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Curiosità | 30 luglio 2024, 11:50

Storia e memoria del rogo di ottant'anni fa a San Damiano Macra e Cartignano

I fatti di quel 30 luglio 1944 ripercorsi nelle parole di Francesca Chiabrero, tratte da “La valle Maira a ferro e fuoco” di Secondo Garnero. E la consapevolezza che oggi resta

Storia e memoria del rogo di ottant'anni fa a San Damiano Macra e Cartignano

“𝐷𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑚𝑖 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜, 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑎𝑚𝑎𝑟𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒” descrive così  Francesca Chiabrero di borgata Lottano, nel libro di testimonianze “La valle Maira a ferro e fuoco” del professor Secondo Garnero, un giorno che non può essere dimenticato.

Ricorre oggi 𝐥'𝟖𝟎° 𝐚𝐧𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐫𝐨𝐠𝐨 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐌𝐚𝐜𝐫𝐚 𝐞 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐢𝐠𝐧𝐚𝐧𝐨.

Era una domenica quel 30 luglio del 1944. Nel primo pomeriggio, la rappresaglia nazifascista incendiò ben 207 case tra San Damiano Macra e le sue borgate. Furono cinque le vittime civili: Mario Oggeto, Giuseppe Volpengo, Caterina Demaria, Paolo Fuffolo e Graziano Einaudi.

Mario Oggero e Giuseppe Volpengo furono impiccati sulla piazza principale; allettata, Caterina Demaria fu arsa viva all’interno di casa sua abitazione in via Roma; Paolo Fuffolo e Graziano Einaudi furono invece entrambi uccisi, Fuffolo sopra borgata Torchietto mentre Einaudi sopra borgata Rio.

Poco distante, anche per Cartignano fu tremendo: 96 le abitazioni date alle fiamme, compreso l’antico Castello dei Berardi.

Detto anche dei Farina, dal nome degli ultimi proprietari, fu fatto edificare nel 1440 dalla famiglia dei Berardi di San Damiano, come riporta un’incisione sul portale. Lo stato attuale dell'edificio, la distruzione del fondo archivistico storico del comune di Cartignano durante la seconda guerra mondiale, nonché la scarsità di documenti a disposizione, permettono solo in parte di poter ricostruire la nascita e l'evoluzione architettonica del maniero. Nel corso dei secoli si sono infatti susseguiti diversi cantieri di rinnovamento e trasformazione del complesso e l'edificio sembrerebbe essere il risultato dell'aggregarsi di più corpi di fabbrica che, col tempo, sono stati uniti tra loro.

Alla fine del XVI secolo se ne impadronì il duca Carlo Emanuele, ma la famiglia Berardi lo riebbe nel 1601. Otto anni dopo, nel 1609, fu venduto a Claudio Cambiano, signore di Ruffia e di Digrasso, che lo restaurò. Nel 1820, il castello passò al notaio Emanuele Massimo, mentre nel 1900 gli ultimi eredi, i Farina, lo abbellirono con stucchi barocchi e lo ampliarono, costruendo una torre merlata in mattoni.

Una crudeltà inaudita quella di quel pomeriggio del 30 luglio 1944, che ebbe tragica rilevanza anche su questo storico edificio, sull’arte e sulla cultura. E fu terribile per le abitazioni, per la popolazione, un incubo descritto nelle toccanti parole di Francesca Chiabrero: “𝑆𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑜 𝑠𝑝𝑙𝑒𝑛𝑑𝑖𝑑𝑜 𝑠𝑜𝑙𝑒𝑟𝑜𝑚𝑏𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑎 𝑏𝑎𝑠𝑠𝑎 𝑞𝑢𝑜𝑡𝑎 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑒𝑟𝑒𝑖 𝑡𝑒𝑑𝑒𝑠𝑐ℎ𝑖, 𝑙𝑜 𝑠𝑝𝑎𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒𝑟𝑎 𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑔𝑒𝑛𝑡𝑒, 𝑠𝑚𝑎𝑟𝑟𝑖𝑡𝑎, 𝑣𝑎𝑔𝑎𝑣𝑎 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎𝑠𝑎𝑝𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑜𝑣𝑒 𝑟𝑖𝑓𝑢𝑔𝑖𝑎𝑟𝑠𝑖. 𝑁𝑜𝑖 𝑠𝑎𝑙𝑖𝑚𝑚𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝐶𝑜𝑚𝑏𝑎 𝑑𝑖 𝑃𝑎𝑔𝑙𝑖𝑒𝑟𝑜, 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑚𝑚𝑜 𝑠𝑝𝑎𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒, 𝑡𝑟𝑎𝑢𝑛 𝑓𝑢𝑚𝑜 𝑑𝑒𝑛𝑠𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑣𝑎 𝑙’𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑖𝑟𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒. 𝑄𝑢𝑖 𝑔𝑖𝑢𝑛𝑔𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑆𝑎𝑛 𝐷𝑎𝑚𝑖𝑎𝑛𝑜𝑟𝑖𝑚𝑎𝑠𝑡𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎. 𝑆𝑢𝑖 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑖 𝑙𝑜 𝑠𝑔𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒 𝑙’𝑜𝑟𝑟𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑟𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒. 𝑆𝑢𝑙 𝑓𝑎𝑟 𝑑𝑒𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑙𝑢𝑛𝑒𝑑𝑖̀ 𝑐𝑖𝑖𝑛𝑐𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑎𝑚𝑚𝑜 𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑐𝑎𝑠𝑎, 𝑐𝑜𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑏𝑎𝑡𝑡𝑒𝑣𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑓𝑜𝑟𝑡𝑒. 𝐶𝑜𝑛 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑎 𝑎𝑛𝑔𝑜𝑠𝑐𝑖𝑎 𝑔𝑖𝑢𝑛𝑔𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑎𝐿𝑜𝑡𝑡𝑎𝑛𝑜: 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑜𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑒 𝑡𝑟𝑖𝑠𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜, 𝑑𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎, 𝑝𝑖𝑎𝑛𝑔𝑒𝑛𝑑𝑜, 𝑐𝑖 𝑎𝑏𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑚𝑚𝑜𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑒 𝑝𝑎𝑝𝑎̀, 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎, 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑠𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑎𝑡𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑚𝑢𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑐𝑒𝑟𝑖𝑒 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑓𝑢𝑚𝑎𝑛𝑡𝑖.”

San Damiano Macra è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione. Qui questo pomeriggio, alle ore 18, nella chiesa parrocchiale verrà celebrata la Santa Messa, con a seguire l’Alzabandiera al Parco della Rimembranza e la deposizione corone alle lapidi delle vittime delle rappresaglie. Ci sarà poi un momento conviviale offerto dalla Proloco e, alle ore 21, la proiezione di “80 anni tra storia e memoria” testimonianze realizzate dalla biblioteca.

È una storia crudele quella oggi ripercorsa, che insegna quanto la bellezza sia da essa distante. Storia che necessità di non essere dimenticata, voce ed insegnamento per un futuro di pace, in un mondo ancora oggi segnato da tanti, troppi conflitti.

Beatrice Condorelli

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