500 addetti, sta applicando contratti di solidarietà per gruppi omogenei. "A Cervere, dove si fanno trattamenti termici, siamo in equilibrio perché quella sede ha anche un portafoglio ordini propri e oggi riesce ancora a saturare – spiega sempre Calabrese –. A casa sono comunque rimasti i lavoratori in somministrazione, che sono sempre i primi a pagare situazioni di questo tipo. Più complesso il quadro in cui opera lo stabilimento di Sommariva Perno, dove pensiamo che il rilancio debba arrivare attraverso nuovi investimenti. Attendiamo che l’azienda presenti un piano, in proposito". 

 

DAL GAS ALL’IDROGENO

Tra le realtà che, pur non lavorando per Fiat, guardano con estrema attenzione alle evoluzioni del settore auto c’è sicuramente la Westport Fuel System, gruppo che in regione Moglia a Cherasco impegna 600 persone nella produzione di impianti a gas per auto. "In autunno è previsto il rinnovo del contratto integrativo e attendiamo che l’azienda ci convochi a un tavolo – dice qui Domenico Calabrese –. Secondo il nostro modo di vedere sarebbe importante che questa realtà tornasse a diversificare come faceva in passato, continuando a montare i propri kit per i carburanti alternativi su vetture di serie, ma cercando al contempo di andare a coprire altri segmenti di questo particolare settore. Si sta anche lavorando sull’idrogeno, ma è una prospettiva ancora lontana dal dare risultati significativi, in termini di produzione". 

 

DOVE IL PNRR PENALIZZA

Paradossale, secondo Davide Mollo, la situazione di difficoltà attraversata da alcune nostre aziende dell’impiantistica. "Un settore che – dice il segretario provinciale Fiom – per l’economia della Granda era un fiore all’occhiello, con nomi di eccellenza che purtroppo si sono persi o si stanno gradualmente perdendo, insieme al loro know. E questo, curiosamente, anche per effetto dei miliardi con cui il Pnrr sta finanziando la realizzazione di infrastrutture quali le reti tecnologiche. Le gare al ribasso effettuate per affidare questi incarichi – spiega il sindacalista – hanno reso questo mercato appannaggio di soggetti non sempre limpidi, coi quali chi lavora affrontando i costi del sistema pulito non riesce a competere, finendo per esserne espulso". 

Questa la lettura dietro alla crisi di nomi come l'Alpitel, che a Nucetto ha già chiuso lasciando in cassa 130 dipendenti sui 600 che aveva a livello nazionale, o della non felice realtà della Sirti o della Algor di Priero. 

 

IL "BIANCO" SMOBILITA

Forte preoccupazione interessa anche il cosiddetto "bianco", l’ambito degli elettrodomestici, settore che nel nostro Paese continua ad arretrare portandosi dietro chi lavora nella sua filiera. Tra queste, rilevano i rappresentanti della Fiom, la Bitron di Dronero, che in primavera aveva aperto una procedura per il ricorso alla "cassa", poi rientrata. 

 

EDILIZIA E MOVIMENTO TERRA

Collegate invece all’edilizia, allo stop seguito alla bolla dell’ecobonus e alla crisi di alcuni mercati europei sono le difficoltà che interessano le aziende che operano nella produzione di macchinari per il movimento terra e per il sollevamento. Tra queste la Manitowoc di Niella Tanaro, multinazionale che nella sua sede di Niella Tanaro impegna 250 addetti nella produzione di gru molto vendute in Francia e Germania, ora alle prese con un rallentamento che impone un ampio ricorso alla cassa integrazione ordinaria. 

 

SEDE IN USA PER MERLO

 

Un altro gruppo che a fine luglio ha aperto il ricorso alla "cassa", pur non facendone sinora un ampio utilizzo, è la Merlo. Lo storico produttore di sollevatori telescopici, forte di 1.200 addetti e prossimo a festeggiare i sessant’anni di attività, ha ripreso le lavorazioni dopo la sosta estiva e annunciato anche l’apertura di una propria sede negli Usa, in South Carolina, per cui l’eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali presso gli stabilimenti di San Defendente di Cervasca da parte della capogruppo o di controllate come Tecno Industrie a Bernezzo e Merlo Rent andrà valutato da qui ai prossimi mesi.