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Sanità | 14 agosto 2024, 07:01

Dimissioni, bandi deserti e personale in soccorso dagli ospedali torinesi: la difficile estate dell'ospedale di Savigliano

Una situazione, quella del nosocomio Santissima Annunziata, che evidenzia la necessità di ripensare la sanità della provincia, in particolare degli ospedali periferici e minori, sempre meno attrattivi per i professionisti. Riboldi, neo assessore regionale, esclude che si vada verso un'unica azienda: "Ad Alessandria non funziona"

Dimissioni, bandi deserti e personale in soccorso dagli ospedali torinesi: la difficile estate dell'ospedale di Savigliano

Sarà un autunno caldo per la sanità della nostra provincia. E non solo per i nuovi ospedali di Cuneo e Savigliano. Proprio in quest'ultimo nosocomio, ci sono reparti in estrema sofferenza, come evidenziano alcuni professionisti che non nascondono una grande preoccupazione per la tenuta del sistema, al punto che c'è il timore di non poter continuare a garantire le prestazioni.

Partiamo dalla lunga fila di dimissioni.

E' quella presenta alla sezione "Delibere" dell'albo pretorio dell'Asl CN1. Nelle ultime settimane non si contano i professionisti, dai medici agli infermieri agli operatori socio sanitari, che hanno chiesto la risoluzione del contratto con l'ente.

Tra questi si evidenzia quella della dottoressa Maria Roberta Bongioanni, che dal 1° ottobre non sarà più primario, essendosi dimessa dall'incarico che aveva per la Struttura complessa Neurologia Savigliano. Lo aveva assunto nel 2017.

La rinuncia comporta, per lei, anche la cessazione dell’incarico di Direttore del Dipartimento Medico Specialistico. Il ruolo di direttore della struttura complessa Neurologia Savigliano (non quello di direttore del Dipartimento, come precedentemente scritto) sarà temporaneamente ricoperto dalla dottoressa Maria Margherita Grasso, dall'ottobre 2023 primario di Neurologia dell'ospedale Regina Montis Regalis di Mondovì.

Ma che sta succedendo? La crisi dei professionisti del mondo sanitario non è cosa nuova, se ne parla da anni. Ci vorrà ancora un po' prima di vedere gli effetti del percorso di riforma delle specializzazioni. Nel frattempo a soffrire di più sono gli ospedali periferici, quale quello di Savigliano, evidentemente non attrattivo per i professionisti.

Molti bandi sono andati deserti, chi trova altri impieghi lascia. L'ospedale di Savigliano è in grande sofferenza.

Nella Granda sta venendo meno, da anni ma in modo inarrestabile, quell'indispensabile dialogo tra hub - l'azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, deputata agli interventi più complessi - e gli ospedali spoke, dove dovrebbero trovare posto le patologie a minore intensità.

Si replicano i reparti, le strutture complesse, i primariati. Ma se non c'è personale, questo non consente di abbattere i tempi di attesa delle prestazioni. Basta provare a prenotare una prima visita oculistica in provincia. Impossibile. Perché? Perché negli ospedali minori mancano i medici oculisti e chi ha bisogno viene dirottato al Santa Croce. Che sta scoppiando. Al Pronto Soccorso del capoluogo quasi il 4% degli accessi è per problemi in ambito oculistico. Senza risposta territoriale, soprattutto per mancanza di personale, non ci sono alternative. 

A cosa serve costruire due nuovi ospedali se manca una razionalizzazione delle prestazioni sanitarie? Se manca personale? Chi andrebbe a farsi fare un intervento in un ospedale dove mancano una casistica e i numeri per essere certi di affidarsi a professionisti che hanno un'esperienza tale da poter gestire le possibili criticità? Nella scelta di affidarsi ad un ospedale, o meglio, ad un medico, l'esperienza del professionista è elemento imprescindibile. 

Enormi difficoltà anche nel reparto di Ginecologia e Ostetricia, con le dimissioni di un medico e altre in fase di valutazione. Al momento si sopravvive, grazie ad accordi con le aziende sanitarie torinese. 

Tutto questo comporterà dei costi. Inferiori agli oltre 6 milioni di euro spesi dall'azienda guidata dal dottor Giuseppe Guerra nel 2023 per i gettonisti, medici forniti dalle cooperative chiamati a coprire la mancanza di personale. Molti contratti sono in scadenza e non saranno rinnovati, oltre al fatto che la Regione non consentirà più il ricorso sistematico a queste figure. Ma rivolgersi alle altre Asl non sarà comunque indolore, dal punto di vista economico. E nemmeno organizzativo.

Preoccupa il futuro del punto nascite di Savigliano. Qualche insider evidenzia come non è per nulla remota la possibilità che possa chiudere, almeno temporaneamente, in attesa di tempi migliori.

Da cinque anni si assiste a una continua decrescita dei parti. Si è passati dagli oltre mille (1055) del 2019, ai 938 del 2020, ai 791 del 2021, ai 652 del 2022 e, infine, i 580 del 2023.

Nessuna chiusura in vista, come sottolinea il primario Luciano Chiarolini: "Pur tra mille difficoltà, la direzione generale sta provando a trovare soluzioni". Pagando professionisti in arrivo dagli ospedali torinesi, disposti a fare i turni festivi o le guardie al di fuori del proprio orario di lavoro presso l'azienda per la quale lavorano.

Certo, le nascite sono in calo drastico in tutta Italia, ma il Santa Croce tiene i numeri: con lievi oscillazioni, ma si attesta comunque come il secondo punto nascite del Piemonte. Perché Savigliano sta crollando?

E' evidente che c'è anche altro. Si sopravvive. Prima con i gettonisti, con costi così alti da meritare addirittura un servizio de Le Iene; ora, con le convenzioni con altre strutture, a maggior ragione in questo periodo di ferie. Si cercano rianimatori e anestesisti, radiologi, professionisti in ambito ginecologico/ostetrico. Il tutto per centinaia di migliaia di euro. Ma può continuare ad essere questa la soluzione?

Il nuovo assessore regionale alla Sanità è chiamato a trovarla. Federico Riboldi, alessandrino, evidenzia come in alcun modo questa possa essere, come da tempo qualcuno suggerisce, l'accorpamento di tutti gli ospedali in un'unica grande azienda provinciale. "Nella mia provincia è stato fatto, ma abbiamo visto che non funziona, perché la gestione è elefantiaca. Bisogna evitare duplicazioni, ma il presidio del territorio che un'azienda sanitaria locale garantisce non va in alcun modo messo in discussione", evidenzia.

Tra le priorità della Sanità provinciale, sottolinea ancora il neo assessore, il bando per il nuovo ospedale di Cuneo, che non ha esitato a definire "delicatissimo" e l'abbattimento delle liste d'attesa. "E' la cosa più urgente. Una volta che lo avremo fatto, avremo risolto la maggior parte dei problemi".

Certo. Il punto è capire come, visto che negli ospedali più periferici, gli irrinunciabili presidi territoriali, il personale non si trova e, quando c'è, appena può si dimette.

Barbara Simonelli

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