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Attualità | 25 agosto 2024, 12:03

Farinél/ Lo Ius Scholae spiegato, in modo semplice, da Ivan

Ivan e Marco sono nati a una settimana di distanza nell’ospedale San Lazzaro di Alba, hanno frequentato l’asilo e le scuole elementari insieme, sono inseparabili. Ma un giorno Ivan ha scoperto di essere diverso da Marco per lo stato italiano

Farinél/ Lo Ius Scholae spiegato, in modo semplice, da Ivan

In questi quasi due anni di Farinél ho cercato di toccare meno possibile i temi di attualità politica, ma quelli dello Ius Scholae o dello Ius Soli ritengo siano temi di civiltà che vanno ben oltre la “caciara” politica che spesso, dall’alto dei sontuosi palazzoni romani, si alimenta ignorando il paese reale e le esigenze del popolo.

Che debba essere un governo di centrodestra a occuparsi di Ius Soli e Ius Scholae, perché i precedenti governi di centrosinistra se ne sono bellamente lavati le mani, può sembrare un controsenso, ma non lo è, perché questi dovrebbero essere temi senza colori politici e senza ideologie.

L’Italia oggi non è più quella di 20 anni fa e il nostro territorio di Langhe e Roero è ancora più Italia rispetto ad altre zone. Fatevi un giro nelle scuole elementari di paesi come Mango, Castiglione Tinella o Santo Stefano Belbo. Nelle classi troverete il 70% di bambini con genitori macedoni, nati in Italia, ad Alba il numero di bambini con genitori stranieri, in alcune classi arriva al 50%.

Non sono più i figli “problematici” dei primi immigrati, sono i figli delle persone che hanno fatto la fortuna di questa terra baciata da Dio.

Come ha dichiarato più volte Antonio Tajani, che in passato ho intervistato a più riprese trovando sempre un politico moderato, capace e molto preparato su tanti temi, è il paese stesso a chiedere un cambiamento doveroso.

Chi è Ivan? Ivan era il mio vicino di casa quando vivevo a Vaccheria, un bambino biondino con gli occhi azzurri e una purezza d’animo rara da trovare.

Ivan frequentava spesso casa mia portando sempre un sorriso con il suo pudore da bambino di quasi 10 anni.

Un giorno vedendolo stranamente triste gli chiesi cosa avesse e lui dopo attimi di ritrosia mi chiese: “Ma è vero quello che mi ha detto la maestra che non sono italiano? Certo che sono italiano”.

Avevo sempre la risposta pronta per le sue domande, ma quel giorno non seppi cosa ribattere. Come potevo spiegare sensatamente che il suo compagno di banco Marco, nato una settimana prima di lui nello stesso ospedale San Lazzaro di Alba, con cui aveva mosso i primi passi, con cui era stato all’asilo e ora alle elementari, il suo inseparabile amichetto Marco, fosse italiano, perché figlio di italiani e lui no, perché nato senza quella “fortuna”?

Ivan in Macedonia, la terra dei suoi genitori, era stato solo una volta, per due settimane a trovare i nonni,. Ivan capisce il macedone, ma nemmeno lo parla. Ivan è italiano, come Marco. Punto.

Chiunque discuta sulla nazionalità di un bambino di 9 anni che vorrebbe solamente sentirsi parte del paese in cui è nato non è un difensore dell’italianità è semplicemente un ignorante razzista che non merita di essere definito italiano.

L’Italia di domani è l’Italia di Ivan, non quella dei politici ottantenni con stipendi a quattro zeri che oggi pontificano sui rischi che un bambino puro e innocente di 9 anni possa sentirsi italiano come il proprio vicino di banco.

Marcello Pasquero

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