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Solidarietà | 08 settembre 2024, 18:50

Referendum sulla cittadinanza: anche in Granda adesioni e commenti alla proposta che spezza il rimpallo "Ius Soli/Ius Scholae"

Un variegata realtà composta da partiti e associazioni ha depositato in cassazione qualche ora fa la proposta referendaria “Figlie e figli d’Italia”: chiede di dimezzare i tempi di permanenza regolare in Italia per poter intraprendere l’iter per l’ottenimento della cittadinanza

Referendum sulla cittadinanza: anche in Granda adesioni e commenti alla proposta che spezza il rimpallo "Ius Soli/Ius Scholae"

Una nuova iniziativa referendaria, che sembra sparigliare le carte nel recente braccio di ferro sulle regole di cittadinanza tra destra e la proposta dello “Ius scholae” e Partito Democratico con la propria ricorrente spinta verso lo “Ius Soli”. Un variegata realtà composta da partiti e associazioni ha infatti depositato in cassazione qualche ora fa la proposta referendaria “Figlie e figli d’Italia”, che chiede di dimezzare i tempi di permanenza regolare in Italia per poter intraprendere l’iter per l’ottenimento della cittadinanza: da dieci e cinque anni.

Lo fa proponendosi di agire sulla modifica dell’articolo 9 della Legge 91 del 1992, che ha portato il periodo di permanenza utile da cinque a dieci anni e dunque riconducendo la prescrizione ad un solo lustro, come è stato per tutto il ‘900 fino proprio all’inizio degli anni ‘90. La stima del numero di persone persone che ne avrebbero vantaggi è di due milioni trecentomila in Italia e di circa venticinquemila in provincia di Cuneo, a cui vanno aggiunti i figli degli stessi, stimati in circa seimila unità nel cuneese.

Tra le associazioni che compongono il comitato: Libera, Gruppo Abele, ActionAid, Arci, Rete Comunità Solidali Re.Co.Sol., Cittadinanza Attiva e altri. Organici al gruppo proponente i partiti Possibile (che fa parte della federazione Alleanza Verdi Sinistra), + Europa, Radicali Italiani, Rifondazione Comunista e Partito Socialista Italiano.

Se all’annuncio del lancio referendario il partito Democratico, non facente parte organicamente del comitato, ha annunciato di voler firmare e rilanciare il tema con una proposta di legge in Parlamento il Movimento 5 Stelle è parso scettico sulla metodologia, sottolineando come spesso le istanze referendarie possano essere controproducenti, creando spaccature istituzionali che hanno effetti di rallentamento anche sulle discussioni in corso su proposte normative analoghe.

Le adesioni in Granda

In provincia, tra i primi cittadini, la Sindaca di Borgo San Dalmazzo Roberta Robbione, Comune associato a Re.Co.Sol. - Rete Comunità Solidali, ha dichiarato: “Personalmente sono assolutamente favorevole all’iniziativa!”, mentre commenti e inviti a firmare arrivano da diverse realtà aderenti.

Tra i referenti locali di Libera Cuneo, Paolo Macagno sottolinea l’impegno dell’associazione nella campagna, cui ha dedicato un lungo approfondimento nel proprio magazine “La Via Libera”.

Giorgio Crana, di Corneliano d’Alba, vicepresidente del sodalizio Arci Asti-Cuneo, commenta con le parole del direttivo nazionale: “L’Arci è impegnata da anni a fianco delle persone di origine straniera per promuovere e tutelare i loro diritti, a partire dal proprio radicamento sociale e dalla sperimentazione di pratiche concrete di partecipazione. La battaglia culturale e politica per la riforma della legge sulla cittadinanza è per noi da sempre una priorità, così come lo è il protagonismo e l’emancipazione di immigrati e rifugiati. Il nostro riferimento è la proposta di legge presentata in Parlamento dalla campagna “L’Italia sono anch’io”: una proposta di riforma che modifica strutturalmente il rapporto tra stranieri e pubblica amministrazione, sottraendolo all’arbitrio, e che tiene conto del ruolo fondamentale che oggi svolgono nel nostro Paese i migranti, in particolare le giovani generazioni, e i bambini, soprattutto per il nostro comune futuro. Per questa ragione abbiamo deciso di aderire e sostenere l’iniziativa referendaria presentata in Cassazione, per essere ancora una volta a fianco delle organizzazioni dei giovani di origine straniera. L’Arci si impegnerà, nel poco tempo che ci separa dalla fine di settembre, attraverso la sua rete di circoli e comitati presenti in tutte le regioni, a contribuire a raggiungere l’obiettivo, impegnativo ma possibile, di mezzo milione di firme”.

