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Attualità | 27 agosto 2024, 11:03

Il 27 agosto 1950 moriva Cesare Pavese, uno dei più grandi scrittori del Novecento

Nato a Santo Stefano Belbo ha raccontato oltre alle Langhe anche la Città di Torino

Il 27 agosto 1950 moriva Cesare Pavese, uno dei più grandi scrittori del Novecento

Tra le numerosissime figure di spicco che hanno vissuto per tempi più o meno prolungati a Torino vi è, sicuramente, il celebre scrittore piemontese Cesare Pavese. 

Originario di Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, trascorse gran parte della sua vita a Torino, pur rimanendo nel dolce ricordo delle Langhe, sua terra d'origine.

Poeta, scrittore, traduttore, saggista e critico letterario, egli frequentò sia il Liceo che l'Università presso il capoluogo sabaudo.

Restio all'impegno politico, nel 1933 partecipò attivamente alla nascita della Casa Editrice Einaudi, grazie all'amicizia con Giulio. Torino fu, per lui, estremamente contraddittoria: fu al centro di molti suoi scritti, quali "La bella estate", "La luna e i falò", "La casa in collina" e "Il diavolo sulle colline".

Fu luogo di impegno professionale, ma anche di svago. Egli era solito incontrare al bar amici e colleghi, in particolare al Caffè Fiorio di via Po. Amava nuotare, andare in barca e praticare canottaggio, infatti frequentava il Circolo dei Canottieri che, periodicamente, organizzava vogate sul Po. Era anche estimatore della cucina locale, fermandosi spesso a mangiare presso le numerose osterie cittadine ed era cliente abituale dello storico ristorante "Le tre galline", tutt'ora attivo. E poi c'era la passione per il cinema: Pavese era, infatti, assiduo frequentatore del Cinema Massimo. 

Ma Torino, per Pavese, significava anche vita mondana e incontri galanti. 

La prima relazione, risalente al 1935, fu con una donna impegnata nella lotta al fascismo, "la donna dalla voce rauca", come egli stesso amava definirla. Purtroppo, però, questo amore gli costò l'accusa di sospetto antifascismo e la condanna al confino. Al suo rientro, avvenuto nel 1936, la donna aveva già sposato un altro, così lo scrittore maturò, per la prima volta, l'idea del suicidio.

Dopo un periodo di ripresa dell'attività letteraria, alla fine della guerra, Pavese conobbe a Roma un'attrice, Constance Bowling, con la quale "sviluppò la medesima trama": prima amore e poi abbandono. Per lei, scriverà "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi".

Ormai, però, la solitudine e le delusioni accumulate erano talmente tante e cocenti che ridussero Pavese allo stremo e lo incitarono al suicidio, che avvenne in una stanza dell'hotel Roma, a Torino il 27 agosto 1950, come conseguenza dell'assunzione di una massiccia dose di barbiturici.

L'ultimo messaggio lasciato fu qualche riga sulla prima pagina dei "Dialoghi con Leucò", posto sul comodino della stanza: "Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".

Federica De Castro

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