/ Attualità

Attualità | 14 agosto 2024, 17:53

Nel 2024, il 32% degli interventi del Soccorso Alpino piemontese è stato per recuperare illesi

Il commento del vicepresidente del CNSAS regionale Daniele Fontana: "Per noi conta portare a casa le persone. Se qualcuno si perde o viene sopraffatto dal maltempo e non sa come uscirne, deve chiamare. Prima si interviene, meno rischiano tutti, compresi i soccorritori"

Nel 2024, il 32% degli interventi del Soccorso Alpino piemontese è stato per recuperare illesi

Sta creando dibattito un post del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in merito agli interventi di soccorso in montagna con l'ausilio dell'elicottero, non solo cresciuti in questi primi mesi dell'anno ma, soprattutto, spesso inappropriati: il 21% è stato, infatti, per il recupero di persone illese.

La conclusione è delle più classiche: "l'elicottero non è un taxi".

Difficile non essere d'accordo. Come ragionamento non fa una piega e sono sempre di più quelli che, ad ogni intervento del soccorso alpino o dei vigili del fuoco in montagna, anche nella nostra provincia, si lanciano nell'altrettanto classico commento: "Devono pagare".

Un intervento con l'elicottero, tra medico e tecnico del soccorso alpino, senza calcolare i meri costi di spostamento del mezzo, non è proprio economico. E non è mai esente da rischi per il personale.

Ecco perché un intervento per soccorrere degli illesi fa arrabbiare i cittadini. Ma non sempre in modo giustificato, come spiega il vicepresidente vicario del CNSAS del Piemonte, Daniele Fontana, della delegazione Mondovì.

Partiamo dai dati del 2024, aggiornati ad inizio agosto. A livello regionale sono state recuperate 863 persone. Di queste, 278, pari al 32%, erano illese. Nel computo, va detto, vengono inseriti anche gli eventuali compagni di un escursionista o alpinista ferito: se salgono in elicottero, sono registrati e sono illesi.

Facendo un raffronto con gli anni precedenti, c'è stato un calo degli infortuni e un aumento di 3 punti percentuale degli illesi. Gli infortunati sono stati 538, i deceduti 47.

"Da inizio 2024 abbiamo assistito ad un generale calo di interventi su scala regionale, dovuto al fatto che il prolungato maltempo dei mesi di aprile, maggio e giugno, non ha consentito di andare in montagna. Per quanto riguarda luglio e l'inizio di agosto, siamo invece in linea con gli anni scorsi", spiega Fontana, spostando quindi il focus sugli illesi.

"Gli illesi possono aver perso l'orientamento, essere finiti su un sentiero che non conoscono, trovarsi avvolti nella nebbia, in situazioni di improvviso maltempo... non importa quale sia la causa, il mio consiglio è di chiamare il 112. Un intervento tempestivo, con la luce del giorno, è sempre auspicabile, sia per chi è in difficoltà sia per chi deve soccorrere. Si intercetta la posizione e si interviene rapidamente e senza troppi rischi. Per questo, se si capisce di non poter gestire la situazione, conviene non aspettare, perché più ore passano più le cose si complicano, anche per le squadre chiamate a intervenire, che sia in volo o via terra", continua il vicepresidente.

Senza contare il rischio evolutivo, che di fatto rende di difficile applicazione la legge regionale, in vigore da diversi anni, sulla compartecipazione dei costi.

"Noi, come soccorritori volontari, non giudichiamo. Per noi conta portare a casa le persone. Certo, dopo il Covid c'è stato un aumento di escursionisti - gli alpinisti sono un'altra cosa - in montagna e, quindi, di interventi. Persone meno preparate, ovviamente. Una tendenza in aumento, con conseguenze per tutta la macchina dei soccorsi. Quando ci chiamano interveniamo, senza farci domande. Anzi, spesso interventi banali sulla carta si sono rilevati molto complessi e viceversa".

Fontana non vuole soffermarsi sull'inapropriatezza di certe chiamate di soccorso. "Non ci riguarda. E comunque, nelle regioni che fanno pagare l'intervento, non si riesce mai a recuperare molto. Senza contare che ti esponi a cause lunghissime".

La conclusione ci riporta nuovamente verso un concetto classico: il buonsenso. Così Fontana: "E' importante valutare le proprie condizioni psico-fisiche ed evitare gite o percorsi per i quali non si è preparati, sia per difficoltà che per lunghezza. Se si è stanchi, si torna indietro. Guardare le previsioni meteo è altrettanto fondamentale. Un temporale in quota è pericoloso, soprattutto se non si ha una grande esperienza. Se si rispettassero queste semplici regole, qualche intervento per il recupero di illesi si eviterebbe". 

Barbara Simonelli

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium