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Agricoltura | 05 settembre 2024, 18:02

PSA, Confagricoltura e Coldiretti lanciano l'allarme: "Servono urgenti indennizzi per le aziende"

Si richiedono misure più efficaci per evitare la chiusura delle ditte del settore e azioni contro i cinghiali

PSA, Confagricoltura e Coldiretti lanciano l'allarme: "Servono urgenti indennizzi per le aziende"

La Peste Suina Africana (PSA) spaventa le aziende del comparto suinicolo della Provincia di Cuneo. 

Un vero e proprio grido di allarme è quello che proviene dalle associazioni di categoria.  

CONFAGRICOLTURA CUNEO: "Il comparto suinicolo vive l’incubo del “suo” Covid-19"https://www.autorivari.com/?mailpoet_router&endpoint=track&action=click&data=WyI0NzYwIiwiMTMyY3lkZXRqZHhjdzQ0a3M0Y3NzbzhvODR3ZzQwYzAiLCIyNDY0IiwiZWM4OTk0NmFkNjEwIixmYWxzZV0

“Se dal 2020 anche nel nostro Paese abbiamo dovuto iniziare i fare i conti con un’emergenza sanitaria di proporzioni immani e dalle conseguenze che ben tutti purtroppo conosciamo, adesso la filiera suinicola locale e nazionale si trova in una situazione per certi versi simile, con le dovute proporzioni, a quella generata dalla pandemia del Covid-19 e servono misure allo stesso modo urgenti ed eccezionali. Pur ribadendo che la Pesta Suina Africana è una malattia virale che non si trasmette all’uomo, numerose e nefaste conseguenze le sta avendo invece sull’intera economia zootecnica e non solo. Attualmente si stimano oltre 20milioni di euro al mese di perdite dirette per la filiera suinicola nazionale, ma in realtà sono molte di più”. Così il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, lancia l’ennesimo monito sulle gravi ripercussioni che l’epidemia di PSA ormai diffusa in molte aree del Nord Italia sta avendo su una delle più preziose risorse dell’agroalimentare della Granda e del Piemonte.

Secondo i dati dell’Anagrafe Zootecnica Nazionale, al 30 giugno scorso in Piemonte si contano 1.164 allevamenti suinicoli, di cui 737 in provincia di Cuneo, per un totale di quasi 1 milione e 300 mila capi (930mila allevati in Granda). La nostra regione, secondo l’ultimo rapporto di ISMEA, è al secondo posto (16%) per consistenza di suini dopo la Lombardia, dove viene allevata circa la metà del patrimonio nazionale di maiali. In Italia sono censiti oltre 26 mila allevamenti, ma negli ultimi cinque anni si è registrata l’uscita dal mercato di oltre 6.000 di essi (-19% tra il 2019 e il 2023) a causa delle criticità che hanno interessato il settore, accentuando un processo di concentrazione già in atto. In Italia nel 2023 la produzione agricola suinicola ha generato un valore di 4,3 miliardi di euro mentre la trasformazione è arrivata a 9,1 miliardi di euro (il 4,7% del fatturato dell’industria agroalimentare).

“Se ancora ce ne fosse bisogno, questi dati evidenziano in modo chiaro come siamo al cospetto di un comparto che non può essere considerato secondario e che nella nostra provincia non solo esprime numeri significativi, ma anche produzioni di elevata qualità, quasi interamente destinate al circuito delle DOP – prosegue Allasia –. Le misure introdotte della nuova ordinanza commissario straordinario per la PSA, Giovanni Filippini, sono estremamente impattanti sugli allevamenti e in mancanza di adeguati ristori a breve molte aziende saranno costrette a chiudere i battenti. L’epidemia, infatti, avanza e porta con sé numerose questioni da risolvere: dai costi per lo smaltimento degli animali fermi in allevamento, alla necessità di estendere la cassa integrazione ai lavoratori delle aziende colpite dalla crisi, alla mancanza di reflui necessari al funzionamento degli impianti a biogas e molto altro”.

Cosa vuole il settore? “Continuiamo a chiedere un cambio di passo che, se nei provvedimenti normativi c’è stato, ancora non si è tradotto in risultati concreti ed efficaci tali da garantire una prospettiva meno grave per il comparto. Purtroppo, i numeri parlano di un aumento esponenziale di cinghiali infetti in tutta Italia e, di conseguenza, il contagio non può che continuare ad estendersi portando sempre più aziende sul lastrico. Occorre imprimere con forza una svolta nel depopolamento dei cinghiali, principali vettori della malattia, con provvedimenti che superino le normative vigenti e i regolamenti di ATC e CA, oltre ad adottare ogni misura utile a ristorare dei danni diretti e indiretti le aziende che oggi risiedono all’interno delle aree coinvolte”, conclude Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo.

COLDIRETTI CUNEO: "Urgenti indennizzi e depopolamento totale dei cinghiali"

“La diffusione della PSA ha ormai raggiunto livelli allarmanti, mettendo a rischio non solo la salute animale, ma l'intera filiera suinicola del nostro Paese, un settore cruciale per l'economia nazionale e per la tutela delle nostre produzioni di qualità”. Questo è uno dei passaggi iniziali della lettera inviata da Coldiretti al Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, per sollecitare la massima attenzione sul tema della Peste Suina Africana (PSA).

“Un aspetto cruciale, come abbiamo fatto presente alla Regione durante la mobilitazione dello scorso 4 luglio, Basta cinghiali, riguarda il contenimento della fauna selvatica, con la totale rimozione dei cinghiali coinvolgendo tutti gli Enti preposti, Parchi compresi. Per questo servono interventi specifici nelle aree protette, prevedendo anche il coinvolgimento attivo dei proprietari e conduttori di fondi. Considerato l’ampliamento delle zone di restrizione, inoltre, è necessario creare le condizioni affinché, nel rispetto delle disposizioni in materia di biosicurezza, il depopolamento possa continuare senza soluzione di continuità, prevedendo adeguate strutture di raccolta e stoccaggio dei capi abbattuti. È necessario, per assicurare la continuità operative di imprese che hanno anche investito per adeguarsi in tema di biosicurezza, preservare i distretti suinicoli della Granda, rispetto ai quali deve essere data concreta attuazione alla disposizione che prevede la non presenza di cinghiali nelle aree ricomprese in un raggio di 15 chilometri”, dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.

“È urgente che vengano da subito erogati gli indennizzi dovuti alle aziende danneggiate dalla Peste suina e che oggi sono in grande difficoltà. Gli indennizzi che non devono riguardare solo quelle aziende che hanno subito gli abbattimenti, ma dobbiamo tenere in considerazione il tema del fermo aziendale, che riguarderà tutti quegli allevamenti che saranno costretti a rimanere fermi e non potranno nemmeno ripopolare. È fondamentale che ci sia un monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori per evitare grandi speculazioni come sarà necessario procedere a uno stop dei mutui per le aziende colpite. A rischio c’è l’intera filiera suinicola cuneese, composta da 800 aziende e quasi 900.000 suini destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali DOP italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele”, evidenzia il Direttore di Coldiretti CuneoFabiano Porcu.

comunicato stampa

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