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Cronaca | 23 agosto 2024, 07:19

Voce ai detenuti di Cuneo: "Nel 2024, in Italia, 63 suicidi in celle sovraffollate"

Alla maratona oratoria, organizzata dalla Camere Penali di Torino, sono intervenuti avvocati, giudici e volontari per dire basta all'emergenza carceraria: "Chi entra in carcere ne esce più delinquente e più arrabbiato di prima. Non è giusto"

Voce ai detenuti di Cuneo: "Nel 2024, in Italia, 63 suicidi in celle sovraffollate"

Quello di Alì, un ragazzo di 19 anni detenuto presso la casa circondariale di Novara, è il quarantaquattresimo dei 63 suicidi avvenuti in questi mesi del 2024. A questo numero, si aggiungono 6 agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita. Numeri che rappresentano il 43% in più rispetto al 2023. Nel 2022, i detenuti erano sono stati 85. 

Il carcere e la nostra indifferenza che non ha saputo intercettarne disagio.

È evidente come questa realtà, sembrando così distante dalle vite di ognuno di noi, sia una zona d’ombra destinata a rimanere emarginata.

Nel corso della maratona oratoria organizzata dalla sezione distaccata delle camere penali di Torino, la presidentessa e avvocata Dora Bissoni ha introdotto il tema parlando di “emergenza carceraria” e di come “gli ultimi interventi a riguardo non si siano resi risolutivi” di un problema che necessita di una soluzione. “Se il carcere non è rieducazione – ha affermato- il detenuto non è in grado di tornare in società”.

Del sovraffollamento delle celle, delle difficoltà di ottenere una visita medica anche per un mal di denti o un’influenza, ne ha parlato Bruno Mellano, il garante regionale per i detenuti. “Il sovraffollamento è un’urgenza – ha spiegato Mellano - e, insieme ai suicidi, sono parole cadute nella disattenzione”.

I detenuti in Italia sono 61.500 a fronte di 47.000 posti disponibili. Siamo nella stessa situaizone che nel 2013 portò la Corte europea per i diritti dell’uomo a sanzionare l’Italia con la sentenza Torreggiani: “È importante ragionare su questi numeri – ha continuato- perché segnalano un malessere della comunità carceraria in generale. Le statistiche sono già impressionanti: significa che, su 61.500 reclusi in Italia, uno ogni milleduecento circa ha visto nell’annientamento di sé l’unica salvezza. Raccogliamo morti e feriti di un sistema che non sa ascoltare”.

L’89% dei suicidi, come illustrano dal garante, avviene in sezioni chiuse. A questo, si lega il tema dell’assistenza psichiatrica in carcere: “Almeno un detenuto su quattro presenta problemi di abuso di sostanze – ha illustrato la dottoressa Marta Pellegrino, psichiatra dell’ospedale di Cuneo-. In carcere l’uso di psicofarmaci è di cinque volte superiore rispetto alla popolazione generale. In mancanza di sostanze, questi soggetti tendono a richiedere alti dosaggi di farmaci”.

Un problema, che però non interessa a nessuno se no, si sarebbe già risolto, come ricordato dal presidente dell’Ordine degli Avvocati di Cuneo, Alessandro Ferrero: “Nessuna protesta per la sofferenza che riguarda persone che hanno sbagliato e che stanno scontando la loro pena facendo i conti con una giustizia di uno Stato che continua a violare i loro diritti e il patto sociale – ha spiegato l’avvocato -. Quando un soggetto entra in carcere e ne esce più delinquente e più arrabbiato di prima non è giusto. Non diamo per scontato che questi siano problemi di persone che vivono al margine della società: potrebbe succiedere a chiunque di andare in prigione anche senza alcuna responsabilità". 

Il giudizio che possiamo dare è drammaticamente quello di un Paese incivile” ha affermato Davide Mosso, avvocato e membro dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penale. “Si dice che in un Paese dove non funzionano più gli ospedali - prosegue-, le case di riposo e le scuole non ha senso preoccuparsi di chi ha rotto il patto sociale: è un fatto fisiologico. Ma partiamo da un dato economico. Ogni anno spendiamo una somma intorno ai 3 miliardi di euro per le carceri: il costo pro-capite è calcolato intorno ai 150 euro al giorno, e il costo totale per una persona detenuta si aggira tra i 5 e i 6 euro”.

Il più delle volte, come affermato da Mosso, si tratta di denaro buttato via perché circa il 70% di chi è stato in carcere ci ritorna: “Se abbassassimo del 10% il termine della recidiva, - continua- risparmieremmo circa 300 milioni di euro da spendere, per esempio, per le scuole”. “Le pene non devono essere contrarie al senso di umanità – è intervenuto l’avvocato Vittorio Sommacalle figure di riferimento sono cronicamente carenti. Chi è stato in carcere può raccontare le peripezie per ottenere un antibiotico o una visita per il mal di denti. Quando i miei clienti stanno male, se ne hanno la possibilità, consiglio di farsi visitare dal proprio medico, ma anche in quel caso ci vogliono giorni”.

Per quanto riguarda il tribunale di Sorveglianza di Cuneo, la sezione che si occupa dell’esecuzione delle pene, la situazione è drammatica, come spiegato dal giudice cuneese Sandro Cavallo. “Al momento ci sono a Cuneo circa 400 procedimenti pendenti per questi rimedi risarcitori, di cui almeno 300 riguardano soggetti tuttora detenuti” ha illustrato il magistrato. 

Per il pieno organico i magistrati dovrebbero tre, al momento due sono in maternità. “Tra Cerialdo, Saluzzo e Fossano ci sono 1300 detenuti per un magistrato. Impossibile far fronte a tali adempimenti – ha evidenziato Cavallo- I rimedi proposti dal legislatore sono impraticabili”.

 

 

CharB.

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