I partiti in provincia

Giulia Marro, Consigliera Regionale AVS e referente provinciale di Possibile: “Come ha ben spiegato la mia segretaria nazionale Francesca Druetti: Il referendum ha un obiettivo molto semplice: riportare a 5 anni di residenza in Italia il termine necessario per richiedere la cittadinanza. In questo modo due milioni e mezzo di persone che vivono, studiano e lavorano in Italia diventerebbero italiane anche sulla carta. E con loro i loro figli e figlie, come già previsto dalla legge. Bambini e bambine che vanno a scuola qui e che erano già italiani, prima. Siamo fiduciosi di raggiungere le 500.000 firme necessarie, che si raccolgono online sulla piattaforma” e aggiunge: “Siamo uno dei Paesi in Europa con le condizioni più ristrette in termini di concessione di cittadinanza - tranne per chi invece ha parenti anche lontani italiani, per cui i parametri sono molto più facili-. Con questo referendum si vuole rompere le barriere che creano discriminazioni tra persone che sono nate e cresciute in Italia, che possono alimentare sentimenti di ingiustizia e quindi disgregare il patto sociale, fondamentale per una comunità coesa”.

Il portavoce provinciale cuneese e coordinatore regionale di + Europa Flavio Martino: “Ho partecipato all'inizio di agosto alla riunione della direzione nazionale di +Europa nella quale si è deciso di promuovere questo referendum sulla cittadinanza e di contattare il mondo associativo e del volontariato insieme ad altri partner politici per creare uno schieramento forte in grado di centrare il risultato. Penso che il nostro paese da troppi anni rimandi il problema di cambiare la "Bossi-Fini a spese di centinaia di migliaia di ragazze  e di ragazzi che sono nati e cresciuti nel nostro paese, che parlano la nostra lingua e che studiano nelle nostre scuole ma che sono privati del diritto di essere cittadini italiani come tutti gli altri. Impegneremo tutte le nostre forze nelle prossime settimane per chiedere a tutti di andare sulla piattaforma pubblica e firmare per far fare un salto di qualità alla civiltà del nostro paese. Facciamo appello al mondo associativo e del terzo settore perché si attivi insieme a noi e a tutte le forze politiche che sono sensibili a questo problema e che sono consapevoli che avere nuovi cittadini e nuove cittadine che già sono e si sentono italiani non è solo un' atto di giustizia ma conviene anche allo sviluppo del nostro paese”.

Alice Depetro, presidente di Radicali Cuneo: “Radicali Cuneo sostiene il Referendum Cittadinanza di +Europa, Radicali Italiani, altri partiti e associazioni di area e si attiverá per promuoverlo. Rendere meno tortuoso avere la cittadinanza italiana senza per questo togliere dei parametri fondamentali è un gesto,  oltre che di semplice umanità, fondamentale per affrontare la crisi demografica e del sistema previdenziale del nostro Paese. Invitiamo i cittadini e le cittadine a firmare gratuitamente il Referendum sulla piattaforma digitale del Governo”.

Lorenza Ameglio, segretaria provinciale cuneese di Rifondazione Comunista: “Rifondazione Comunista, da sempre schierata nelle lotte per il riconoscimento della cittadinanza e dei diritti delle persone migranti, è diventata co-promotrice della raccolta referendaria, lanciata da una miriade di associazioni che vivono sulla propria pelle l’assurdità di una legge del 1992 che rende un miraggio l’ottenimento della cittadinanza italiana per chi proviene da paesi al di fuori dell’UE. I tempi sono strettissimi, ma la campagna che si è lanciata potrebbe permettere il raggiungimento di tale risultato e avrebbe il pregio di riportare nel dibattito pubblico un tema che è stato finora rimosso. Un atto dovuto dunque che ha come primo compito quello di far rientrare nel dibattito pubblico il tema delle tante e tanti che vivono stabilmente in Italia, pagano le tasse nel nostro paese e non nei paradisi fiscali, ma sono privati dei più elementari diritti fra cui quello del voto. Siamo consapevoli che si tratta di un tema scomodo e su cui anche buona parte della sinistra finora non ha avuto il coraggio di intervenire – la legge 91 del 1992 non è stata messa in discussione da nessun governo – ma 32 anni dopo la sua promulgazione la società italiana è profondamente cambiata e bisogna rendersene conto. Notiamo con tristezza che unicamente +Europa, il Partito dei Radicali e quello Socialista, insieme a Possibile, abbiano deciso finora di appoggiare il referendum”.

Fabrizio Biolè

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