Curiosità - 12 agosto 2024, 08:05

Bra, domenica 11 agosto le Clarisse hanno festeggiato la patrona Santa Chiara

Gioia, lodi e preghiere in onore della donna che imitò Francesco, abbracciando la povertà

Chiara e Francesco. Due vite e due storie di santità indissolubilmente legate. Per questo il cuore dell’estate è tempo di candele che si accendono di stelle per ricordare una donna capace di illuminare la luce stessa.

La festa celebrata l’11 agosto al Monastero delle Sorelle Clarisse di Bra ha permesso di far rivivere il fulgido esempio di Santa Chiara con la Messa, presieduta da fra Dario Fucilli dei Frati Minori di Torino, culmine di un intenso triduo di preghiera. Una funzione solenne a cui ha preso parte il clero locale e che ha visto, ovviamente, la partecipazione della comunità monastica delle Sorelle Clarisse al completo, ad animare con canti e lodi le varie fasi della liturgia, fino al momento conclusivo di letizia e condivisione francescana, annunciato durante il saluto dalla madre abbadessa suor Carla Cristiana.

Ai molti fedeli presenti, tra cui il sindaco Gianni Fogliato, il celebrante ha evidenziato la modernità di una santità capace di lasciare un segno, non solo una memoria. Donna del XIII secolo, Chiara raggiunge il nostro tempo, illuminandolo con la sua testimonianza di tenerezza e fortezza.

Ponendo i suoi occhi sul Vangelo, la Santa assisiate comprese come la povertà fosse la condizione necessaria per sperimentare la ricchezza di Dio. Il suo cammino di fede è un richiamo per uomini e donne di oggi a seminare fiducia e speranza, ad abbandonarsi all’amore di Cristo per conquistare quella gioia che resiste ad ogni tempesta.

Questo desiderio, che aveva segnato i suoi primi passi, non solo non si era spento nei lunghi anni vissuti tra le spoglie mura di San Damiano, ma si approfondiva attraverso sofferenza, fatica e patimenti.

Solo così si arriva alla fertilità dell’anima in ragione del passo di Vangelo di Giovanni sulla vite ed i tralci, commentato da fra Dario che infine ha evocato l’esempio di Santa Chiara e la storia della sua vita straordinaria.

Pianticella di Francesco

Nata nel 1193 da una buona famiglia, le fonti raccontano che Chiara, a soli 12 anni, colpita dal gesto di San Francesco (di spogliarsi dei suoi abiti e dei suoi averi per donare tutto ai poveri al fine di vivere una vita di preghiera e di offerta di sé al Signore) decise di lasciare tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà. All’età di 18 anni fugge dalla sua casa di Assisi e corre alla Porziuncola, dove l’attendono Francesco e il gruppo dei suoi frati minori, che le fanno indossare un saio da penitente, le tagliano i capelli e la ricoverano in due successivi monasteri benedettini, a Bastia ed a Sant’Angelo. La famiglia tentò in vari modi (anche con la violenza) di sottrarla alla sua decisione, ma Chiara (con la grazia del Signore) superò ogni ostacolo. All’età di trent’anni per Chiara inizia una lunga malattia che indebolisce il suo corpo, ma non la sua fede. A San Damiano muore l’11 agosto 1253, celebrando con le ultime parole il dono della vita: «Va’ sicura, in pace, anima mia benedetta, perché hai buona scorta nel tuo viaggio! Infatti Colui che ti ha creata, ti ha resa santa e, sempre guardandoti come una madre il suo figlio piccolino, ti ha amata con tenero amore. E tu, Signore, sii benedetto perché mi hai creata».

Sposa dell’Eucaristia

Chiara si distinse per il culto verso l’Eucaristia. Ed è in questa “veste” che la vediamo raffigurata nell’immagine del monastero di Bra. Nel 1240, Assisi era assediata dall’esercito dell’imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Le truppe ormai erano quasi nel chiostro di San Damiano. Chiara, in quel tempo malata, fu condotta alla porta della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: l’esercito, a quella vista, si dette alla fuga. Si legge nelle Fonti Francescane: «Prostrata in preghiera, nelle lacrime parlò al suo Cristo: “Ecco, o mio Signore, vuoi tu forse consegnare nelle mani di pagani le inermi tue serve, che ho allevato per il tuo amore? Proteggi, Signore, ti prego, queste tue serve, che io ora, da me sola, non posso salvare”. Subito una voce, come di bimbo, risuonò alle sue orecchie dalla nuova arca di grazia (la pisside, ndr): “Io vi custodirò sempre!”. Chiara aggiunse: “Mio Signore proteggi anche, se ti piace, questa città, che per tuo amore ci sostenta”. E Cristo a lei: “Avrà da sostenere travagli, ma sarà difesa dalla mia protezione”».

La Regola e la canonizzazione

Tanto si potrebbe dire ancora su Santa Chiara d’Assisi: con la sua tenacia, la sua intrepida determinazione è riuscita a strappare al Papa il privilegio della povertà, poi la prima Regola, nella storia della Chiesa, scritta da una donna per delle donne, confermata da un commosso papa Innocenzo IV, che si recò di persona a San Damiano per portare a Chiara morente la sua benedizione e consegnarle la bolla di approvazione della Regola. Il monastero delle Sorelle povere, già negli ultimi anni dell’agonia di Chiara, era meta di un vero e proprio pellegrinaggio popolare. Il giorno successivo alla morte, al momento dei funerali, il Papa stesso, che era presente ad Assisi quei giorni con la sua corte, propose di celebrare l’ufficio delle Vergini e non piuttosto quello dei morti, mostrando in questo modo di considerare Chiara già santa. Il suo corpo venne sepolto a San Giorgio ed in seguito trasferito nella chiesa che porta il suo nome. Nonostante l’intenzione di Innocenzo IV fosse quella di canonizzarla subito dopo la morte, si giunse alla bolla di canonizzazione solo nell’autunno del 1255, dopo averne seguito tutte le formalità, per mezzo di papa Alessandro IV.

Protettrice delle telecomunicazioni

Oggi Santa Chiara, il cui emblema è un giglio, è considerata la protettrice delle telecomunicazioni: le cronache raccontano, infatti, che il giorno di Natale, non potendo assistere alla Messa servita da Francesco, poiché costretta a letto a causa della malattia, sulla parete della sua cella le apparve una visione della Messa e al momento della comunione le si presentò innanzi un angelo che le diede la possibilità di comunicarsi all’ostia consacrata. Proprio a seguito di quell’episodio, il 17 febbraio 1958, venne dichiarata da papa Pio XII santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni.

Fascino senza tempo

Scriveva San Giovanni Paolo II: «Santa Chiara esorta tutti a comprendere sempre più profondamente il valore della vocazione, che è dono di Dio da far fruttificare». E ancora papa Francesco: «Santa Chiara d’Assisi è luminoso modello di chi ha saputo vivere con coraggio e generosità la sua adesione a Cristo». Come un delicato fiore, Chiara ha lasciato dietro di sé una scia di profumo che in ogni tempo riconduce al suo perfetto amore: sono le “Sorelle”, che portano ancora alto il suo nome. Anche a Bra.

Silvia Gullino