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Non solo Fumetti | 08 settembre 2024, 06:30

Batman: Caped Crusader. Un supereroe negli anni ‘40

La nuova serie animata dell’uomo pipistrello ci riporta alle origini del mito

Batman: Caped Crusader. Un supereroe negli anni ‘40

E’ tornato.

Ma no, non era mica mai andato via. Fumetti, cinema, serie animate... Da decenni continua a passare da un media all’altro collezionando successi di pubblico e di critica. Anche nei rarissimi casi in cui i risultati non hanno raggiunto le aspettative degli autori, l’asticella è rimasta qualitativamente alta.

Lui, Batman, continua ad essere uno dei supereroi più amati al mondo.

Nella sua lunga storia editoriale ha saputo adattarsi ai tempi e alle mode, lo abbiamo visto cambiare tenuta, logo, gadgets, ma non ha mai perduto la propria identità, né nelle sue storie più leggere, rivolte a un pubblico più giovane, né in quelle gotiche, drammatiche, più adulte.

Ultimamente gli autori stanno dando molta importanza alle sue origini. Ma, mentre Cristopher Nolan nel film Batman Begins (2005) si è soffermato sul dramma iniziale (l’assassinio dei genitori di Bruce Wayne) e sulla preparazione fisica e tecnologica dell’eroe, riproducendo in qualche modo una narrativa che ricalca quella già sviluppata in passato nei fumetti, le ultime produzioni presentano invece un Batman che, pur con tutti i suoi mezzi e il suo addestramento, ha bisogno di fare esperienza.

Il trailer del film “Batman Begins”

Non è dato sapere se si tratta di un nuovo filone narrativo, quello che sappiamo per certo è che l’argomento è stato sfruttato tanto da Matt Revees nel film The Batman (2022), quanto da Bruce Timm nell’ultima serie animata “Batman: Caped Crusader”, uscita qualche settimana fa, e attualmente visibile su Prime. Annotazione importante: nel secondo caso il nome del suddetto Revees figura tra quelli dei produttori.

Il trailer del film “The Batman” (2022)

Il trailer della serie animata “Batman: Caped Crusader”

Ed è proprio su quest’ultima produzione, di dieci puntate, che oggi mi soffermo, in quanto ci presenta diversi spunti interessanti.

Innanzitutto lo stesso Timm ce la presenta come reboot della sua “Batman: The Animated Series” del ‘92. All’epoca si è trattato di cartoni innovativi in grado di soddisfare tanto il pubblico più giovane, quanto quello più adulto. Accanto alla narrazione eroica, fantasiosa, scorrevano in modo ben misurato continui richiami alla natura gotica del protagonista, partendo dalla sigla dai suoni grevi (sostituita poi, in Italia, dalla più rassicurante canzone di Cristina D’Avena), fino ad arrivare alla sottolineatura drammatica del tormento, del dramma che accompagna tutti i personaggi, anche quelli folli e malvagi.

Prima sigla di apertura della serie animata “Batman: The Animated Series” (1992)

In “Batman: Caped Crusader” si registra un peso gotico ancora maggiore, accentuato dall’epoca in cui Timm decide di far agire il nostro eroe: quegli anni ‘40 che lo hanno visto nascere dal genio di Bob Kane e Bill Finger. Il costume stesso del protagonista richiama quello riprodotto sulle copertine dei primi numeri della rivista “Detective Comics”. 

Il primo costume di Batman

Poi niente cellulari, videocamere, computers. Solo automobili d’epoca e il piombo dei gangsters. 

A dir la verità, da spettatore, è difficile vivere questa serie come un reboot. Ci si trova di fronte a situazioni del tutto nuove, a partire da quelle vissute dallo stesso Batman, che, come dicevo, è un grande detective, ma non si è ancora guadagnato l’appellativo di “più grande detective del mondo”. Molto forte la presenza paterna del maggiordomo Alfred, peraltro inizialmente non del tutto ben tollerata dal giovane Wayne; si delinea, puntata dopo puntata, una presa di coscienza dell’altrettanto giovane Barbara Gordon, così come comincia la costruzione dell’alleanza tra l’eroe e il padre di lei, il commissario (l’attività del vigilante viene ancora considerata, in questa fase, del tutto simile a quella dei criminali). Una futura alleata nella polizia potrebbe essere anche il detective Montoya, ma… Staremo a vedere.

E i cattivi? Un Pinguino molto cambiato, un’Harley Quinn emancipata dal Joker e molto più antagonista, un Clayface che riesce sempre a suscitare più pietà che disprezzo. Catwoman è molto più ladra del solito, ma questo non le impedisce di esercitare il suo solito fascino ambiguo sul cavaliere oscuro.

Questo Batman è dunque fortemente noir, giallo, thriller, poliziesco, esattamente come è stato, a suo modo, quello delle origini. E’ anche cupo, malinconico, come deve essere un combattente solitario perso in notti di violenza.

E’ soprattutto umano, fallibile, pronto a migliorare e a imparare dai propri errori, prima di affrontare l’incubo peggiore, la cui imminenza si rivela, sorridente, nell’ultima puntata, annunciando un’avvincente seconda stagione. 

Noi ci rileggiamo la prossima settimana. 

Thomas Pistoia

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