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Attualità | 19 luglio 2024, 09:07

Bra, la carica dei “101” per il “Bagnè ‘nt l’euli” targato Slow Food Bra

Successo giovedì 18 luglio per la tradizionale conviviale di mezza estate al Boccondivino

Bra, la carica dei “101” per il “Bagnè ‘nt l’euli” targato Slow Food Bra

Ci sono ricette che non sono ricette, ma racconti di un territorio. Come il “Bagnè ‘nt l’euli”: si scelgono le verdure (peperoni, insalata belga, radicchio, ravanelli, pomodori, finocchi, carote, cetrioli, sedano e tutto quello che la stagione offre), si lavano con cura, si tagliano, si mettono in mezzo alla tavola a disposizione dei commensali, si preparano le ciotole con olio extravergine di oliva, sale e magari una punta di aceto.

La magia è tutta qui, la preparazione, la condivisione, il mangiare con le mani, con lentezza, semplicità e gusto. “Bagnè ‘nt l’euli” è un rito di famiglia, è una tradizione dei paesi di Langa e Roero, è un gesto contadino e salutare, quasi d’altri tempi.

Lo sa bene Slow Food Bra che giovedì 18 luglio ha riproposto questa classica ricetta presso il cortile dell’Osteria Boccondivino di Bra. Un’ottima idea per assecondare leggerezza e linea, grazie ai frutti dell’orto “buoni, puliti e giusti”, che in questa stagione sono un’esplosione di colori e, fatto non da poco, aiutano anche un’altra tonalità: quella della tintarella.

La carica di 101 partecipanti, arrivati persino dalla Germania e omaggiati di un canovaccio con illustrazione a tema di Danilo Paparelli, ha potuto vivere un momento di allegria e assaporare i prodotti locali, capitanati dalla freschezza degli ortaggi di stagione, sposati con oli extravergini italiani scelti da Slow Food.

Basta così? Chiaro che no. Hanno sfilato sotto le stelle: antipasto misto, pasta con zucchine e pesto di basilico, pesche caramellate con bunet, gelato artigianale, vino e caffè, che hanno dato ancora una volta più colore (e calore!) ad una piacevole serata estiva.

Una magia che si rinnova di anno in anno, registrando consensi sempre più elevati. Sarà per il clima di famiglia che si viene a respirare, sarà per il sapore della tradizione racchiuso in un piatto o ancora per l’eccellenza della produzione targata Slow Food.

Sarà quel che sarà, ma il “Bagnè ‘nt l’euli” fa bene al palato e... al cuore. Infatti, questa gustosa iniziativa ha toccato anche la beneficenza con parte del ricavato che è stato destinato al sostegno dei progetti Slow Food per l’educazione alimentare e alle borse di studio dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

Appuntamento all’estate 2025!

 

Origini romane

L’abitudine di mangiare verdure crude, accompagnandole con un’emulsione di olio d’oliva e sale, pare arrivi da Roma, dove fino all’Ottocento, nella zona attorno al Circo Massimo erano diffuse coltivazioni di sedano e finocchi. In epoca rinascimentale questa usanza si consolidò tra le classi più agiate, che nei loro lussuosi banchetti utilizzavano ortaggi crudi per decorare ricche pietanze di carne e al termine del pasto li intingevano nei sughi delle portate.

Via dalla Città Eterna si direbbe, molto più elegantemente, pinzimonio, ma nella Capitale “diamo a Cesare quel che è di Cesare” era indicato (e lo è tuttora) con l’appellativo scherzoso di “cazzimperio”, citato anche in un sonetto di Giuseppe Gioachino Belli (Co ssale e ppepe e cquattro gocce d’ojjo / poderissimo facce er cazzimperio) del 1831.

Un termine che, secondo la spiegazione dello storico Piero Camporesi, fa riferimento alla credenza che finocchio e sedano (le verdure da immergere nella semplice emulsione di olio, sale e pepe) fossero eccitanti e stimolanti.

Col tempo, nel resto della penisola, cazzimperio ha ceduto il passo all’attuale pinzimonio, che compare per la prima volta nel XIX secolo nei versi del poeta romano Filippo Pananti (Mi vo subito a mettere a telonio, / pieno di fuoco e un bellissimo estro, / perché ho mangiato molto pinzimonio). Il significato della parola è spiegato dal Vocabolario Treccani: «Formazione scherzosa da pinzare, con il suffisso di matrimonio», dove “pinzare” va inteso come “pungere”, alludendo probabilmente alla sensazione di pizzicotto al palato, provocata dall’olio extravergine di buona qualità. Mettetelo subito nella lista dei piatti di quest’estate!

Silvia Gullino

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