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Attualità | 27 agosto 2024, 15:30

L'incidente in moto e le coincidenze che hanno salvato Federico, 15enne di Peveragno: "Quel 27 luglio ha segnato le nostre vite per sempre"

E' il papà a raccontare, a distanza di quasi un mese e dopo le dimissioni del figlio dall'ospedale di Cuneo, cosa è accaduto in quell'ora preserale di un sabato d'estate. "Non sappiamo da dove iniziare per ringraziare tutti"

L'incidente in moto e le coincidenze che hanno salvato Federico, 15enne di Peveragno: "Quel 27 luglio ha segnato le nostre vite per sempre"

Era lo scorso 27 luglio quando su Targatocn davamo notizia di un grave incidente nel quale era rimasto coinvolto un ragazzo di 15 anni.

I fatti verso le 19, a Peveragno, lungo la provinciale 21, all'altezza della rotonda di San Lorenzo verso Boves. Auto contro moto. Sul mezzo a due ruote Federico, studente dell'Itis di Cuneo. 

Ne scriviamo ora perché giovedì scorso, il 22 agosto, è finalmente tornato a casa dall'ospedale. Non è tutto risolto, i tempi di recupero saranno ancora lunghi. Ma è vivo e con la sua gamba sinistra quasi a posto. Ha seriamente rischiato di perderla, assieme alla vita.

A raccontarci di quel giorno terribile e, soprattutto, della catena di coincidenze che hanno permesso a Federico di essere ancora qui, è il padre. Ha voluto aspettare a parlare di questa vicenda, comprensibilmente.

Quel sabato ha segnato, nella vita di questa famiglia, un prima e un dopo.

Federico era a bordo della sua moto, a 300 metri da casa. Poi l'incidente: lato sinistro del corpo devastato, ossa che escono da tutte le parti; è in un lago di sangue.

In quel momento, in quel buco di mondo, si realizza un'incredibile serie di coincidenze. C'è Elisa Dalmasso, coordinatrice della Centrale Unica di Risposta - Numero Unico Emergenza 112 di Cuneo, che in quel momento sta servendo ai tavoli nella pizzeria della madre Marisa, a poca distanza. Sente un forte rumore, esce dal locale, capisce la situazione e si china immediatamente a soccorrere il quindicenne. Con il ginocchio cerca di fermare l'emorragia.

E' la prima ad intervenire.

Di là stanno passando due pellegrini diretti a Sant'Anna di Vinadio a piedi. Sono due sanitari, il padre non ricorda se medici o infermieri, di sicuro degli angeli. Anche loro agiscono per fermare l'emorragia.

Ma non finisce qui. Si ferma una vettura: a bordo c'è un medico di eliambulanza del 118 di Alessandria assieme ad un altro medico. Hanno l'attrezzatura per bloccare la fuoriscita di sangue. Uno di loro è Andrea Mina, anestesista rianimatore e direttore della SC Emergenza Sanitaria Territoriale 118 Alessandria.

All'arrivo dell'ambulanza Federico è gravissimo. Ha una gamba subamputata, la rotula a terra, è quasi dissanguato, in condizioni disperate ma vivo, in qualche modo stabilizzato per il trasporto verso il nosocomio del capoluogo. Tempo preziosissimo, forse il vero spartiacque tra la vita e la morte. 

"Nelle sue condizioni, senza l'intervento di queste persone, non ce l'avrebbe fatta", ci dice il papà.

La mamma sale in ambulanza con il figlio. Papà va a Sant'Anna di Boves per il saggio di "tessuti aerei" della sorella gemella di Federico. Lei non sa niente ma qualcosa dentro ha sentito. Quando vede solo il padre e non il resto della famiglia, capisce che è successo qualcosa di grave.

Raggiungono Federico in ospedale. L'unica cosa che i medici dicono è: "Dobbiamo salvargli la vita. Alla gamba ci pensiamo dopo".

Dopo quasi un mese di ospedale, quattro interventi di cui uno di oltre otto ore, Federico adesso è a casa. La sua gamba è salva, anche se il pezzo di rotula è rimasto a terra.

Due giorni in terapia intensiva, tra la vita e la morte, poi nel reparto di Medicina d'Urgenza e infine in Pediatria. Al suo "caso" lavorano in tanti. Dal chirurgo vascolare a quello plastico, dal rianimatore all'ortopedico.

"Non saprei da dove partire per ringraziare tutti - ci dice il papà. Elisa, il dottor Mina, i sanitari del pellegrinaggio e tutto lo staff di ortopedia, i chirurghi vascolari, la medicina d'urgenza e la pediatria. Grazie. Quello che ancora non posso spiegarmi è ciò che è successo il giorno dell'incidente. Non so come definirlo, forse semplicemente destino, ma qualcuno ha voluto che lì ci fossero delle persone per salvarlo. Dissanguato com'era, non sarebbe arrivato vivo all'ospedale".

Anche il direttore generale dell'ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, Livio Tranchida, si è preso a cuore la vicenda di Federico. E' andato spesso a trovarlo durante il ricovero. "Una persona eccezionale - continua. Non ho potuto che ringraziarlo e dirgli che ha una squadra di professionisti incredibili".

Il quindicenne ha avuto bisogno, durante il ricovero, di circa una ventina di trasfusioni. Mancava sangue del gruppo 0. In quei giorni lo stesso ospedale aveva lanciato un appello. "La risposta è stata enorme. Un tam tam che ha portato anche persone che mai lo avevano fatto prima a donare il sangue per mio figlio. E per tutti, ovviamente".

"Il percorso di recupero di Federico non è finito, ma tutta la nostra famiglia è consapevole di ciò che ha ricevuto. Mi dicevano di andare a Bologna, di portarlo al CTO di Torino... in quei momenti è difficile prendere qualsiasi decisione. Ti affidi. Ora posso dire che non credo si potesse fare meglio di ciò che all'ospedale di Cuneo hanno fatto. La lista di persone da ringraziare è talmente lunga che non saprei davvero da dove cominciare. La vita è davvero imprevedibile. Quella che doveva essere ed è stata una tragedia, ci ha regalato anche l'incontro con tanta bellezza".

Barbara Simonelli

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