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Politica | 23 agosto 2024, 11:09

Domenico Comino torna in pista deciso a rilanciare la Lega Nord, autonomista e federalista

L’ex ministro delle Politiche europee del primo governo Berlusconi, insieme a Roberto Gremmo ed altri, ripropone, partendo da Cuneo, un progetto per ritornare allo spirito originario del Carroccio

Domenico Comino torna in pista deciso a rilanciare la Lega Nord, autonomista e federalista

Ritorna la voglia di rimettere in moto il Carroccio e l’iniziativa parte da Cuneo.

Domenico Comino, il “padre” – anche se oggi sarebbe più corretto definirlo il “nonno” – della Lega autonomista e federalista, da qualche settimana a questa parte, si dà un gran daffare per rilanciare un progetto politico che abbia al centro il Nord.

Dopo un lungo periodo sabbatico, conclusa l’attività di insegnante all’istituto tecnico, prova a tornare sulla scena politica cuneese e piemontese.

In questi 25 anni si è dedicato alle sue grandi passioni: la musica e gli Alpini, ma la malattia della politica, si sa, è un male incurabile per cui – sollecitato da vari amici – alla soglia dei 70 anni vuole tornare a sguainare lo spadone di Alberto da Giussano.

Insieme a Roberto Gremmo e ad altri, pur costretto all’immobilità a causa di una frattura alla caviglia, si muove per dare vita ad una sorta di “Pontida cuneese”.

“Non posso restare indifferente – confida – al grido di dolore che sale da molti che avevano creduto ad un’idea che resta valida. Ho ricevuto tante sollecitazioni che mi hanno indotto a promuovere un convegno che dovrebbe tenersi a Cuneo nel mese di ottobre. Non so dire oggi quali saranno gli esiti. Certo è – aggiunge – che sto riscontrando un interesse sorprendente”.

 

Comino aveva iniziato l’attività politica alla fine degli anni '80 nelle file della Lega Nord partendo da Morozzo.

Eletto deputato nel 1992 e nel 1994, era stato ministro per il coordinamento delle politiche europee nel primo governo Berlusconi per poco più di sei mesi (maggio ‘94 – gennaio ‘95). Alle elezioni amministrative del 1993 si era candidato sindaco di Torino ma – pur portando la Lega al 20% - non era riuscito ad arrivare al ballottaggio.

Terminata l'esperienza di governo, nel 1994 aveva assunto la guida del gruppo parlamentare della Lega Nord alla Camera dei Deputati. Dal 1993 al 1994 aveva ricoperto la carica di presidente della Lega Piemonte.

Alle elezioni regionali del 1995 si era candidato alla presidenza della Regione Piemonte venendo però sconfitto da Enzo Ghigo (Forza Italia).

Dal 1996 al 1999 era stato segretario della Lega Piemonte, succedendo al fondatore, lo chansonnier Gipo Farassino.

Nel 1999, da segretario regionale del Piemonte e capogruppo, si scontra direttamente con Umberto Bossi sostenendo al Congresso di Varese la necessità di un'alleanza strategica con Forza Italia.

Manifesta l’intenzione di candidarsi segretario federale del partito ma viene definito "traditore", "venduto", "mangiabistecche berlusconiste", un dirigente che preferisce "le forchette" alla "spada di Alberto da Giussano".

Viene quindi espulso dal partito per tradimento, anche se un mese dopo il Senatur seguirà proprio la via che il deputato di Morozzo gli aveva indicato.

Azzarda ancora un tentativo dando vita a una formazione politica autonoma, Autonomisti per l'Europa (ApE), che però alle varie consultazioni elettorali non ottiene seggi.

Si ritira così dalla scena politica per tornare all'insegnamento presso l'istituto per geometri "Virginio" di Cuneo fino al 2019, anno in cui è andato in pensione.

Ora, forte di un curriculum e di un’esperienza di tutto rispetto – in una fase in cui le acque della Lega sono particolarmente agitate – ci riprova. “Partiamo dalla Granda – dice – ma non poniamo limiti alla provvidenza, visti i fermenti che si registrano in Piemonte, Lombardia e Veneto”.

Giampaolo Testa

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