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Sanità | 30 agosto 2024, 17:16

Il suo sangue non coagulava più: al Santa Croce di Cuneo lo straordinario "gioco di squadra" che ha salvato una giovane donna

A raccontare il caso il dottor Puppo, primario del Reparto di Ginecologia e Ostetricia. Assieme all'Ematologia diretta dal dottor Massaia e alla Rianimazione, guidata dal dottor Vitale, una 38enne della zona di Pinerolo è stata strappata alla morte. Tutto è successo dopo la nascita del suo quinto figlio

Il dottor Puppo

Il dottor Puppo

"Negli anni, facendo il mio lavoro, smetti pian piano di emozionarti. E' normale e credo anche sano. Ma quando questa paziente si è svegliata e mi ha parlato, dopo che l'abbiamo strappata alla morte... beh, mi sono emozionato eccome".

A parlare è il dottor Andrea Puppo, direttore della Struttura complessa di Ginecologia e Ostetricia dell'Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo. Nelle scorse settimane ha gestito uno dei casi più complessi che gli fossero mai capitati.

Non da solo, ma in quello che ha definito "un grande esercizio multidisciplinare", perché è stato un lavoro di squadra con i colleghi Massimo Massaia, direttore della Struttura Complessa di Ematologia

e con il dottor Domenico Vitale, direttore della Struttura complessa Anestesia Cardiotoracovascolare e terapie intensive sempre dell'Azienda Ospedaliera del capoluogo. (In foto con il direttore generale Livio Tranchida all'atto della nomina)

Il "caso" prende il via all'ospedale di Pinerolo, dove una donna di 38 anni, che risiede in quella zona, partorisce il suo quinto figlio. Subentra una complicazione, perché ha un'improvvisa emorragia post partum. "Si tratta di una delle complicanze più frequenti ma anche più temibili", specifica il dottor Puppo. 

Emorragia che non c'è modo di arrestare. La situazione viene gestita con grande attenzione ma si arriva alla decisione, per salvarle la vita, di asportarle l'utero, unico modo per tentare di fermare il sanguinamento.

Capita però qualcosa di imprevisto, sul quale anche la letteratura medica ha poco da indicare, essendo un evento rarissimo. "Le erano state fatte tantissime trasfusioni, a decine, per colmare la perdita di sangue. Ma questo ha generato la formazione di anticorpi che hanno iniziato ad agire contro un fattore della coagulazione, il fattore ottavo, quello deficitario negli emofilici. Non si coagulava più il sangue, in alcun modo. Come se si fosse distrutto un mattone della scala della coagulazione", spiega ancora Puppo. 

"Il collega di Pinerolo mi ha chiamato chiedendomi di prendere in carico il caso, perché non aveva più soluzioni. Ci tengo a sottolineare che fino a quel momento era stato gestito al meglio, facendo tutto quello che andava fatto. Ma è entrata in gioco la collaborazione e il giusto rapporto tra due ospedali, un hub e uno spoke. Quando la complessità diventa troppo alta, è l'ospedale hub, quale è quello di Cuneo, a dover mettere in campo le sue armi e tutte le sue specializzazioni".

Quando arriva al Santa Croce, il problema del sanguinamento, in questa donna, ha assunto proporzioni drammatiche. E' già senza utero, subisce un secondo intervento con la speranza di frenare l'emorragia, ma il deficit coagulativo si aggrava ulteriormente.

"Qui sono entrati in gioco i rianimatori e gli ematologici del nostro ospedale, che sono stati straordinari", evidenzia il ginecologo Puppo. Si inizia con la somministrazione di farmaci sostitutivi per la coagulazione e nel frattempo le si fanno trasfusioni su trasfusioni. Alle dimissioni, in totale, si conteranno circa settanta sacche di sangue utilizzate per lei, un numero impressionante.

Il problema purtroppo non si risolve e si arriva ad uno dei tanti summit tra professionisti: che fare? Si tenta una procedura estrema, dopo confronti, studio del caso, analisi di rischi e benefici.

"Decidiamo di fare una procedura chirurgica di emergenza, il packing addominale. In poche parole, le apriamo la pancia, mettiamo all'interno dei teli che le comprimano l'emorragia e le lasciamo l'addome aperto". Un estremo tentativo, quindi, di emostasi meccanica.

Nel frattempo, in Ematologia, si avvia un percorso di cura con un farmaco di origine suina che riproduce il fattore ottavo, quello che manca alla donna e che impedisce la coagulazione del sangue.

"Abbiamo rimesso il mattone mancante. Si tratta di un farmaco costosissimo, parliamo di centinaia di migliaia di euro. Non era scontato che funzionasse, né che fosse la cosa giusta da fare, ma bisognava tentare e ci è stato permesso di farlo, perché abbiamo una Direzione illuminata che non ci ha mai posto limiti. Dopo tre giorni ha smesso di sanguinare, le abbiamo chiuso l'addome e l'abbiamo svegliata dal coma farmacologico, senza più deficit. Siamo riusciti a salvarla", spiega Puppo con grande soddisfazione, ammettendo di aver pensato per molto tempo che non sarebbero riusciti a salvarla.

La donna è stata dimessa qualche giorno fa, dopo circa tre settimane di ricovero prima in Ginecologia e poi, per la maggior parte del tempo, in Ematologia.

"E' difficile trasmettere la soddisfazione professionale ma ancor prima umana che proviamo, perché parliamo di una donna giovane, madre di cinque figli. I pochi casi presenti nella letteratura medica, in tutto il mondo, evidenziano una mortalità del 90%. Ecco perché mi sento di dire che questa donna sarebbe morta in quasi qualunque altro posto. Noi tutti, dal mio reparto a quelli dei colleghi Massaia e Vitale, abbiamo messo in gioco tante competenze e ci siamo impegnati senza mai arrenderci e senza mai mettere in dubbio il fatto che ne valesse la pena", conclude Puppo.

Questa giovane super mamma avrà, tra l'altro, una vita normale. Sta facendo una terapia che le consentirà di combattere quegli anticorpi sbagliati che le impediscono la coagulazione. E' tornata da i suoi bambini e sta sempre meglio.

"Per questo caso noi medici ci siamo confrontati anche animatamente perché non è mai facile prendere decisioni in situazioni così difficili. Ognuno ha fatto un pezzo e siamo arrivati ad un grande successo: abbiamo salvato una giovane donna e madre e abbiamo dimostrato che il lavoro multidisciplinare porta a risultati straordinari".

Barbara Simonelli

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