Politica - 21 agosto 2024, 15:39

Elezione Consiglio provinciale, Robaldo stretto tra destra e sinistra

Da entrambi gli schieramenti gli chiedono conto delle sue “geometrie variabili”. Molti però dimenticano che con la legge Del Rio l’Ente Provincia è diventano un organo pressochè monocratico dove l’unico che conta è il Presidente

Luca Robaldo, presidente Provincia di Cuneo

La situazione è grave, ma non è seria.

A poco più di 15 giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle liste per il Consiglio provinciale, ci conforta Flaiano nel farci intendere quanto questa partita abbia dei tratti surreali.

In verità, non sembra nemmeno grave così grave visto che i due maggiori protagonisti, Luca Robaldo, presidente della Provincia, e Mauro Calderoni, segretario provinciale Pd, hanno mollato baracca e burattini per andare in vacanza: il primo negli Stati Uniti, il secondo in Grecia.

Pare che le liste dell’uno e dell’altro, dopo una rincorsa a “rubarsi” reciprocamente i candidati, siano in larga parte abbozzate pur necessitando ancora di qualche limatura prima della chiusura definitiva prevista per l’8 e 9 settembre.

L’unica non pervenuta delle tre ipotizzate è quella del centrodestra, di cui si sa ancora poco a nulla, se non dell’attacco sferrato dal coordinatore presidente provinciale di FdI William Casoni, il quale chiede che la “Lista Cirio” in salsa provinciale (quella di Robaldo) venga annullata e confluisca nel centrodestra.

Da Forza Italia e Lega, per ora, silenzio assoluto.

Robaldo è stato messo sotto tiro da Fratelli d’Italia, partito che gli chiede conto di questa sua iniziativa personale dopo la recente tornata elettorale regionale che li ha visti correre e braccetto a sostegno di Alberto Cirio.

Anche “La Nostra Provincia” – la formazione a trazione Dem - ce l’ha con le “geometrie variabili” del presidente della Provincia eletto due anni fa grazie ad un patto tra Azione e Pd.

Per Robaldo, astro nascente della politica cuneese e piemontese, si tratta senza ombra di dubbio di un test importante.

Nonostante la sua figura non sia messa in discussione fino al 2026, quando scadrà il suo mandato, la composizione del nuovo Consiglio provinciale, questa volta, si prospetta più complessa rispetto al passato.

Il rischio del fenomeno “anatra zoppa”, un presidente cioè senza una maggioranza definita, è dietro l’angolo.

Se questo dato politico non può essere sminuito, va comunque detto che il ruolo dei 12 consiglieri provinciali è divenuto – rispetto a quello del presidente – quasi residuale.

Se volessimo estremizzare il concetto si potrebbe considerare che l’Ente Provincia è diventato, da dieci anni a questa parte (dopo la legge Del Rio), un organo monocratico.

Chi avesse dubbi vada a rileggersi il decreto di nomina del novembre 2022.

“I consiglieri titolari di deleghe approfondiscono le singole problematiche e relazionano nel merito al Presidente e/o al Consiglio provinciale per l’adozione degli eventuali provvedimenti, non potendo impegnare l’Amministrazione, salvo specifico mandato del Presidente”.

Il trambusto di questi giorni è dunque una prova muscolare tra partiti e all’interno delle stesse coalizioni per misurare conti, vecchi e nuovi, rimasti in sospeso.

Giampaolo Testa