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Al Direttore | 01 agosto 2024, 19:54

Autonomia differenziata, la preoccupazione della Federazione Nazionale Pro Natura

Il presidente nazionale Mauro Furlani: "Con quali strumenti, con quale garanzia di una visione unitaria le singole Regioni potranno mettere in campo un governo efficace di tutela delle acque, dell’aria e del suolo?

Il logo di Pro Natura Cuneo

Il logo di Pro Natura Cuneo

Dal presidente della Federazione Nazionale Pro Natura riceviamo e pubblichiamo:

La Federazione Nazionale Pro Natura osserva con molta preoccupazione la Legge approvata dal Parlamento italiano il 19 giugno 2024 sull’Autonomia differenziata.

La modifica degli articoli 9 e 41 della Carta costituzionale, che ha integrato la precedente formulazione dei due articoli introducendo la tutela esplicita degli ecosistemi e della biodiversità, non mette purtroppo al riparo dal pericolo, così come formulato dall’Autonomia differenziata, di una regionalizzazione delle competenze in materia ambientale.

La parcellizzazione delle competenze, delle strategie di gestione e delle azioni concrete di protezione è molto distante da un approccio scientifico nei confronti della tutela della natura, degli ecosistemi, della biodiversità.

Con quali strumenti, con quale garanzia di una visione unitaria le singole Regioni potranno mettere in campo un governo efficace di tutela delle acque, dell’aria e del suolo?

L’autonomia regionale non solo prevede una regionalizzazione delle competenze in campo ambientale, ma addirittura la possibilità di una ulteriore frammentazione in unità amministrative inferiori, fino ai singoli municipi. La possibilità di gestione di una risorsa ambientale con un livello così accentuato di polverizzazione è del tutto impossibile, innescando prevedibili contenziosi tra Enti pubblici, paralisi amministrative e inefficacia funzionale.

Ciascuno alla fine potrebbe agire in una sorta di anarchia amministrativa, sia per quanto riguarda la tutela del paesaggio, l’utilizzo e lo sfruttamento del suolo, la tutela dell’acqua e dell’aria fino alla disciplina di tutela della fauna e controllo dell’attività venatoria, con alcune specie che godrebbero di uno status giuridico in una Regione e uno diverso appena superato un invisibile confine regionale.

In questi anni abbiamo accolto in modo molto positivo, e con ottimismo, tutte quelle normative europee che ponevano al centro di una strategia di tutela e gestione di una risorsa naturale non tanto interventi limitati, per loro natura inefficaci, quanto una strategia globale.

Così è stato per l’istituzione di una rete di aree europee funzionali alla conservazione di habitat e specie che va sotto il nome di Rete Natura 2000.

Qualora le norme per l’autonomia differenziata dovessero trovare una concreta applicazione, si tratterebbe di una vera sciagura per l’ambiente, conducendo l’Italia in direzione diametralmente opposta a quanto una visione globale richiederebbe e la scienza ecologica, da oltre 150 anni dalla sua formulazione da parte di Ernst Haeckel, indica.

La stessa gestione dei parchi nazionali sarebbe fortemente compromessa, con politiche di gestione a cui verrebbe meno la visione unitaria imprescindibile per una sua efficacia. Purtroppo abbiamo sotto gli occhi gli effetti nefasti di uno dei più antichi parchi italiani, quello dello Stelvio, suddiviso tra Regione Lombardia, Provincie Autonome di Trento e di Bolzano.

Non possono garantire certo una uniformità i cosiddetti LEP (Livelli minimi di prestazione). Come sarà possibile trovare dei livelli minimi di funzionalità di un ecosistema forestale, di un’area paludosa o di un lago?

Nella gestione di un fiume che attraversa più realtà amministrative regionali, quanto permesso a monte ha inevitabilmente ripercussioni a valle. La costruzione di un invaso in una Regione per far fronte a carenze idriche o necessità energetiche si riflette inevitabilmente su quella a valle.

Non meno preoccupante, anche per le ricadute educative in tema di educazione ambientale, è l’autonomia che le singole realtà locali avrebbero in tema educativo. Gli sforzi compiuti e i risultati positivi raggiunti in questi anni per veicolare una educazione ambientale e la percezione del valore della natura sarebbero fortemente compromessi da una programmazione scolastica disomogenea, frutto non tanto di un progetto educativo comune, quanto piuttosto di una sciagurata visione campanilistica, estranea ad una realtà educativa avanzata.

La Federazione Nazionale Pro Natura pur non partecipando direttamente alla raccolta di firme per indire un referendum abrogativo della Legge sull’Autonomia differenziata, lascia ampia autonomia alle singole Associazioni aderenti di impegnarsi in tal senso, invitando i soci alla sottoscrizione del quesito referendario.

In conclusione, la Federazione Nazionale Pro Natura auspica che anche il nostro Paese persegua politiche di tutela ambientale serie ed efficaci, che vadano nell’ottica della concentrazione degli sforzi da parte di tutta la comunità internazionale, evitando frammentazioni e localismi che, soprattutto in questo ambito, avrebbero effetti devastanti.

Mauro Furlani

cs

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